[ -- -- -- - - - ATTENZIONE: la pagina contiene SPOIL… Ah!, ma per piacere... - - - -- -- -- ]
Accenno (fanta-scientifico, -storico, -politico, -sociologico) di Repubblica + subitanea Restaurazione = Monarchia Elettiva.
Reazioni di alcuni (quelli di cui c'interessa in questa data sede) aristocratici - costituenti la benevola oligarchia riunita alla Fossa del Drago per giudicare Tyrion Lannister - alla “modesta proposta” di Samwell Tarly (“Noi rappresentiamo tutte le grandi casate, ma chiunque sceglieremo non governerà solo su lord e lady. Forse, decidere cosa sia meglio per tutti dovrebbe spettare a… beh… tutti...”) e alle denigranti risate e battute sul dare il voto anche ai cavalli e ai cani conferitegli in risposta da (e in effetti per loro la mozione di Sam non si discosta poi molto dal suggerimento presentato a suo tempo dal Grande Irlandese “per impedire che i bambini della povera gente siano di peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli utili alla comunità”) Yohn Royce (Arryn/Stark) ed Edmure Tully:
- Bran: prima è impassibilmente pensoso, forse interessato, poi è ancora imperscrutabilmente impassibile, ma sempre pensoso...
- Arya: impassibile/imperscrutabile, ma non proprio indifferente, all'inizio, poi mostra un leggerissimo sorriso, forse di disprezzo verso i denigratori di Sam...
- Sansa: in principio sorpresa, forse anche benevolmente, poi appare un accenno evidente di sorriso, benevolo verso i denigratori di Sam...
- Bryenne: 30% sconcertata, 30% perplessa, 20% impaurita, 20% imbarazzata...
- Davos: pensoso e seriamente interessato...
- Robin Arryn: Herbert Ballerina…
Per quelli appena scesi con la piena dalla montagna del sapone aggrappati ad un pero: non che il passo in avanti oltre la Monarchia Ereditaria e verso la Monarchia Elettiva e Bran (“Secondo te perché sono venuto sin qui?”; considerazione a latere: Jaime era il re dei kingslayer, fatto e finito, ci nacque per questo ruolo… sin dalla prima stagione: lui provava ad ammazzarli, swiftianamente, pure da piccoli, quando ancora… camminavano) a capo dei Sei Regni (e Sansa del Settimo) siano per forza di cose un sicuro e certo passo in avanti verso il “bene”…
È giunta così la fine di un'era.
- “No one is very happy. Which means it's a good compromise, I suppose.”
- “Was it right? What I did?”
- “What we did.”
- “It doesn't feel right.”
- “Ask me again in 10 years.”
Dialogo tra Tyrion Lannister e Jon Snow.
- "Nessuno è realmente soddisfatto. Significa che è un buon compromesso, suppongo. "
- "È stato giusto? Quel che ho fatto?"
- "Ciò che abbiamo fatto."
- "Non mi è sembrato giusto."
- "Chiedimelo ancora tra 10 anni."
Oh, beh, ecco che ne arriva subito un'altra...
Arya, Sansa, Jon, Sam e Gendry (con Podrick, a latere, e Bran, in altra guisa) sono cresciuti, e ora siedono, con l'assistenza di un esponente della vecchia guarda, Davos, e di tre della generazione di mezzo (Tyrion, Bryenne e Bronn) al posto dei loro genitori: “Game of Thrones” è da sempre stata, essenzialmente, una serie sulla crescita, sulla maturazione, sul diventare adulti [per chi ce la fa, ovviamente (“the Last of the Starks”...), non a “sopravvivere alla propria infanzia”, ma alla guerra, alla morte e alla distruzione]. E questo è valso anche per Daenerys...
Il portato ancestrale, arcaico e mitopoietico della serie HBO tratta dalla saga di George R.R. Martin si scontra così col nostro presente, vi collassa e confluisce.
Col tempo, l'esplorazione, la scoperta e la descrizione naturale del mondo di “Game of Thrones” - i continenti di Westeros (la Cittadella di Vecchia Città con la sua Scienza e la sua Storia) e di Essos (Valyria con la sua Magia e la sua Catastrofe), gli oceani e tutto ciò ch'è al di là degli uni e dell'altro, fin'oltre il Cielo curvo e tracciato di comete rosse, e poi ancora e soprattutto le Stagioni, gli esseri antropomorfi (i Primi Uomini, gli Andali, i Giganti, i Figli della Foresta...), gli animali (i draghi/viverne, i meta-lupi, i corvi a tre occhi, etc...) e le piante (gli alberi diga...) - hanno lasciato via via sempre più il passo alle (im)pure azioni degli esseri umani, finendo di conseguenza col far perdere all'ecologia di quello stesso mondo la sua infrastruttura nascosta e portante, e così tutto il contesto auto-sostentantesi è stato parimenti spogliato di un patrimonio non indifferente di profondità narrativa e, ebbene sì, realismo. Ora non restano che i concili di governo, e poi ci sono le bollette, i debiti e gli arretrati da pagare alla Banca del Ferro...
Cronaca contabile e Ballata degli Eroi, Storia e Leggenda: dal Quotidiano al Rivoluzionario.
Non si deve stare a discutere del fatto che le cose sono andate così, perché così sono andate, punto. "Game of Thrones", così come ogni altra opera narrativa con una propria personalità, è cronache (contastorie) e ballate (cantastorie) di fatti accaduti. E non si deve discutere del come sono stati raccontati i perché: le motivazioni dei personaggi si evincono dalle loro azioni, non sono le azioni che devono essere sempre pedissequamente spiegate o anche solo palesemente suggerite con ammiccamenti finto-intelligenti: non «Daenerys è “impazzita” perché bla bla bla», ma “Daenerys ha sterminato l'intera popolazione civile di una città e quindi, collateralmente, (non) è impazzita”. Non ha attaccato direttamente la Fortezza Rossa, ma ha prima, metodicamente, sterilizzato ogni strada, viuzza, portico e cortile di Approdo del Re, e solo in seguito si è diretta verso l'ultimo rifugio della Regina. E questo è un fatto. Perché è accaduto? Perché così vanno le cose. Inceneriscono speranze e autoinganni.
Non esistono giustificazioni e motivazioni, ma solo fatti e ragioni.
Come se tutto ciò che è accaduto e i personaggi hanno compiuto fino a quel momento foss'e sia, com'era ed è... tutto. E nulla di tutto ciò che di alternativo sarebbe potuto accadere può contare in alcun modo. Che Cersei distruggesse mezza città assieme al Tempio di Baelor era stato anticipato chiaramente, ma non lapalissianamnete, dalla ri-scoperta, da parte di Qyburn, dell'enorme accumulo di altofuoco nei sotterranei della città, ma fino al momento prima in cui lo ha utilizzato, era un'azione né canon né out of character. Daenerys è un Hitler/Stalin/Salvini buono (o un Trotsky cattivo), da sempre: e se adesso ce ne si stupisce è solo perché fino ad ora non si è veramente prestato attenzione.
Il fine ultimo è la liberazione dalla schiavitù: i volonterosi astensionisti (operai, contadini, artigiani, gli stessi schiavi) sono solo carne da macello.
Topos, o: Spin Off!
Postilla in Addenda: in Avanti, il Futuro (the North Remember...).
- “Essos is east and Westeros is west. But what's west of Westeros?”
- “I don't know.”
- “Nobody does. That's where all the maps stop.”
- “The edge of the world, maybe.”
- “I'd like to see that.”
Dialogo tra Arya Stark e Lady Crane (“No One”, stag. 6, ep. 8).
- “Essos è ad est e Westeros ad ovest. Ma cosa c'è ad ovest di Westeros?”
- “Non lo so.”
- “Non lo sa nessuno. E' dove si fermano tutte le mappe.”
- “Forse c'è la fine del mondo.”
- “Mi piacerebbe vederla.”
Come già ebbi modo di mettere in evidenza, riportando il soprastante scambio di battute quando trattai gli episodi dal 7° al 10° della 6ª stagione, e una volta “appurato” il “fatto” che alla “fine” quel che “sembra” è che il mondo di “Game of Thrones”, anche se non è costituito né da un Mondo Cavo né da una Sfera di Dyson - possibilità follemente “auspicata” sin da quando scrissi della prima e della seconda annata -, è pur sempre tondeggiante, e sarà bello farci un giro, e un altro, e poi un altro ancora, il succo delle Cronache e delle Ballate del Ghiaccio e del Fuoco resta e rimane, è e sarà: “Go West, Arya!”.
- “Where are you going?”
- “What's west of Westeros?”
- “Hm. I don't know.”
- “No one knows. It's where all the maps stop. That's where I'm going.”
Dialogo tra Sansa, Arya e Jon.
- “Dove andrai?”
- “Cosa c'è a ovest di Westeros?”
- “Hm. Non lo so.”
- “Nessuno lo sa. È dove si fermano tutte le mappe. Ecco dov'è che andrò.”
Una mappa (da disegnare, tracciare, scrivere) è il miglior romanzo del mondo.
Lo sguardo di Arya è proiettato all'orizzonte, alla Frontiera, l'eterno e sconfinato cronotopo ideale che contiene ed esprime scoperta, riscatto, ricerca, affermazione, là dove forse, un giorno, un domani, in un avamposto del mondo sconosciuto, riconoscerà sé stessa.
Hic Sunt Historia & Adventura.
“the Iron Trone”, stag. 8, ep. 6 (finale di stagione e di serie), sceneggiatura e regìa di David Benioff e D.B. Weiss: (***¾) * * * *.
Post precedenti:
- Stagione 8: ep. 1-3 (un Colpo d'Arya), ep. 4 (il Cielo Cade), ep. 5 (Ring the Bells).
- Tutta la Serie: Game of Thrones.
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