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Pacchetto brutale
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Questa settimana esce nei cinema La casa di Jack, l'ultima opera di Lars Von Trier. Presentato a Cannes non ha mancato di sollevare le polemiche d'obbligo ma è difficile a questo punto capire quanto siano reali e quanto siano state semplicemente cavalcate dal marketing e dalla stampa, che spesso finiscono per avere le stesse finalità, riflessi di simili esigenze. E così, in un gioco di specchi infinito, la parola brutale è quella che viene più spesso usata per definire il film: la usa la produzione, la usano i giornalisti, la usa lo stesso Von Trier. Gli aggettivi diventano etichette, le etichette strumenti di marketing, il film diventa un prodotto, l'autore diventa un packaging.

In questi giorni la casa di distribuzione del film ha reso noto che La casa di Jack sarà distribuito in due versioni: la prima doppiata in italiano, con qualche taglio (per un totale di circa un minuto e mezzo di girato) e la seconda, in lingua originale con sottotitoli, sarà proprio la versione vista anche a Cannes, quella originale, diciamo, pienamente condivisa dal regista, entrambe le versioni saranno vietate ai minori di 18 anni. A prescindere dal fatto che la procedura è singolare e probabilmente non rende le cose facili agli esercenti e di conseguenza, forse, neanche agli spettatori, la disponibilità della versione originale con sottotitoli è una buona notizia. Certo, dipenderà dalla copertura in termini di sale (dovrebbero essere un centinaio in tutto, non è nota la suddivisione). L'informazione, però, è arrivata accompagnata da una nota del presidente della casa di distribuzione Videa, Sandro Parenzo, che mi ha lasciato dubbioso e che riporto qui integralmente:
Ho distribuito negli anni ottanta il primo film di Lars Von Trier, credo si chiamasse Elementi del crimine. Un capolavoro, un acerbo prodotto di un gigante del cinema.
Da alcuni anni detesto Lars Von Trier come persona, per le sue scellerate dichiarazioni, per il suo antisemitismo, così come ho detestato a suo tempo Celine che ha però lasciato uno dei grandi capolavori della letteratura del 900.
Con questo spirito distribuisco oggi il suo ultimo film, per raccontare ancora una volta quanta distanza una società civile sappia porre tra uno scellerato autore e la sua opera.
Perché nella Casa di Jack c’è più cinema, più delirante passione che nel 90% dei film che normalmente escono. Nonostante il detestabile Lars, divorato dai suoi demoni, che mai incontrerò.

La prima cosa che mi salta all'occhio è che il titolo dell'acerbo prodotto di un gigante del cinema non è Elementi del crimine ma L'elemento del crimine e mi è sembrato singolare che un comunicato stampa possa circolare con un'imprecisione di questo tipo. Non ci vuole molto a verificare e una volta verificato si sarebbe anche potuto togliere quel "credo si chiamasse" che in un comunicato stampa suona altrettanto strano. Quel credo e il titolo sbagliato hanno da subito l'effetto di rendere molto visibile la scarsa partecipazione con cui il distributore decide di mettere in circolo la nuova pellicola di Von Trier, un autore che però viene descritto come un gigante del cinema. Sarebbe mai passato un "Arance meccaniche" o un "Tori scatenati"? Ne dubito. Distanza mi sembra la parola chiave, quella che, infatti, la società civile sa porre tra uno scellerato autore con i suoi demoni e la sua opera. Come se le opere del detestabile Lars, o di qualsiasi autore, possano essere gigantesche a prescindere dai suoi demoni invece che proprio per merito dei suoi demoni, proprio per il fatto che i demoni ne sono parte fondativa.

Ora, non so decidermi. Non riesco a capire se questo comunicato desideri trasmettere una sincera, e un po' ingenua, volontà di prendere le distanze dall'autore o se invece il suo intento non sia quello di reiterare l'etichetta e il packaging dell'autore maledetto. Di una cosa sono certo: io personalmente non sentivo il bisogno di un'esternazione del genere. Così come non mi verrebbe mai in mente di richiedere alla Bompiani o alla Nave di Teseo di aderire completamente alle idee di Michel Houellebecq, altro personaggio scomodo della cultura contemporanea, non mi salterebbe mai in mente di chiedermi se la Videa condivide in toto il personaggio Lars Von Trier. Che difenda con le unghie l'acquisizione di un titolo importante di questa stagione sì, però. E anche che consideri eventuali demoni come parte fondante di un'opera, non come una dimensione accessoria, eventualmente rimovibile.

Gli spettatori, che secondo me, spesso, si dimostrano molto più saggi della filiera che gli sta sopra, sanno benissimo cosa aspettarsi da Von Trier, anzi, per la verità il bello è proprio che non lo sanno. Perché i demoni sono fatti così, sono imprevedibili.
Su una cosa però sono pienamente d'accordo: sul fatto che nell'opera di Von Trier ci siano più cinema e passione di quanta ce ne sia nel 90% dei film che escono in sala di solito. Basta scorrere l'elenco dei film che usciranno a marzo per scoprire che più dell'80% sono sequel, storie vere, film tratti da romanzi e best seller, franchise, uno da una serie YouTube e uno persino da un gioco (Escape Room) che a sua volta ha preso ispirazione da vari format televisivi. Proporre agli spettatori delle storie basate su soggetti e sceneggiature originali sembra ormai diventata una rarità. Sarebbe bello che chi lo fa, chi ci prova, chi ci riesce, lo faccia senza sentire il bisogno di dover innalzare delle riserve e delle barriere. O senza alimentare il bisogno di venderci un packaging, per di più denigrandolo.

Anche perché Lars Von Trier, come si vede chiaramente nella foto di apertura, è perfettamente capace di impacchettarsi da solo!

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