Damiel era lui, l’angelo sopra Berlino che voleva diventare uomo:
“Vorrei sentire un peso dentro di me che mi levi questa infinitezza legandomi in qualche modo alla terra, non fluttuare così in eterno, vorrei poter dire ora, e ora, e ora, e non più da sempre… ritornare a casa dopo un lungo giorno, dar da mangiare al gatto come Philip Marlowe, avere la febbre, le dita nere per aver letto il giornale…
Non dirò una parola. Starò solo a sentire. Capirò ogni lingua. Ecco, ecco: così sarà il mio primo giorno!”
E un bel giorno Damiel sentì cosa voleva dire “sbrogliarsela da solo”, e “com’è duro calle lo scendere e ’l salir per l’altrui scale”.
Ma Damiel aveva imparato la lingua degli uomini e sapeva vedere gli angeli, come i bambini…
“Quando il bambino era bambino, se ne andava a braccia appese.?Voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un torrente, e questa pozza il mare…Per lui tutto aveva un’anima, e tutte le anime erano tutt’uno … (PeterHandke, Lied vom Kindsein)
… e così aveva scelto il cinema, la fabbrica di sogni molto umani, ma anche il luogo dove si perde il confine tra realtà e fiaba.
“Nulla rimarrà nel luogo in cui ci si trova, il tempo abbatterà ogni cosa e la trascinerà con sé. E non si prenderà gioco solo degli uomini ma dei luoghi, delle regioni, delle parti dell’universo.
Appianerà tutte le montagne e altrove farà sorgere in alto nuove rocce; inghiottirà i mari, devierà i fiumi …” scriveva Seneca tanto tempo fa…
Ma si può far qualcosa
Tiziano Terzani /Bruno Ganz aveva lasciato al figlio il suo testamento spirituale:
“Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte.”
Cosa lascia a noi Bruno Ganz?
A ciascuno il suo film, ne ha girati tanti e li abbiamo visti tutti, o quasi, ma è giusto che ognuno lo ricordi per “quella prima volta” o quella volta che ne fu folgorato.
E allora per me fu Pane e tulipani
Lui garbato, dolce, compito, come sempre, Fernando Girasole ( poteva chiamarsi altrimenti?) il cameriere islandese che sembra uscito da un film di Kaurismaki, che parla quell’italiano forbito, e recita nella balera i versi di Medoro e Angelica … ma s’interrompe “…purtroppo la mia memoria comincia a mostrare delle falle”…
… poi la memoria torna e con Rosalba recita il duetto famoso:
E perché men l'andar fosse noioso,
i piacevoli e bei ragionamenti
di quel che fu più conferir soave
l'aspro cammin facevan parer men grave.
Venezia gira intorno a loro con calle e campielli, negozietti e maschere, ponticelli e rive, ma i tulipani uno alla volta perdono i petali gialli sul tavolo di cucina.
Rosalba è andata via, ma lui non si arrende:
Parcheggio supermercato - Esterno giorno, poetico
Fernando: Rosalba, da quando lei è partita la vita è una palude
la notte mi tormenta, il giorno mi delude.
Se ho fatto questo viaggio vi è un'unica cagione:
che lei torni a illuminar la mia magione.
Rosalba: Fernando, che sorpresa... Mi coglie impreparata...
Fernando: La colgo a far la spesa, lo so ch'è indaffarata.
Rosalba: Questo è mio figlio Nicola... E lui è Fernando.
Fernando: Mi rendo conto che la situazione le apparirà bizzarra, tuttavia sarei venuto a reclamare sua madre.
Nic: E perché?
Fernando: Perché la amo.
Cortile negozio di fiori - Esterno notte, magico
Fernando: Permette questo ballo?
Rosalba: Non vorrei sembrarle precipitosa, ma... ci dessimo del tu?
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E tanti film ancora, i capelli sempre più bianchi, le rughe sempre più fitte, ma gli occhi sempre sorridenti, tranne quella volta, Hitler, isterico, urlante, vicino alla morte, un grumo di rabbia e di folle lucidità per una delle performances più spietate del Grande Dittatore.
Il 28 febbraio 2019 arriverà nelle sale La casa di Jack di Lars von Trier, l’ultima parte di Ganz nel ruolo di Virgilio.
Von Trier ha definito la pellicola ”il film più brutale che abbia mai fatto” poiché “la vita è malvagia e senz'anima”.
Vedremo, sarà l’ultima volta che avremo Bruno Ganz con noi, saprà incantarci anche stavolta?
Il nome promette bene.
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