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Legàmi: Simone e Yves
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Glaciale? No, non sono glaciale ma solo molto timida. Sono molto più timida della maggior parte delle persone. Per questo non mi piace andare alle prime, stare sulle scale a farmi fotografare: non mi piace, non mi riesce. Yves dice sempre che devo lasciarmi andare, devo essere il personaggio. A lui riusciva bene, lui riusciva sempre ad essere nella parte giusta, a trascinare tutti e monopolizzare l'attenzione”.

Simone Signoret

Teresa Raquin (1953): Simone Signoret

 

È il 1980, 5 anni prima della sua morte, e Simone Signoret si concede ad una intervista molto intima. Mi colpiscono gli occhi della Signoret, così penetranti ed espressivi, soprattutto quando cerca le parole giuste per descrivere un pensiero in maniera corretta, senza dire sciocchezze o banalità. Quando rammenta Yves Montand, anche se solo di sfuggita, quegli occhi si riempiono di una luce diversa, si intravede un sorriso compiaciuto, quasi imbarazzato, sembra che parli del “fidanzatino” appena conosciuto, invece che di suo marito da quasi trent'anni.

Simone Signoret e Yves Montand si conoscono alla fine degli anni '40. La Signoret è sposata con il regista Yves Allegrét, dal quale ha una figlia (Catherine). L'attrice francese di origine tedesche ebraiche, è solo all'inizio della sua fortunata carriera, alla quale però non sacrifica il suo impegno sociale e politico. Conosce l'italiano (toscano di Monsummano Terme) Ivo Livi e per lui lascerà il marito che le ha regalato i suoi primi ruoli di successo, cominciando una delle storie d'amore più longeve del mondo dello spettacolo. Simone ed Yves si sposano nel 1951 e rimarranno insieme fino alla morte di lei avvenuta il 30 settembre del 1985.

Non è un matrimonio facile, nonostante i due attori riescano a condividere molti momenti di quotidianità e impegno politico, il loro lavoro li porta spesso a separarsi e a conoscere persone sempre diverse. Yves è un consumato playboy, ma per i primi anni pare che nessun'altra donna possa offuscare l'immagine della moglie alla quale è sempre più legato.

La vera crisi nasce alla fine degli anni '50, quando la coppia Montand si trova a New York per un programma televisivo al quale Yves deve partecipare. Yves e Simone alloggiano per l'occasione nel medesimo albergo dove si trovano i coniugi Miller (Arthur e Marilyn). La Monroe sta cercando il partner giusto per il suo nuovo film “Facciamo l'amore” di George Cukor. All'inizio il film vedeva come protagonista maschile Gregory Peck, che però, poco entusiasta delle modifiche effettuate a favore della Monroe da parte del marito, trova ogni pretesto per poter essere esonerato dal ruolo. Marilyn e Arthur vanno a trovare Simon e Yves in Europa, in Francia, precisamente ospiti in casa Signoret-Montand.

Le due coppie diventano molto amiche tra di loro, li unisce una particolare specularità: la Signoret e Miller i due più intellettuali e riservati, la Monroe e Montand quelli più egocentrici ed estroversi. La Monroe ammirava molto l'eleganza della Signoret, ne apprezzava lo stile, anche lei cercava di raggiungere quel tipo di professionalità riconosciuta dalla critica più blasonata, cercando di lasciarsi alle spalle l'immagine di sex symbol che la stava imprigionando in un personaggio che sempre meno la rappresentava.

La Monroe, una volta rientrata negli Stati Uniti, cerca in tutte le maniere di far ottenere a Yves Montand la parte di protagonista maschile in “Facciamo l'amore”, riuscendoci.

Yves Montand, Marilyn Monroe

Facciamo l'amore (1960): Yves Montand, Marilyn Monroe

Gli Studios capiscono subito la grande opportunità di montare uno scandalo pubblicitario a favore dell'uscita del film. Montand, il cantante istrione francese, con la bella bionda americana non possono che far nascere un flirt piccante. Se Arthur Miller e Marilyn Monroe mangiano la foglia e stanno al gioco, Montand si crogiola del ruolo di irresistibile rubacuori che gli appioppano. Quella che ci soffre moltissimo è Simone Signoret. Di fronte al fascino della Monroe si sente perdente, capisce che il marito può veramente perdere la testa per la bionda americana.

Due bionde così diverse: la Monroe fragile, sognatrice, malinconica e frizzante, sogno proibito per tutti gli uomini di quel decennio (e per quelli a venire); la Signoret: dura, impenetrabile, combattiva, impegnata socialmente e politicamente, non certo un personaggio di evasione, i suoi ruoli la vedono quasi sempre nei panni di donne emarginate, poco simpatiche, colpevoli di amori malati. Siamo alla fine degli anni '50, se la Monroe è imprigionata nel ruolo di sex symbol e spera che frequentando l'Actor Studio e sposando Arthur Miller possa cambiare il suo status sociale, la Signoret è vista come dark lady, a lei si rivolgono attivisti politici di sinistra per appoggiare qualsiasi battaglia sociale del momento. La Signoret, insieme al marito, frequenta gli intellettuali del tempo, abbraccia il pensiero comunista non tralasciando però aspre critiche quando non ne condivide le idee e le gesta (soprattutto).

 

Mentre Montand si trova a Hollywood a girare il film con la Monroe, la Signoret non può essergli accanto perché occupata in Italia a girare “Adua e le compagne” di Antonio Pietrangeli. La lontananza non aiuta a dissipare i dubbi all'attrice francese, che si imbottisce la testa di tutte le notizie che gli arrivano oltre oceano riguardanti la passione d'amore che sta bruciando tra Yves e Marlyn.

Furono proprio i coniugi Miller a mettere a tacere le malelingue messe in giro dagli Studios hollywoodiani. I Miller cercavano di farsi vedere sempre insieme, nei luoghi mondani, sul set di lavoro, invece di “nascondersi” si mostravano in vetrina a favore dei fotografi e del pubblico.

La Monroe non celava i suoi atteggiamenti affettuosi nei riguardi del suo amico francese, mostrandoli per quelli che erano: amichevoli, senza alcun risvolto passionale, baci sulla guancia, gran sorrisi, e niente più.

Amava presentarlo in giro come il suo grande amico, celebre rimase la frase che disse in una occasione mondana: “vi presento il mio grande amore segreto, così segreto che devo leggere i giornali per sapere come vanno le cose tra me e lui”. Un colpo di stile e classe, forse scritto dal marito, e messo in scena dalla Monroe che la vede uscire dall'imbarazzo per l'ennesimo flirt creato a favore propagandistico per un film che non è passato alla storia quanto il pettegolezzo a cui è legato. Del 1960 è anche “Adua e le compagne”, film di tutt'altro spessore, e sempre in quell'anno a Simone Signoret viene assegnato il premio oscar come miglior attrice protagonista per il film “La strada dei quartieri alti” di Jack Clayton.

Yves Montand tornò in Francia innamorato della moglie più di prima, e Simone Signoret ingoiò forse qualche boccone amaro per proseguire per altri 25 anni la loro storia d'amore.

La Signoret ha sempre ammirato del marito anche e soprattutto quell'aspetto che lo rendeva così affascinante per il pubblico femminile. Le piaceva assistere alle prove di teatro di Yves, guardarlo ripetere, e ripetere ancora, quello che sul palco faceva sembrare così semplice. “A lui riesce fare qualcosa che io non saprò fare mai, riesce a trasmettere qualcosa sul palco di unico: lui!”, pare strano pensare che queste parole vengano dette da un'attrice come Simone Signoret, che aveva la capacità con un solo sguardo, di riempire lo schermo.

Simone Signoret

Le chat, l'implacabile uomo di Saint Germain (1971): Simone Signoret

Ma su quello schermo lei recitava, nella realtà era un altro genere di donna, e rimaneva sconcertata quando per strada veniva riconosciuta (in alcuni casi con gesti di disprezzo) con i nomi dei suoi personaggi. Yves amava di Simone la voglia di vivere che aveva, il fregarsene delle buone maniere, gli piaceva vederla mangiare e bere senza riguardarsi. Purtroppo saranno proprio questi eccessi a portarla ad una morte precoce, a soli 64 anni. Yves la seguirà 6 anni dopo.

Romantico, proprio alla Yves Montand, il gesto di buttare una rosa rossa (baciandola prima e mormorando parole a noi rimaste sconosciute) nella fossa che ospita la bara della moglie il giorno del suo funerale.

 

Meno romantiche e forse di cattivo gusto, vista l'impossibilità da parte del diretto interessato di potersi difendere, le dichiarazioni della figlia di primo letto della Signoret, riguardo eventuali molestie sessuali ricevute dal patrigno Montand. Le dichiarazioni sono state fate post mortem dei genitori, quindi non smentibili. Simone e Yves ancora vittime della pubblicità più meschina?

 

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