Niente contenuti per questa volta: solo contenitori.
Ieri sera ho visto Roma, di Cuaron, (al cinema). Non so cos’altro ancora vincerà il film già premiato con il Leone d’Oro, ma un premio io glielo darei subito: l’Oscar per "The Best Production Design", la miglior scenografia. Perché tra i tanti suoi pregi - magari anche più importanti agli occhi dei più - il film ne ha anche uno indubitabile: quello di riportarci pienamente, credibilmente, agli anni ’70 di Città del Messico, dove non sono mai stato e dove senz’altro mi piacerebbe andare. Interni, esterni: tutto sembra disordinatamente vero, tangibile, reale, organico. Durante la proiezione ho provato ogni tanto a concentrami su quel mondo già antico anziché sul focus della scena. L’ho fatto un po’ perché traggo un piacere speciale dall’immersione visiva nella rappresentazione dei luoghi e un po’ perché proprio la sera prima avevo visto i due episodi di L’amica geniale, la serie di Costanzo trasmessa su Rai 1. E anche in quel caso la mia attenzione era inevitabilmente andata anche alle scene.
Il confronto tuttavia mi pare impietoso: curiosamente i media hanno dato molto risalto alla ricostruzione delle scene fatta per la serie tratta dal romanzo di Elena Ferrante, magnificando la costruzione del set: uno dei più grandi d’Europa! Sei ettari ricavati nell'area ex-industriale della Saint Gobin, nel casertano. A me quella ricostruzione ricorda un po’ invece il set di Dogville (quello sì davvero geniale): un non luogo, irreale, posticcio, teatrale. Vero è che il Rione Luzzatti, cui quel set evidentemente si ispira senza mai nominarlo, era già di per sé un non luogo, nella Napoli del dopoguerra: case popolari dalle anonime regolari facciate costruite nella zona degli stagni, a ridosso di un’area che sarebbe divenuta industriale, prima di andare in rovina. Ma la sensazione che la ambientazione della serie italiana sia in qualche modo un suo punto debole non mi lascia.
Perché nelle serie - va detto - il luogo è importante tanto quanto lo è nei videogame: l’esperienza immersiva negli ambienti è spesso totale, quasi totalizzante ed estraniante. E decidere di proseguire o riprendere la visione di una serie che si ha iniziato a vedere - pronti a divorare nuove manciate di episodi - significa spesso anche aver voglia di tornare a visitare i posti dove la serie stessa ci proietta.
Un esempio lampante è sicuramente Game of Thrones: al punto che la mappa fantastica con le varie città - che ne rappresenta la sigla - è un piccolo cult. Chi tra quelli che aspettano insieme a me l’ultima stagione non ha voglia di tornare ad Approdo del Re o a Grande Inverno o di ammirare dall’alto della Barriera la terra dell’Eterno Inverno?
Ma non è solo nelle ambientazioni fantasy che gli ambienti esercitano il loro fascino. Se ci ripenso credo che il deserto del New Mexico così spesso raffigurato in Breaking Bad andrebbe accreditato nel cast della splendida serie di Vince Gilligan, e così pure si può dire per la paludi della Louisiana nella prima stagione di True Detective.
Di recente ho guardato poi una serie israeliana, Fauda, che francamente potrei citare tra i guilty pleasure se non si trattasse anche di una serie che per vari motivi ha avuto un enorme impatto nel mondo medio orientale, come ho scoperto leggendone un po’ in giro. Ma parte del mio interesse per quell’opera di un genere che tipicamente non frequento era dovuto al piacere di aggirarmi insieme ai protagonisti nel West Bank: i territori occupati, dove molte scene sono ambientate, raccontati con un realismo eccellente.
Potrei sicuramente continuare, ma mi fermo. Vorrei però sapere che ne pensate di tante cose. Dell'ambientazione di L'amica geniale, per esempio. Ma anche in genere del ruolo delle scene nelle serie: o sono solo io - che in genere quando sogno visito case, palazzi e ambienti - ad essere così sensibile ai luoghi?
Una cosa è certa comunque. Se fossi un creatore di serie tv farei due cose: prenderei nel mio team un esperto realizzatore di ambienti per videogame ed eviterei di ambientarla nel passato, per non rischiare.
Per raccontarmi i vostri luoghi cinematografici (o seriali) preferiti, i vostri sogni e per rivolgere improperi (rigorosamente in napoletano, però) rivolti alla mia persona potete come sempre usufruire dello spazio commenti qui sotto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta