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Rami Malek

Bohemian Rhapsody (2018): Rami Malek

 

"Abbiamo cercato di ricreare quell'esibizione alla perfezione, movimento per movimento." Se non lo avete capito già è una frase citata da un intervista a Rami Malek, interprete principale di Bohemian Rapsody, il film su Freddy Mercury e i Queen, da oggi nelle sale. La premessa doverosa è che non l'ho visto. E francamente dubito che lo vedrò. Provo a dirvi perché.

Da annotare innanzitutto un fatto: da un po' di tempo il filone dei biopic sembra più vivo che mai. Soprattutto quelli sulle star del rock. È comprensibile: erano i miti di una generazione e ormai - complice la distanza imposta dal tempo - sono diventati oggetti da museo. Pensate che proprio oggi leggevo che il reggae, per decisione dell'Unesco, è stato aggiunto alla lista dei "patrimoni mondiali immateriali dell'umanità". Non sapevo nemmeno che esistesse questa lista (che nel 2017, sia detto per inciso, ha inserito anche "l'arte del pizzaiolo napoletano" e nel 2014 la "pratica agricola tradizionale di coltivare la vite ad alberello della comunità di Pantelleria": non si finisce davvero mai di imparare).
Non c'è dubbio, tuttavia: la storia del rock e in generale quella della musica popolare (non riesco a trovare altra definizione per distinguerla da quella colta) degli ultimi 50 anni è stata spettacolare, unica. Non dimentichiamoci che proprio quest'anno cadeva l'anniversario dei cinquant'anni dal 1968, che è in qualche modo data simbolica e apicale di un periodo che alla musica ha dovuto (e dato) moltissimo.
Nulla da stupirsi allora se il cinema di recente sta pescando a piene mani dalla storia della musica di questi utlimi decenni. Pensate solo ai film usciti dal 2010 a oggi. Cito a memoria: Get on up, sulla vita di James Brown; Whitney, su quella di Whitney Houston; Behind the Candelabra, su Liberace; Nico, su Nico (...)Dalida, su indovinate chi; Straight Outta Compton, sui rapper Ice Cube, Dr. Dre, ecc.; Jersey Boys, sui meno noti Four Seasons, Jimi: All Is By My Side su Dio. E in casa nostra si registrano Volare su Modugno e Fabrizio de Andre, Principe libero....
Il (sotto)genere è dunque ben vivo: a occhio e croce direi che è secondo solo ai film su Papa Francesco.

Si accettano scommesse sul futuro: io dubito che qualcuno non stia pensando a un film su David Bowie. E che dire allora di Prince? Dai ci sta. E siccome in genere si attende la morte della star vedo sceneggiatori svolazzare su Mick Jagger & Co. (anzi propongo Herlitzka per la parte di Keith Richards), su Elton John... ma hey!... lo hanno già fatto e uscirà l'anno prossimo! (e allora non è vero che uno deve essere morto!).

 

Taron Egerton

Rocketman (2019): Taron Egerton



Il problema è che in genere questi film sono... noiosi. Pane per i denti dei fan che non vedono l'ora di sventolare gli accendini in sala, agiografie, calligrafie ed esercizi di mimesi attoriali. È proprio l'aver "ricreato alla perfezione" l'esibizione del Live Aid del 1985 che mi fa allontanare dall'idea di andare a vedere il film su Freddy Mercury. Perché mi sembra un'operazione costosamente inutile: sarà molto meglio - sempre e comunque - l'originale. E allora piuttosto mi guardo un documentario (anche in questo caso stanno davvero esplodendo), come ho fatto l'altra sera vedendo su Rai 5 il bellissimo Little Girl Blue su Janis Joplin. 
Altro caso invece sono quei film che riescono - partendo da un personaggio reale - a raccontarci anche d'altro, o a raccontarlo in maniera davvero inedita: pensando alle rock star me ne vengono in mente due. l'intenso Control, su Ian Curtis, leader dei Joy Division, e Io non sono qui, il più dylaniano dei film su Dylan. Potrei citare anche Last Days di Gus Van Sant su Cobain, se non fosse un film così mortalmente lento... Se invece volete divertirvi ma sul serio allora il miglior film sul rock mai girato è senza dubbio This is Spinal Tap: l'unico film che ha voto 11. 
Perché per riuscire - in un film come in qualsiasi altra cosa - non si tratta (mai) di copiare. Piuttosto di farsi ispirare. No?

Se vi siete offesi perché avete sentito maltrattata la vostra rockstar preferita, se avete da suggerire qualcuno che non sia Herlitzka per la parte di Keith Richards, se siete convinti che per la parte di Prince il migliore sia Bello FiGo, se assomigliate molto anzi moltissimo a Paul McCartney (che tra l'altro è morto molto tempo fa e quello che c'è ora è un sosia, si sa), la cosa migliore da fare è venire a dirmelo nei commenti qui sotto.

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Ultimi commenti

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  2. LAMPUR
    di LAMPUR

    Me lo sparerò sicuro questo biopic dei Queen, anche in considerazione di quel che passa il resto del convento... ;)

  3. obyone
    di obyone

    Anch'io ho ammirato il film di Mangold soprattutto perché non sono un fan di Cash e mi è sembrato che lo scopo del film fosse quello di raccontare l'uomo e non il percorso artistico. E spezzerei una lancia per il film di Susanna Nicchiarelli, "Nico, 1988", che ha il coraggio di tralasciare gli anni d'oro della carriera della cantante tedesca per soffermarsi su quelli più difficili ma concreti.

  4. lukelefty
    di lukelefty

    Non dimenticherei neppure il bel "The future is unwritten" su Joe Strummer dei The Clash.

  5. sbuzzo
    di sbuzzo

    Se non erro manca anche The Doors di Stone...
    Motivo per il quale da allora niente più film sui miei artisti preferiti : scopri sempre qualcosa che toglie la magia.
    Meglio slegare certe canzoni/opere divine dall'innevitabile imperfezione umana.
    Per quanto riguarda il film in oggetto concordo: che senso ha ricreare la scena finale quando sarebbe bastato rimandare il filmato originale, questione di diritti?
    Ps. Naturalmente i Queen non fanno parte delle mie band preferire ed il film non ha cambiato in nulla ( positivo o negativo) il mio parere su di loro.

  6. M Valdemar
    di M Valdemar

    Sottoscrivo tutto. Pure su Herlitzka. Tanto suonerebbe come quell'altro, ora.
    I biopic - parliamo di quelli perfettini, ricostruiti con certosina perizia, con mimesi attoriali a cui si urla sempre al "fenomeno" - sono mortiferi, ed esiziali per il cinema tutto.
    Naturalmente non solo quelli incentrati sulle star della musica: ormai abbondiamo di politici, sportivi, attori, celebrità dello spettacolo, scienziati, matematici (come non ricordare la letale, leziosissima accoppiata 'La teoria del tutto' - 'The imitation game'?), e dottori, scrittori, pattinatori, beccamorti ...
    Tra i titoli che non rientrano nella tossica specie, aggiungo 'Dovlatov' di Alexej German jr, appena visto al TFF. Chiaro, parliamo di una cinematografia "altra".
    Aspetto infine, con la trepidazione del tredicenne che si trastulla coi Dimmu Borgir, 'Lords of Chaos', di Jonas Akerlund, sulle note vicende che coinvolsero i Mayhem (vabbè, dovrò recuperarlo in rete).

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