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Bernardo Bertolucci, un ricordo
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Questo è un omaggio a Bernardo Bertolucci, i suoi film mi hanno accompagnato per gran parte del mio tempo

 

Il capolavoro indimenticabile, Ultimo tango a Parigi, sequestrato dopo aver avuto appena il tempo di vederlo (stessa cosa con Salò Sade di Pasolini, li vedo e me li sfilano di sotto il mento), poi rivisto restaurato, stupendo, ancora più devastante della prima volta.

E tutti gli altri, e Novecento, atto primo e secondo, con quel fiume rosso di bandiere che oggi sono di nuovo lì a sventolare, non per i mezzadri della bassa Padana, per noi donne perseguitate dalla furia omicida degli uomini.

E il delicatissimo, ultimo film, Io e te.

E tanti altri, credo di aver visto tutto e soprattutto ho visto lui, malato, in carrozzella, a Venezia, alla proiezione de La grande bellezza, era dietro la mia fila in sala Darsena.

Non poteva darmi un piacere più grande averlo visto dormire di fronte a quel film, è il ricordo più caro che ho di lui.

 

I film che ho recensito sono qui:

http://www.paoladigiuseppe.it/bernardo-bertolucci/

 

Ora voglio solo ricordare l’omaggio che Treviso gli tributò pochi anni fa, alla Casa dei Carraresi, sede museale della città dal 1987

Protagonista era la Cina al tramonto del Celeste Impero, con una grande mostra e un suo grande film, L’ultimo imperatore.

Una sezione della mostra era dedicata al film, non capita spesso di trovare, girando per musei e pinacoteche, un link così invitante, preceduto com’era da sale piene di oggetti meravigliosi e storie che, magia del cinema, sembravano prendere il volo ed entrare nel film o, viceversa, uscire dal film e disporsi nelle bacheche.

L’impressione era forte per chi conosceva la storia di Pu Yi, come la raccontò Bertolucci nell’87, Vittorio Storaro fotografò e Ryuichi Sakamoto con David Byrne musicò.

 

 Manciù, l’ultimo Imperatore

La mostra chiuse il ciclo "La Via della Seta e la Civiltà Cinese" e fu inserita dal Governo Cinese nel Programma ufficiale dell’Anno della Cina in Italia e delle celebrazioni per il Quarantennale dell’apertura delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina. Quelle che l’avevano preceduta avevano descritto lo sviluppo della Civiltà Cinese attraverso la successione delle Dinastie legate alla Via della seta e furono esposte collezioni del Museo Storico Nazionale della Cina e dei Musei disseminati lungo i percorsi della Via della Seta appartenenti alle Province del Hebei, del Shanxi, del Shaanxi, del Henan, del Hunan, del Gansu, del Qinghai e alle Regioni autonome del Xinjiang, della Mondolia Interna e del Ningxia Hui.

 

LE MOSTRE

 

2005   La nascita del Celeste Impero (221 a.c. - 970 d.C.)

 2007   Gengis Khan e il tesoro dei Mongoli (970 – 1368)

2009   Lo splendore dei Ming (1368 – 1644)

 

Impossibile soffermarsi sulla ricchezza delle mostre precedenti, ma l' ultima è stata la più struggente per il periodo che ha affrontato, la fine del Celeste Impero.

Certo è quella che, al di là del fascino dei reperti, dalle armature alle ceramiche, dai quadri alle sete, fino a culminare nella sala del Trono Celeste, più ha sollecitato il visitatore ad una riflessione sull’uomo e sulla sua presenza nel mondo.

Per la prima volta gli oggetti personali dell'ultimo Imperatore, Pu Yi, sono stati esposti al pubblico internazionale.

Per ragioni di conservazione tutti i reperti sono rimasti in mostra per non più di tre mesi, poi  sostituiti con altri di pari valore.

 

Dunque una mostra “mobile”, che cambiava dinanzi ai nostri occhi, come il cinema, “… l'unica forma d'arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile”, diceva Ennio Flaiano.

 

Una storia lunga e straordinaria al suo epilogo che, come ogni storia che finisce, ci riempie di commozione e pensieri.

E un pensiero va, inevitabilmente, ad un altro Imperatore d’Oriente, che la tempesta del ‘900 spazzò via, Hirohito, 124° imperatore discendente della Dea del Sole, figlio di Taisho, nipote di Meiji.

Anche di lui il cinema si occupò, e con Sokurov lo chiamò Il Sole, nel 2005.

 

 

Tiziano Terzani definì Hirohitoprigioniero della storia”, e lo stesso potrebbe dirsi di Pu Yi, singolari convergenze unirono i due uomini.

Una, però, fu la gran differenza: Hirohito firmò la "Dichiarazione della natura umana dell'imperatore" davanti al generale Mc Arthur e, morto di tumore il 7 gennaio 1989, ricevette onori di Stato.

Pu Yi morì da giardiniere dell’Orto Botanico di Pekino con addosso la giacca della Repubblica Popolare Cinese.

 

Ancora una volta il cinema interagisce con gli altri linguaggi dell’arte, ci racconta la storia dell’uomo e questa torna ad essere reale negli oggetti di un museo, quelli che una volta fecero parte della sua vita quotidiana o divennero arte che celebrò il suo ingegno e tradusse i suoi sogni.

 

Freud pone la questione di come l'importanza dei legami logici di ragionamento possono essere rappresentati in immagini. Un problema analogo, dice, esiste per le arti visive. Ci sono infatti parallelismi tra le immagini oniriche e quelle create nell’ arte da un lato, e le immagini mentali che servono come il veicolo del pensiero, dall'altro; ma notando la somiglianza si diventa anche consapevoli delle differenze, e queste possono aiutare a caratterizzare il pensiero immaginario in modo più preciso.”

Rudolf Arnheim, Visual Thinking Berkeley: University of California Press, 1969, p. 241

 

 

 

 

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