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Qualche mese fa, nel corso di una discussione con amici, mi sono ritrovato a difendere una posizione che non credevo avrei mai fatto mia, neanche per puro spirito di contraddizione come in effetti è accaduto. Il presupposto era che per tenere in piedi tutta questa marea di contenuti gratuiti che quotidianamente utilizziamo - e non mi riferisco solo a quel che accade qui su filmtv.it di cui vi ha parlato la settimana scorsa Database, ma di una situazione ben più estesa e pervasiva che tocca praticamente tutti gli ambiti della nostra vita sul web a partire da Wikipedia - ci sono sostanzialmente i due modelli che ben conosciamo: navigare gratuitamente ma sorbirsi la pubblicità o pagare per i contenuti e ottenere il silenzio. C'è in verità un altro sistema che già viene abbondantemente utilizzato, spesso a nostra insaputa: la raccolta dei dati delle nostre sessioni su internet soprattutto quando si svolgono all'interno di ecosistemi chiusi e controllati come Facebook e Google. In pratica è come se le nostre azioni venissero registrate (brand che visitiamo, personaggi dello spettacolo che seguiamo, film, libri, musica, prodotti che compriamo online) e poi messe insieme a quelle di tutti gli altri per generare dei "tipi" e per proporre ai tipi che siamo, pubblicità sempre più mirata, quindi economica e remunerativa per l'inserzionista. Bene, insomma, la posizione dell'amico Walter era ragionevole, sebbene assoluta e radicale: niente, zero, nessun dato, difesa della privacy ad oltranza, quel che faccio, quel che compro, dove vado sono solo fatti miei e nessuno lo deve sapere.

Siccome questa è la posizione ragionevole, per non far spegnere la discussione sul nascere essendo semplicemente d'accordo, ho provato a trascinare il ragionamento sulla posizione opposta che in sostanza era questa: possiamo cercare di resistere ma sembra una battaglia persa o difficile da combattere, ma se invece prendessimo pieno possesso dei nostri dati e scegliessimo consapevolmente e chiaramente di permettere a chi deve studiare nuovi prodotti e poi venderli di farlo sulla base dei nostri reali interessi? Cioè se invece di difendere la privacy ad oltranza, fossimo proprio noi a governarla proprio per fini commerciali? Il nostro mondo è diventato un immenso shopping center e praticamente qualsiasi azione portiamo a termine, anche nel mondo reale, si riflette in potenziali segnali per investitori pubblicitari. Se abbiamo la geolocalizzazione attivata, e se non abbiamo fatto una complicata serie di azioni per evitarlo, il nostro smartphone è sempre pronto a segnalare che siamo entrati in una libreria, in una birreria, in un negozio che vende semi di marijuana, in un pornoshop. E da lì possono accadere le cose più spaventose, più fantascientifiche. Non sto scherzando, se fate attenzione alle pubblicità che vi appaiono sui siti dopo che avete condotto azioni nel mondo reale, c'è da spaventarsi. Oppure da prendere serenamente in mano la situazione e decidere che invece di subire governiamo e invece di spaventarci smascheriamo. Sarebbe come decidere di vivere con gli occhiali di Essi vivono di Carpenter sempre calati sugli occhi.

Immaginate di avere una plancia di controllo dalla quale venite avvisati che c'è una azienda che sta studiando un nuovo modello di cuffie per ascoltare musica, che vorrebbe avere accesso alla vostra playlist su Spotify. Oppure, qualcosa di più vicino a noi, immaginate che il semplice fatto di avere messo 5 stelle a un film di Lanthimos vi risparmi automaticamente tutta la pubblicità sui vari cinepanettoni. E se avete messo 5 stelle a Red Land (Rosso Ischia) sarete perseguitati dai banner di tutti i film in cui Maximiliano Hernando Bruno ha anche solo fatto da comparsa. Non sarebbe magnifico? Cioè dico, a parte gli scherzi, si tratta esattamente di una questione di controllo; se i voti dati qui su filmtv.it determinassero la pubblicità che vedo o aiutassero le case di distribuzione a decidere quali film distribuire? Teoricamente e ripeto teoricamente, dovrebbe essere quello che fa Netflix: produrre serie e film sulla base del consumo reale. Allora forse, se vogliamo che il cinema in sala abbia qualche possibilità di cavarsela azzeccando i film giusti da distribuire, dovremmo essere fieri dei nostri voti, delle nostre preferenze cinematografiche, e usarle non proteggerle. Nel 2017 sono stati distribuiti nelle sale circa 600 film, se condividere i miei voti non solo aiutasse le case di distribuzione a decidere a ragion veduta in quante sale distribuire un certo film ma addirittura potesse determinare quali film comprare o produrre sarebbe un successo per tutti. Se estendete il ragionamento al di là della nostra comfort zone cinematografica, vedrete che è tutto molto simile. I nostri consumi, prima ancora che semplicemente definire la pubblicità che vediamo, possono ri-definire anche il nostro mondo.

Qualche settimana fa sulla mia bacheca di Facebook è apparsa una inserzione pubblicitaria che mandava ad una campagna di crowdfounding su Kickstarter in cui dei tipi si sono inventati degli occhiali che escludono ciò che avviene sugli schermi televisivi; quando li indossi, cioè, gli schermi televisivi appaiono grigi, vuoti. In un mondo in cui l'unico modo per fare pubblicità era acquistare pagine pubblicitarie su magazine o costosissime campagne sulle televisioni generaliste, quel prodotto non avrebbe avuto alcuna possibilità di essere messo in produzione e sarebbe rimasto un delirio tra amici che hanno bevuto qualche birra di troppo. Invece il prodotto è stato finanziato ed è entrato in produzione grazie ad un relativamente piccolo numero di utenti finali che lo hanno pre-acquistato. Saranno stati tutti utenti che hanno dato un buon voto a Essi vivono di Carpenter?

Provocazioni fantasiose a parte, se i miei consumi di cinema possono aiutare a tenere in piedi questo sistema di contenuti gratuiti e al contempo offrire elementi utili per decidere quali film distribuire nelle sale e anche per far passare dei deliri tra amici allo status di prodotti reali, sapete cosa? Vi regalo tutti i miei voti e vi dico anche i titoli che risiedono nella cartelletta "film da conservare" sul mio hard disk. Dove devo firmare?

p.s. Questi sono gli occhiali chiaramente ispirati a They Live di John Carpenter


E questo è il video di presentazione



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Ultimi commenti

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  2. maurri 63
    di maurri 63

    Mi trovo a leggere mck, e penso che ciò che abbia detto sia innegabilmente esatto. Tuttavia, End, ciò che non mi torna è "l'aspetto economico": in pratica, gusti, abitudini, consumi viaggiano con "la tasca". In tal caso, ci possono proporre qualsiasi cosa ma se non ci arriva il nostro portafogli (...Matteo intanto è un prof!...), e questo è difficile da comprendere davvero - perché spesso consultiamo anche siti inavvicinabili..- , dicevo se non ci troviamo d'accordo con le nostre capacità economiche, mi sa che non funziona. In tal caso, meglio gli occhiali...

  3. danyus
    di danyus

    Esistono anche occhiali che fanno l'inverso da quelli segnalati nel post, "svelando le immagini nascoste". (Proprio come nel film di Carpenter)

    https://www.youtube.com/watch?v=xQ_pkWzy0_o

    Senza entrare troppo nel tecnico, non fanno altro che togliere la pellicola davanti al monitor (quella che fa sì che vengano mostrate le immagini), lasciando il monitor con uno schermo "bianco". Dopodiché la pellicola viene applicata su degli occhiali. In questo modo gli occhiali permettono di "svelare le immagini nascoste" del monitor.

  4. chid49
    di chid49

    Io, quando visito un sito dove vengo assalito dalla pubblicità prima ancora di farmi vedere se hanno quello che sto cercando, clicco sulla "x" e esco. Se invece mi mostrano prima quello che mi interessa,

  5. chid49
    di chid49

    Io, quando visito un sito dove vengo assalito dalla pubblicità prima ancora di farmi vedere se hanno quello che sto cercando, clicco sulla "x" e esco. Se invece mi mostrano prima quello che mi interessa,

  6. chid49
    di chid49

    tolgo l'audio e me ne frego dei video che partono sempre appena passi sopra con il mouse, anche se non hai cliccato. L'altra pubblicità, quella fissa non la vedo proprio. Comunque questo nuovo mondo è un mondo del ....., dove nessuno è veramente libero e siamo tutti costretti a spendere a usare lo smartphone e continuare a parlare di privacy che non esiste, per niente.

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