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Festa del cinema di Roma: 18-28 ottobre 2018
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Giunta alla tredicesima edizione, la Festa del cinema di Roma conferma quelle vocazioni che l’hanno contraddistinta negli ultimi anni. Dal 18 al 28 ottobre, con il cuore nevralgico situato presso l’Auditorium Parco della Musica, si susseguiranno a ritmo incessante le proiezioni dei film selezionati, red carpet affollati di celebrità, retrospettive e omaggi, restauri e una rassegna specificamente rivolta al cinema noir. Inoltre, per allargare il campo d’influenza, saranno predisposte mostre, proposti eventi speciali studiati per coinvolgere non solo il pubblico dei cinefili e organizzati incontri con personalità influenti del mondo del cinema, ma anche provenienti da altri emisferi artistici a esso associabili nelle loro funzioni. La manifestazione, forte di un budget che si aggira intorno ai 3,5 milioni di euro, propone 38 film nella selezione ufficiale, ai quali vanno aggiunti quelli inseriti nelle altre categorie e il ricco programma di Alice nella città, con 31 nazioni presenti all’appello e si pone l’obiettivo di confermare il trend degli accessi in sala che, negli ultimi tre anni, ha registrato un incremento netto del 22%. Infine, rimanendo su temi di stretta attualità, posti al centro dell’attenzione mediatica, sono presenti dodici registe, mentre non vi è traccia alcuna di produzioni targate Netflix. 

Selezione ufficiale + Tutti ne parlano. La manifestazione aprirà le danze con 7 sconosciuti a El Royale (in sala dal 25 ottobre), un thriller misterioso, diretto e sceneggiato dal considerato Drew Goddard, noto soprattutto per aver imbastito script di grandi successi (Cloverfield, Sopravvissuto: The martian, World war Z), questa volta alle prese con un cast assortito di nomi illustri, tra i quali svettano Jeff Bridges, Dakota Johnson e Chris Hemsworth. È solo la prima di una lunga serie di pellicole dalle quali ci si attende molto nei prossimi mesi, in termini di pubblico ma anche di riconoscimenti artistici. Nella prima categoria rientrano pienamente Millennium – Quello che non uccide, che vede Claire Foy succedere a Noomi Rapace e Rooney Mara nei panni iconici di Lisbeth Salander, un biopic destinato a far parlare parecchio qual è Stanlio e Ollio, con John C. Reilly e Steve Coogan impegnati nell’impresa di far rivivere l’indimenticabile coppia comica, l’ennesima riproposizione di Halloween, questa volta diretta dall’eclettico David Gordon Green con l’immancabile presenza di Jamie Lee Curtis, la scream queen per eccellenza, e Il mistero della casa del tempo, fantasy che vede Eli Roth cambiare nuovamente pelle, maneggiando due talenti cristallini come Jack Black e Cate Blanchett.

locandina

7 sconosciuti a El Royale (2018): locandina

Nel frattempo, in vista della stagione dei premi che verrà, alcuni titoli stanno già prendendo posto sulla griglia di partenza. Dopo aver trionfato a Toronto, Green book continua la sua rincorsa, partita da autentico outsider, che oggi lo vede già classificato come nome da tenere nella massima considerazione. Il film, diretto da un Peter Farrelly in libera uscita dalla commedia demenziale (invero, da anni lontano dallo smalto dei successi colti tra gli anni novanta e gli inizi del ventunesimo secolo), è forte di una storia d’amicizia interraziale, adagiata su un road movie lungo gli Stati Uniti razzisti degli anni ’60, con una coppia di protagonisti - costituita da Viggo Mortensen e Mahershala Ali - che con le statuette dorate ha un feeling collaudato. La spia dell’Oscar alert è accesa anche su Se la strada potesse parlare, una vicenda di amore e affetti, ingiustizia e perseveranza, speranza e patimenti, negli Stati Uniti degli anni ’70. Il film segna il ritorno alla regia di Barry Jenkins due anni dopo Moonlight, anch’esso presentato in seconda battuta a Roma. Un’altra pellicola su cui puntare è The old man & the gun, di cui si è recentemente parlato come possibile ultima prova da attore di Robert Redford (lui stesso ha provveduto, almeno parzialmente, a smentire). Diretto da David Lowery, che incontra per la terza volta il talentuoso Casey Affleck, è ispirato da una storia realmente accaduta, quella di Forrest Tucker che, dopo una vita passata tra rapine in banca ed evasioni dai carceri, perseverò fino a tarda età, creando scalpore tra la popolazione e le forze dell’ordine. Nella lista di titoli di cui probabilmente sentiremo parlare – e parecchio - nei prossimi mesi, rientrano anche Beautiful boy, dramma incentrato sul rapporto tra un padre premuroso e suo figlio precipitato nel tunnel della droga, interpretati rispettivamente da un sempre più maturo Steve Carell e l’intenso Thimotée Chalamet (Chiamami col tuo nome), per la prima esperienza americana del regista belga Felix Van Groeningen (Alabama Monroe – Una storia d’amore), e Boy erased, seconda regia di Joel Edgerton, con un cast da urlo (il regista stesso, Lucas Hedges, Nicole Kidman, Russell Crowe, Xavier Dolan e Flea), edificato sul tema dell’identità sessuale, le scelte calate dall’alto sotto la forma del ricatto e assurde costrizioni secondo le quali l’omosessualità sarebbe un male da curare.

locandina

Green Book (2018): locandina

Oltre alla vasta rappresentanza in arrivo dal Nord America, la selezione ufficiale propone anche numerose pellicole provenienti da tutto il mondo. Dal Sudamerica, il brasiliano Correndo Atras ha nel calcio l’opportunità per uscire dalla miseria, il colombiano Hermanos affronta il destino che si accanisce contro una famiglia originando un turbinio di violenza e l’argentino Sangre blanca affonda nelle sabbie mobili del traffico di droga, mentre il messicano La negrada descrive il triangolo tra due donne e un uomo all’interno di una realtà sociale che accetta la poligamia. L’Europa risponde con il danese For frosten, che torna nel 1850 per descrivere il burrone morale che separa i ricchi dai poveri, il belga Kursk, nuovo film di Thomas Vinterberg, con cast internazionale ed estratto dall’angosciante storia del sommergibile Kursk 141 affondato nell’agosto del 2000, e la coproduzione franco-tedesca Mia et le lion blanc, che narra del legame instauratosi tra una bambina e un cucciolo di leone bianco, più forte di tutte le opposizioni frapposte sulla linea del loro destino. Dall’Asia, l’indiano Mere pyaare prime minister si concentra su un bambino disposto a tutto pur di difendere sua madre dal sistema, mentre l’opera fluviale – durata pari a 234 minuti - An elephant sitting still, proveniente dalla Cina, incrocia il destino di vari personaggi per condurli di fronte a un elefante al di fuori delle dinamiche che affliggono il mondo.

locandina

Kursk (2018): locandina

Per quanto riguarda il cinema italiano, Notti magiche di Paolo Virzì è il film prescelto per chiudere la manifestazione (uscita in sala prevista per l’8 novembre), mentre con Il vizio della speranza, Edoardo De Angelis trasloca da Venezia, dove aveva presentato i precedenti Perez. e Indivisibili, per ricordarci quanto sia importante non perdere di vista il fattore umano. Infine, anche la serialità avrà il suo spazio. Infatti, sono in programma i primi due episodi di The little drummer girl, serie britannica affidata a Park Chan-wook che, viaggiando per l’Europa, mescola l’attività teatrale con il dramma del terrorismo, mentre Watergate di Charles Ferguson analizza lo scandalo Watergate, dalle prime avvisaglie di un possibile problema, fino alle dimissioni di Richard Nixon, affrontando per la prima volta la questione nella sua interezza, comprendendo strascichi che arrivano fino al presente.

locandina

Notti magiche (2018): locandina

Eventi speciali. Oltre al film di chiusura Notte magiche di Paolo Virzì, seguiranno copiosamente altre proposte. Nel ciclo per non dimenticare, Who will write our history di Roberta Grossman documenta la battaglia di una compagnia segreta, conosciuta con il nome in codice Oyneg Shabes, contro il silenzio imposto dai nazisti, susseguente alla ghettizzazione di 45mila ebrei in quel di Varsavia. Gli altri eventi danno vita a un fruttifero canale di dialogo tra cinema e musica. Fabio Rovazzi presenterà una versione estesa del video Faccio quello che voglio, che su Youtube ha già raggiunto quota ventotto milioni di visualizzazioni, approfittando dell’occasione per commentare una selezione di film che l’hanno influenzato e raccontare aneddoti sulla sua prima esperienza da protagonista al cinema ne Il vegetale. Diretto da Gianfranco Cabiddu e Mario Tronco, Il flauto magico di Piazza Vittorio vede i musicisti dell’Orchestra di Piazza Vittorio rivisitare l’immortale opera di Mozart, apportando degli aggiustamenti in funzione delle varie anime musicali che lo contraddistinguono. Traendo spunto dal concerto tenutosi al Forum di Assago il 10 aprile 2018, Noi siamo Afterhours di Giorgio Testi celebra i trent’anni di vita della band capitanata da Manuel Agnelli, al quale è affidato anche il ruolo di narratore, traghettando il pubblico tra i principali punti di svolta della loro attività, dagli esordi in inglese ai cambi di formazione. Nell’occasione, la band si esibirà in uno showcase elettroacustico. Infine, con Vero dal vivo. Francesco De Gregori, Daniele Barraco immortala il tour di Francesco De Gregori nei club europei e americani, mostrando l’artista al di fuori delle consuetudini, spaziando tra il palco e i backstage, i lunghi viaggi e il rapporto con la sua band.

Manuel Agnelli

Noi siamo Afterhours (2018): Manuel Agnelli

Incontri ravvicinati. La Festa del cinema di Roma va oltre il programma serrato di visioni in anteprima, offrendo la preziosa opportunità di presenziare a una serie d’incontri di altissimo livello, occasioni privilegiate per vedere da vicino – e ascoltare dal vivo - icone di primaria grandezza. Due di loro riceveranno il premio alla carriera e - nella fattispecie - si parla di stelle assolute del firmamento cinematografico. Paolo Taviani premierà Martin Scorsese (lunedì 22), autore di una serie sterminata di capolavori che, per l’occasione, introdurrà i capisaldi del cinema italiano che più l’hanno influenzato, testimoniando un legame duraturo e sincero con la nostra terra. Toccherà invece a Toni Servillo consegnare il medesimo riconoscimento a Isabelle Huppert (sabato 20), attrice superba, da sempre elevata – con pieno merito - a una statura superiore, che si presterà alle domande del pubblico, anche per commentare le pellicole che, più delle altre, hanno segnato la sua formazione.

Martin Scorsese

King Cohen: The Wild World of Filmmaker Larry Cohen (2017): Martin Scorsese

Andando oltre ai premi, le occasioni per avvicinarsi, ascoltare e ammirare personaggi eminenti sono molteplici. Il programma prevede anche la celestiale Cate Blanchett (venerdì 19), lo storico direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux (martedì 23), con cui sarà inevitabile discettare del caso Netflix, e Michael Moore (sabato 20), che al festival presenterà il suo Fahrenheit 11/9La lista di appuntamenti da non mancare comprende anche le sorelle Alba e Alice Rohrwacher (domenica 28), la pluripremiata regista iraniana Shirin Neshat (il suo Donne senza uomini vinse il Leone d’Argento a Venezia nel 2009), presente sabato 27, Mario Martone (venerdì 26), chiamato a disquisire sul caso Elena Ferrante, Giuseppe Tornatore (giovedì 25) e la divina, quanto statuaria, Sigourney Weaver (mercoledì 24). Si andrà anche oltre il solo cinema grazie alla presenza di Jonathan Safran Foer (sabato 20). Per concludere, il lavoro tecnico sul set avrà l’opportunità di far sentire la sua voce venerdì 26, grazie ai direttori della fotografia Arnoldo Catinari (Il caimano, Vallanzasca – Gli angeli del male) e Luciano Tovoli (Suspiria, Professione reporter), mentre sabato 27 sarà la volta dei montatori Esmeralda Calabria (Romanzo criminale) e Giogiò Franchini (La ragazza del lago).

Cate Blanchett

Ocean's 8 (2018): Cate Blanchett

Rassegna noir. Dopo aver dedicato uno spazio a western e musical nelle passate edizioni, quest’anno è l’ora del noir. Si tratterà di una rassegna concentrata, composta da sette opere indimenticabili, ognuna delle quali scelta da un membro del comitato di selezione e dal Direttore Artistico Antonio Monda. Nell’occasione, si potranno ammirare capolavori del passato, da Il diritto di uccidere diretto da Nicholas Ray nel 1950 fino al più recente, essendo datato 1990, Ju Dou di Zhang Yimou. Nel mezzo, non potevano mancare Chinatown di Roman Polanski e Frank Costello faccia d’angelo di Jean-Pierre Melville, mentre Robert Aldrich conquista uno spazio più che meritato con Un bacio e una pistola. L’elenco è completato da Piombo rovente e dallo scatenato Chi ha incastrato Roger Rabbit.

locandina italiana versione restaurata 2014

Chinatown (1974): locandina italiana versione restaurata 2014

Retrospettive. Curate da Mario Sesti, le due retrospettive di questa edizione della Festa del cinema di Roma sono dedicate a Peter Sellers, grazie al fondamentale contributo dell’Ambasciata Britannica e del British Council, e a Maurice Pialat, con l’apporto della Cineteca di Bologna, dell’Ambasciata di Francia e dell’Institut Français Italia. Omaggiato scopertamente a partire dal poster ufficiale della manifestazione, che lo ritrae nelle vesti dell’indimenticabile Ispettore Clouseau, Peter Sellers viene ricordato per la sua vis comica straripante, ma anche per le virate su ruoli drammatici che hanno segnato profondamente l’immaginario. Il programma consta di dodici titoli per altrettante interpretazioni, da capolavori come Lolita, Oltre il giardino e la massima carica distruttiva di Hollywood party a pellicole meno conosciute (La miliardaria con Sophia Loren e Il ruggito del topo dov’è affiancato da Jean Seberg), comprendendo anche un’esperienza in cabina di regia (Il piacere della disonestà).

Peter Sellers

Sulle orme della Pantera Rosa (1982): Peter Sellers

Distante dalle classificazioni di rito, Maurice Pialat è riconosciuto come un regista radicale e categorico. Di lui, si ricorda il sorprendente uso del montaggio, utilizzato per entrare nel vivo dei fatti sviando dalle tappe più abusate, ma anche una regia ostinatamene rivolta alla ricerca della verità, per cui la risultante non si preoccupa di mettere a suo agio lo spettatore, anche nel trattare tematiche e fonti di emotività strettamente riconoscibili. È stato un regista molto amato in Francia, ma anche su FilmTv.it riscuote consensi indiscutibili, com’è chiaro dal fatto che tutte le sue opere hanno ottenuto un giudizio positivo (il più delle volte, largamente). La retrospettiva contempla dieci opere, comprese Sotto il sole di Satana, che vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1987, l’ultima sua prova risalente al 1995 (Le garçu) e capolavori di primaria lucentezza come La gueule ouverte e Ai nostri amori, con la magnifica Sandrine Bonnaire. Considerando che molti di questi film sono praticamente introvabili in Italia, l’occasione è quanto mai ghiotta, da non mancare (in alcuni casi, l’ingresso è addirittura gratuito).

Maurice Pialat

Sotto il sole di Satana (1987): Maurice Pialat

Per saperne di più e scoprire la programmazione ufficiale, vi rimandiamo al sito ufficiale. Festa del cinema di Roma.

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