Nel mondo di FilmTv.it l’invio dell’ultima newsletter coincide con la fine dell’anno. È un fine anno un po’ speciale, perché quello nuovo non inizia subito dopo: c’è questo iato di un mesetto, un’incongruenza che ci tiene col fiato sospeso fino a quando a settembre - o magari l’ultimo weekend di agosto, dipende un po’ dal calendario - tutto ricomincia.
La sensazione negli ultimi anni è che si ricominci ogni volta da uno scalino più basso. Proprio ieri sono stati divulgati i dati elaborati dalla SIAE per quanto riguarda il consumo di spettacolo nel 2017 e non c’è da sorridere, anche se si sapeva già. La flessione delle presenze in sala rispetto al 2006 è del 12,6%, quella degli incassi del 10.88% (grazie anche a un aumento del prezzo medio del biglietto, passato da 6,11 euro a 6,22). Il tutto tra l’altro a fronte di una crescita del comparto spettacolo nel suo insieme.
Inutile tornare ancora una volta su questo tema. La ricerca dei motivi è un esercizio con il quale ci confrontiamo di continuo quando ragioniamo sulla disaffezione dei giovani alle sale, sulla concorrenza delle piattaforme digitali, sulla offerta mortalmente ripetitiva dei blockbuster. Non ritenterò questa via ora.
Mi piacerebbe invece salutarvi - perché appunto questa è l’ultima newsletter dell’anno cinematografico 2017/2018 e si tornerà “live” a settembre - con auguri possibili, che quelli impossibili hanno sempre lasciato il tempo che trovano.
Mi piace sperare che nell’anno cinematografico che verrà, a partire dal festival di Venezia che sarà entusiasmante e ci regalerà titoli che usciranno tutti nelle sale, chi prima chi poi. Prima gli italiani in concorso - nel 2017 - erano solo due e francamente minori, mentre ora i titoli sono tre e di registi che personalmente apprezzo: Guadagnino, Martone e Minervini. L’ultimo - in particolare - mi appassiona: gli auguro e mi auguro che il suo film sulle brutali uccisioni di giovani uomini neri e sul razzismo nel sud degli Stati Uniti vinca il Leone d’Oro. So che non ha senso augurare una vittoria a qualcosa che non si ha ancora visto, ma mi piacerebbe. Anche perché così quel film si vedrebbe In Italia più di quanto non siano stati visti gli altri film di Minervini: può servire.
Ma a Venezia non c’è solo il concorso. E anche nelle sezioni laterali i film italiani sono tanti. Per esempio c’è un film che non potrà non interessare la società civile italiana. È Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini, scelto per aprire la sezione Orizzonti, che racconta il caso di Stefano Cucchi, morto durante la custodia cautelare. Prima gli italiani queste cose le insabbiavano, ora - nonostante i mille processi ancora senza colpevoli - si riesce a farci un film. Ci auguriamo che i colpevoli prima o poi vengano assicurati alla giustizia: guardie carcerarie, medici, infermieri… chiunque abbia avuto una parte in quella morte. E ci auguriamo che nessuno debba morire per mano della istituzioni. Nessuno.
Un’altra cosa è interessante, sempre parlando di Venezia. I titoli presenti in laguna prodotti da Netflix sono addirittura 5 più un documentario originale: di questi tre sono in concorso. Non autori da poco: stiamo parlando dei film di Paul Greengrass, di Alfonso Cuarón e dei fratelli Coen. Gli altri sono il già citato Sulla mia pelle e The Other Side of The Wind, il celebre ultimo film di Welles che non fu mai completato (il girato c’era tutto, ma Welles ne montò solo 45 minuti prima di morire) e che ora è stato terminato. Ovviamente i film andranno anche in sala, non si vedranno solo su Netflix. Ma prima gli italiani (come tutti, va detto) i film potevano vederli solo al cinema (che certi titoli in tv non passavano quasi mai). Ora almeno, una seconda opzione legale c’è. E l’augurio qui è che si vada avanti così.
Un augurio insomma con la speranza che le sale tornino a riempirsi anche per i film migliori. Perché prima gli italiani ci andavano al cinema. E una società che esce, che va al cinema, che cerca e si nutre di cultura, è sicuramente meglio. Sarebbe un buon inizio, ne sono certo.
A settembre!
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