
Dumbo (2019): scena
“Sono in cantiere altri live action: a maggio 2019 arriverà Aladdin affidato a Guy Ritchie con Will Smith nei panni del Genio e Naomi Scott in quelli di Jasmine. La prossima estate toccherà al Re Leone diretto da Jon Favreau e poi Mulan di Niki Caro. In lavorazione anche La spada nella roccia e un nuovo Peter Pan.
Ewan McGregor sarà il protagonista del sequel di Shining.
Claudio Baglioni: sì al bis per Sanremo 2019.
Usa, colpo grosso al botteghino per le donne di Ocean's 8"
La tentazione di rompere lo schema è forte. Di solito nello scrivere la newsletter - che ha un suo format dichiarato - cerchiamo argomenti nuovi. Ci sforziamo di scrivere qualcosa di nuovo, facendoci ispirare da vari elementi: l’attualità pubblica, la nostra personale attualità, la tecnologia e i movimenti che la accompagnano (il cui impatto sul cinema è sotto gli occhi di tutti).
Ci è capitato e ci capiterà ancora di tornare sugli stessi argomenti: a volte è il bisogno di ridire qualcosa perché qualcosa si è aggiunto, a volta è inconsapevole mancanza di ispirazione (sì, ci vuole una certa ispirazione per scrivere, anche questa newsletter), a volte banale ripetitività (sì, ci si ripete anche per iscritto).
Ma di colpo - leggendo le notizie della sezione spettacoli di un popolare quotidiano nella sua versione online, mi è venuta la voglia - subito accantonata, dopo le prime righe - di fare un semplice blob. Copiare e incollare in ordine libero (ma furbetto, nello stile proprio della trasmissione di Ghezzi) titoli e sommari degli articoli che mi cadono sotto gli occhi. Nessun apporto personale, se non la scelta e il montaggio. "La TV smontata, rimontata e messa a nudo attraverso il montaggio per svelare cosa il video e i suoi protagonisti di tutti i giorni ci dicono in realtà." recita il sottopancia di Blob sulla pagine di RaiPlay.
E cosa ci dice il cinema, tutti i giorni, in realtà?
Ho iniziato - l'esempio lo vedete qui sopra - poi mi sono fermato. Un po' perché ho pensato che non ve lo meritavate, un po' perché mi stavo ripetendo. Sì perché le notizie di cinema nei quotidiani generalisti - che sono spesso megafono degli uffici stampa, soprattutto quando annunciano qualcosa a venire - parlano di qualcosa che mi/ci tormenta e che abbiamo già discusso, più o meno ampiamente.
È l'eterno ritorno: la mancanza di idee, la vittoria del marketing. Si chiede al popolo-mercato-bambino "che storia vuoi sentire stasera?" e il bambino ti risponde che vuole semplicemente ri-sentire quella di ieri, e del giorno prima, e del giorno prima ancora". Ma è solo perché non sa quanto gli piacerebbe la storia nuova, quella che non ha ancora sentito e che lo incanterebbe. Questo il bambino non lo sa.
È strano. Perché nel frattempo - mentre leggevo i titoli - ascoltavo per caso un brano di Jon Hassel su Soundcloud. Musica bellissima: anche se era un suono basso emesso dalle casse del computer mi ha richiamato l'attenzione. Non starò a raccontarvi molto: basti sapere che Hassel appartiene a quel interessante gruppo di artisti che ha ragionato sulla musica seriale, sui loop. Anelli musicali che ritornano: del resto la ripetizione è una struttura quasi essenziale e primordiale Però, anche se nella musica c'è la ripetizione, uno che ripete brani degli altri fa cover. Esegue, non inventa: e nessun esecutore di musica altrui è paragonabile a quello che quella musica l'ha scritta. E appena ci spostiamo ad altre arti, per esempio a quelle visive, l’azione del ripetere scade ancor di più: nella pittura la diventa volgare copia. Invece rifare una fotografia fatta da un altro è opera o impossibile o solo concettuale.
Invece il cinema no: da un po' ripete senza pudore, senza vergogna. Non è - attenzione - la messa in scena di storie eterne o archetipiche o che si sono imposte artisticamente come tali. No: è Jurassic World 5, o Avengers 3. O il nuovo live-action che rifà un classico già venti volte rifatto.
E allora i casi sono due: o io non ho capito che il cinema è anche questo, che ha costruito un suo repertorio e che forse si rifarà ancora L'uomo ragno tra cent’anni, come oggi si rifà Pirandello a teatro, oppure siamo veramente a un punto basso, bassissimo. Siamo cioè allo scollamento tra la produzione cinematografica mainstream e ogni velleità non dico artistica, ma almeno creativa. Il che - francamente - mi rende un po’ meno interessante parlare di cinema mainstream. E non assolutamente perché è mainstream, ma perché non è propriamente più cinema come era il cinema - tutto, anche quello mainstream - una volta. È un’altra cosa, con altri pensieri in chi la offre e in chi la riceve, e con altri rituali. E non è nemmeno detto che a tirar troppo la corda - vedi il flop dell’ennesimo film su Star Wars - alla fine il popolo-bambino non si stufi anche un po’ della solita storia
.
È un’affermazione forte. Mi rendo conto. Ma infatti la scrivo anche per osservarla e vedere l’effetto che fa. Anche su di me che la rileggerò qui, nella speranza che qualcuno di voi commentando mi faccia comprendere quale e dove è l’errore.
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