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OLTRECONFINE#speciale 71° FESTIVAL DI CANNES - 2018: le petit cahier d'un cinéphile
di alan smithee ultimo aggiornamento
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71st Festival de Cannes Awards !

Ouverture

Hirokazu Kore-Eda © L. Venance / AFP PHOTO

 
 

PALME D'OR

MANBIKI KAZOKU(Shoplifters) by KORE-EDA Hirokazu

GRAND PRIX

BLACKKKLANSMAN (Black Klansman) by Spike LEE

JURY PRIZE

CAPHARNAÜM by Nadine LABAKI

BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR

Marcello FONTE in DOGMAN by Matteo GARRONE

BEST DIRECTOR

ZIMNA WOJNA (Cold War) by Pawel PAWLIKOWSKI

BEST SCREENPLAY EX-ÆQUO

Alice ROHRWACHER
for LAZZARO FELICE (Happy as Lazzaro)

Jafar PANAHI
for SE ROKH (3 Faces)

BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS

Samal YESLYAMOVA in AYKA by Sergey DVORTSEVOY

SPECIAL PALME D’OR

LE LIVRE D’IMAGE (The Image book) by Jean-Luc GODARD

locandina

Shoplifters (2018): locandina

LE RAGIONI DI UN PREMIO

"Cahier" inteso come "quaderno degli appunti", che poi, in epoca ormai inevitabilmente digitale, assume le forme del mio fedele, ormai sin consumato, certo sfruttatissimo cellulare, strumento leggero e veloce, quando i tempi stringono, e i film si susseguono uno di fila all'altro, fino a creare 6 appuntamenti quotidiani; e non certo, se non con tutta l'ironia del caso, con riferimento al prestigiosissimo, rigorosissimo, severissimo "Cahiers du Cinema", la rivista nata con la Nouvelle vague, dai suoi stessi autori, ed ancora oggi riferimento della critica francese per eccellenza, e anche di quella "che non perdona".

Ecco come sono andate le cose, per quanto riguarda il Concorso ufficiale.

La 71 edizione del Festival di Cannes è tornata quest'anno a puntare sulla qualità, non lo affermo di certo solo io; pur rischiando ed ammettendo in gara talvolta autori poco noti o quasi debuttanti, inseriti direttamente nella sezione principale senza per questo, come di consueto, essere passati per il Certain Regard, piuttosto che la Semaine de la Critique, che la Quinzaine des Réalisaterus.

Ci lasciamo dunque alle spalle quell'edizione 2017 - quella che ha incoronato il sopravvalutatissimo e furbastro The Square - decisamente non all'altezza di quello che unanimemente viene riconosciuto, a ragione, il più importante festival di cinema del mondo.

La scelta della Giuria presieduta da Cate Blanchett, che ha premiato quasi tutti, e quasi solo titoli validi, cercando diplomaticamente con tale strategia di sbagliare il meno possibile, è abbastanza condivisibile, e fa fare, per ritagliarsi almeno un giutificato e gratificante momento campanilistico, l'en plein ai due nostri bei titoli in gara, Dogman e Lazzaro felice.

Il veder premiato col massimo riconoscimento un autore che amo e di cui conosco pressoché ogni sua opera precedente, come è il caso di Hirokazu Kore-eda, non può che entusiasmarmi; tanto più che il suo Shoplifters è davvero bellissimo, delicato, pregno di contenuti, e forse la summa ideale della sua opera, e delle tematiche care al grande cinesta giapponese.

Tutto bene, non fosse per quel premio sbagliato (il secondo per importanza, quale è il Gran Premio della Giuria) al film altrettanto sbagliato, nei toni e nei modi, di Spike Lee (sto parlando di BLACKKKLANSMAN); un regista, Lee, che gira benissimo, e che personalmente ho peraltro sempre amato (La 25° ora, SOS Summer of Sam, Inside man, Clockers, davvero grandissimi film, per citare i miei preferiti), almeno finché non ha trasformato la sua sacrosanta battaglia anti-pregiudizio e antirazzista, in una sorta di ricatto morale ai danni di chi, anche legittimamente, si "dimentica", magari con buone e sacrosante motivazioni di natura stilistico-qualitativa, di premiare,  nelle occasioni ufficiali, opere inerenti la causa "black", magari di provenienza dalla factory del celebre regista/produttore: quasi un ricatto morale per un regista innegabilmente impegnato verso una causa assai legittima e doverosa, ma che talvolta e sempre più di recente ha oltrepassato, a mio giudizio, ogni ragionevolezza di denuncia, favorendo il proliferare di polemiche spesso sterili, se non ottuse. E se non fosse che, nel premiare un pò tutti, ci si è dimenticati del film a mio giudizio (ma non solo mio) più potente, più importante, più maturo e riuscito di tutto il festical: EN GUERRE, del gran regista francese Stephane Brizé, rimasto completamente ed inverosimilmente a bocca asciutta, avrei potuto dire che si sarebbe trattato di una edizione perfetta. 

 Nessun testo alternativo automatico disponibile.

le pagelle dell'edizione quotidiana ormai storica della rivista di cinema "Le film francais", appuntamento fisso per conoscere le reazioni della critica

BREVE STORIA DI UN CINEPHILE:

Ho iniziato a frequentare le sale del Festival ben 23 anni orsono, quando (era il 1995), entrai per la mia prima volta nella prestigiosa sala Lumière a vedere "Partie de campagne", film muto di Renoir restaurato in occasione della abituale rassegna Cannes Classic: fui letteralmente "raccolto tra la folla", scelto perché in quel momento indossavo un abito abbastanza elegante, e la sala non era piena come desiderato, e pertanto necessitava riempirla: onoratissimo di averlo fatto. Dall'anno successivo cominciai a seguire assiduamente, da spettatore pagante, la prestigiosa Quinzaine des Réalisateurs, che proprio quest'anno - lei come pure il sottoscritto fra pochissimo - ha compiuto i suoi primi 50 anni.

Ricordo ancora l'emozione del primo accesso al Palais Croisette (ex Palais Stephanie, ex Noga Hilton), e quel film semisconosciuto ungherese (penso che qui nel nostro sito nemmeno esista la scheda a tal proposito) di Peter Gothar, Vaska l'arsouille: un delirio visivo di grande impatto emotivo che mi convinse, da quel momento, a non abbandonare mai più la prestigiosa rassegna sessantottina nata per dare voce agli autori giovani, e permettere al pubblico indistinto di prendervi parte, rinunciando alla cerimonia e alla ufficialità composta e pregiudizievole del tappeto rosso.

Da quattro anni a questa parte seguo l'intero festival (o quasi), tramite lapartecipazione a "Cannes Cinéphiles", una sezione ufficiale che la città del cinema ha voluto offrire a tutti i cittadini, francesi e non (ma è necessario almeno masticare un poco di lingua francese, per potervi accedere con cognizione di causa), la possibilità di condividere con un giorno di ritardo, i film delle varie rassegne, in cinema periferici posti in varie zone di Cannes.

Una bella opportunità, tra l'altro completamente gratuita, offerta a tutti coloro che dimostrino di essere iscritti o di far parte di club di cinema d'essai, cineforum, cinemateche, e altre organizzazioni culturali affini.

IL MIO FESTIVAL DI CANNES 2018:

55 i film da me visti in 9 giorni di festival, che spaziano dal Concorso, al Certain Regars, alla Semaine de la Critique, alla Quinzaine des Réalisaterus.

Inoltre Cannes Cinéphilesintegra le già abbondanti proposte con altre rassegne, come ACID (rassegna sul cinema indipendente), CINEMA DES ANTIPODES (rassegna sul cinema australiano e neozelandese), Ecran Juniors (cinema incentrato su tematiche giovanili), Visions sociales.

E l'emozione di iniziare con Mean Streets, nato proprio all Quinzaine nel lontanoi 1974, e presentato con la leggenda Martin Scorsese in sala, intervistato da quattro discepoli emozionati ed in visibilio come Jacques Audiard, Bertrand Bonello, Cedrick Clapisch e Eva Zlotowski, non ha davvero prezzo

L'immagine può contenere: 5 persone, persone che sorridono, matrimonio e vestito elegante

Martin Scorsese tra le ovazioni di una sala stracolma, circondato da quattro angeli transalpini come Audiard, Bonello, Klapisch, Zlotowski.

Ecco qui di seguito la mia personale classifica di gradimento inerente quasi tutte le opere del Concorso. Capita infatti tutti gli anni che, per diverse ragioni, Cannes Cinéphiles non riesca ad accaparrarsi tutti i film di tutte le rassegne; quest'anno mancavano all'appello le opere del grande vecchio Godard, della regista libanese di Caramel, Nadine Labaki, e l'opera del maestro turco Nuri Bilge Ceylan; sarebbe mancato anche Spike lee, che tuttavia ho riacciuffato l'ultimo giorno in occasione della "reprise" di alcuni titoli. Per ognuno dei film, cliccando sul titolo, potrete accedere direttamente alla recensione, scritta un pò di fretta, ma con gran passione, direttamente dal cellulare, in piedi, nella mezz'ora di coda che distnziava un film dal successivo.

locandina

At War (2018): locandina

locandina

Three Faces (2018): locandina

Ecco le mie preferenze in ordine dal migliore (il voto è espresso in misura da 1 a 10, ma è facilmente comparabile con le consuete stelline):
- AT WAR (En guerre) di Stephane Brizé - voto 9
- THREE FACES di Jafar Panahi - voto 8,5
- SHOPLIFTERS di Hirokazu Kore-eda- voto 8,5

locandina

Dogman (2018): locandina

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Cold War (2018): locandina

- DOGMAN di Matteo Garrone - voto 8
- COLD WAR di Pavel Pawlikowski- voto 8
- BURNING di Lee Chang-dong - voto 8
- AS IS PUREST WHITE di Jia Zang-ke - voto 7,5
- LAZZARO FELICE di Alice Rohrwacher - voto 7,5

locandina

Burning (2018): locandina

locandina

Ash is Purest White (2018): locandina

- PLAIRE, AIMER ET COURIR VITE - di Christophe Honoré - voto 7
- UN COUTEAU DANS LE COEUR di Yann Gonzales - voto 7
- UNDER THE SILVER LAKE - di David Robert Mitchell - voto 7

locandina

Un couteau dans le coeur (2018): locandina

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Under the Silver Lake (2018): locandina

- LETO - di Kirill Serebrennikov - voto 6,5
- YOMEDDINE - di A.B. Shawki - voto 6
- AYKA di Sergey Dvorsevoy - voto 6
- BLACKKKLANSMAN di Spike Lee - voto 4

locandina

Ayka (2018): locandina

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BlacKkKlansman (2018): locandina

- ASAKO I & II - di Ryusuche Hamaguchi - voto 4
- EVERYBODY KNOWS - di Asghar Farhadi - voto 3
- LES FILLES DU SOLEIL - di Eva Hudson - voto 2

 

Bei film al Concorso, come dimostrano i voti, tutti ben oltre la sufficienza, con solo due pellicole veramente brutte o sbagliate (Farhadi e Husson)

Ecco invece gli altri film visti nelle ulteriori categorie o rassegne:  

UN CERTAIN REGARD (in ordine cronologica di visione):

locandina

Donbass (2018): locandina

locandina

Murder Me, Monster (2018): locandina

DONBASS di Sergei Loznitsa - voto 8

A genoux les gars (Sextape) di Antoine Desrosières - voto 4

EL ANGEL di Luis Ortega - voto 7,5

GIRL di Lukas Dhont - voto 5 - CAMERA D'OR 2018

MON TISSU PREFERE di Gaya Jiji - voto 4

MANTO di Nandita Das - voto 4

THE HARVESTERS (Les Moisonneurs) di Etienne Kallos - voto 7

EUFORIA di Valeria Golino - voto 6

MURDER ME, MONSTER di Alejandro Fadel - voto 7

LITTLE TICKETS (Les chatouilles) di Andréa Bescond et Eric Métayer - voto 5

 

SEMAINE DE LA CRITIQUE

locandina

Chris the Swiss (2018): locandina

locandina

Sauvage (2018): locandina

ONE DAY di Zsòfia Szilàgyl - voto 6

SAUVAGE di Camille Vidal-Naquet - voto 6

SHEHERAZADE di  Jean-Bernard Marlin - voto 6

WILDLIFE di Paul Dano - voto 7

CHRIS THE SWISS di Anja Kofmel - voto 8

WOMAN AT WAR di Benedikt Erlingsson - voto 6

NOS BATAILLES (Our struggles) di Guillaume Senez - voto 6

FUGUE di Agnieszka Smoczynska - voto 6

GUY di Alex Lutz - voto 6,5

 

QUINZAINE DES REALISATEURS

locandina

Birds of Passage (2018): locandina

locandina

Mirai (2018): locandina

MEAN STREETS di Martin Scorsese - voto 8

BIRDS OF PASSAGE di Cristina Gallego, Ciro Guerra - voto 8

LES CONFINS DU MONDE di Guillaume Nicloux - voto 6

PETRA di  Jaime Rosales  - voto 7

TERET di Ognjen Glavonic - voto 6

LE MONDE EST A TOI di Romain Gavras - voto 5

BUY ME A GUN (còmprame un revòlver) di Julio Hernandéz Cordón - voto 5

MIRAI di Mamoru Hosoda - voto 7

 

SEANCE SPECIALE

locandina

Ten Years Thailand (2018): locandina

TEN YEARS THAILAND di Apichatpong Weerasethakul, Aditya Assarat, Wisit Sasanatieng, Chulayarnon Sriphol - voto 7

O GRANDE CIRCO MISTICO di Carlos Diegues - voto 6

MARIO di Marcel Gisler - voto 5

 

SEANCE DE MINUIT

locandina

Whitney (2018): locandina

ARCTIC di Joe Penna - voto 6

WHITNEY di Kevin Macdonald - voto 5

 

FUORI CONCORSO

SOLO - A STAR WARS STORY  di Ron Howard - voto 4

locandina

Solo - A Star Wars Story (2018): locandina

 

CINEMA DES ANTIPODES

THAT'S NOT ME di Gregory Erdstein - voto 5

 

 

 

 

 

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