Continua il nostro percorso alla scoperta dei titoli in concorso al 71mo Festival di Cannes. Tra i film presi in considerazione in questo capitolo troviamo soprattutto Dogman del nostro Matteo Garrone, le cui dichiarazioni sembrano fornire risposta anche alle polemiche con strascichi giudiziari degli ultimi giorni (la pellicola ha corso il rischio di essere sequestrata a pochissimi giorni dalla sua prima proiezione).
12. BLACKKKLANSMAN (Spike Lee) - EXCL.
Dal genio visionario di Spike Lee arriva l'incredibile e vera storia di un eroe americano. Sono i primi anni Settanta, un periodo di grandi sconvolgimenti sociali mentre negli Stati Uniti infuria la lotta per i diritti civili. Ron Stallworth (John David Washington) è il primo detective afroamericano del dipartimento di polizia di Colorado Springs, ma il suo arrivo è accolto con scetticismo ed ostilità dai membri di tutte le sezioni del dipartimento. Imperterrito, Stallworth decide di farsi un nome e di fare la differenza nella sua comunità. Si imbarca quindi in una missione molto pericolosa: infiltrarsi nel Ku Klux Klan ed esporne i crimini. Fingendosi un estremista razzista, Stallworth contatta il gruppo e presto penetra all’interno della sua cerchia più ristretta. Coltiva anche una relazione con il Gran Maestro del Klan, David Duke (Topher Grace), che elogia l'impegno di Ron ai fini del progresso dell'America Bianca. Man mano che l'indagine sotto copertura procede, diventando sempre più complessa, il collega di Stallworth, Flip Zimmerman (Adam Driver), partecipa insieme a Ron agli incontri privati con membri del gruppo razzista, vendendo così a conoscenza dei dettagli di un complotto mortale. Stallworth e Zimmerman fanno squadra e uniscono gli sforzi per riuscire a distruggere l'organizzazione il cui vero obiettivo è modificare la propria retorica violenta per ottenere il consenso della massa.
Prodotto dal team dietro al successo di Scappa - Get Out, BlacKkKlansman offre un'analisi inflessibile delle vere relazioni razziali dell'America degli anni Settanta, utile per capire il tumultuoso mondo di oggi.
Il pressbook fornito al nomento non contiene né note di regia né note di produzione.
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13. ASAKO (Ryusuke Hamaguchi) - EXCL.
Diretto da Ryusuke Hamaguchi e sceneggiato dallo stesso con Sachiko Tanaka, Asako (I & II) si basa sull'omonimo romanzo di Tomoka Shibasaki e racconta la storia di Asako, una giovane il cui primo amore un giorno scompare misteriosamente. Due anni dopo essere rimasta sola, Asako incontra il perfetto sosia di colui che amava e inevitabilmente viene da lui affascinata, prima di scoprire di avere a che fare con qualcuno di molto diverso.
«Personalmente non conosco nessun altro romanzo così avvincente come Asako nel descrivere come innamorarsi sia una forza mistica simile alla magia o alla maledizione. Una volta che ho finito di leggerlo, ho avuto l'idea di realizzarne un film: per fortuna, quel desiderio è divenuto realtà cercando di rimanere più fedele al lavoro della scrittrice, che fa convivere in maniera quasi naturale la minuziosa descrizione della vita quotidiana e l'incedere improvviso di eventi assurdi. Il personaggio di Baku/Ruohei, il primo amore che scompare e poi "ritorna", può essere visto come il simbolo della dicotomia inaspettato/routine ed è stato reso credibile grazie alla bravura di Masahiro Higashide, un attore di straordinaria bellezza in grado di emanare gentilezza, onestà e mistero.
Il film segue un arco temporale di quasi dieci anni e scriverlo mi ha permesso di inserirvi argomenti di attualità come ad esempio il disastro causato dal terremoto del 2011 in Giappone. Credo fosse essenziale, nello spirito del romanzo, mescolare quotidiano e straordinario: la routine in cui viviamo è semplicemente quella del "come sempre" del dopo disastro. Il disastro ha gettato luce su una fondamentale verità: ogni giorno è differente dal precedente. Nondimeno, la società giapponese nel suo complesso ha insistito affinché tutto andasse avanti come sempre, rinchiudendosi in un "ieri era più o meno come oggi e domani potrebbe essere come oggi". Nessuno in Giappone sopporterebbe un mondo senza un "come sempre". Ovviamente, è difficile separare chiaramente l'ordinario dallo straordinario.
La gente si meraviglia di poter vivere senza sapere cosa accadrà domani. Gli innamorati di Asako (I & II) rappresentano a pieno tale condizione. Il comportamento di Asako alla fine del film sarà del tutto scioccante per il pubblico. La maggior parte degli spettatori potrebbe condividere la rabbia di Ryohei o di Maya, l'amica di Asako. Anch'io, da lettore, sono rimasto sotto shock ma poi mi sono chiesto "chi sarebbe mai capace di vivere come lei?".
Asako è una persona molto coerente e ragionevole. Questo è possibile perché, quando si confronta con ciò che per lei è importante "nel momento", può prendere sempre una decisione senza riflettere e agire di conseguenza. Lei è in grado di rispettare i propri sentimenti senza alcun dubbio anche se ciò significa essere fortemente criticata dalla società circostante. Potrebbe sembrare forte ma credo che sia il vero fondamento su cui costruire una relazione duratura con qualcuno. Senza il rispetto per i propri sentimenti non si può intrattenere legami con nessuno. Asako lo capisce senza troppi ragionamenti. E come lei anche Erika Karata, l'attrice che la interpreta, non ha bisogno di alcuna spiegazione.»
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14. AT WAR (Stephane Brizée)
Diretto da Stéphane Brizé e sceneggiato dallo stesso con Olivier Gorce, At War racconta della guerra tra gli operai e i dirigenti di una fabbrica in chiusura. Tutto ha inizio quando, nonostante i pesanti sacrifici economici da parte dei dipendenti e un profitto da record, i dirigenti della Perin, nota nel settore delle forniture automobilistiche e affiliata a una multinazionale tedesca, decidono la chiusura totale della filiale. Dopo la violazione di ogni accordo e le promesse non rispettate, i 1100 dipendenti del siti, guidati dal loro portavoce Laurent Amédéo, decidono di opporsi alla decisione e di tentare la qualsiasi pur di salvare il loro posto di lavoro.
«At War nasce dal desiderio di capire cosa si cela dietro le immagini dei mass media, che quasi quotidianamente diventano testimoni delle violenza che può sorgere durante i cosiddetti scontri sociali. Cosa accede prima che essa scoppi? Quale percorso porta a tale esplosione di rabbia? La rabbia che spesso vediamo è alimentata dall'umiliazione e dalla disperazione accumulate durante settimane di lotta tra forze sproporzionate. At War è stato pensato come un'epopea romantica che si nutre della realtà che ci circonda. Gira intorno alla descrizione di un meccanismo economico che, tipico del XXI secolo, ignora l'essere umano esasperandone la rabbia, rabbia che nella mia storia è incarnata in particolare da un rappresentante sindacale che, al di là di ogni retorica politica, ha semplicemente il bisogno di essere la voce dell'indignazione e della sofferenza dei suoi colleghi. La sua sfida è la stessa di quella degli altri 1100 dipendente: rifiutarsi di essere privato di un lavoro che consente a una società di guadagnare ancora più denaro di quanto già guadagni, dal momento che questa ha chiesto ai dipendenti di fare grossi sacrifici in cambio della difesa del loro stesso posto. Chiunque di noi abbia visto un telegiornale sa che stiamo parlando di una situazione oramai diffusa. La Perrin, l'azienda al centro della disputa, potrebbe benissimo chiamarsi Goodyear, Continental, Allia, Ecopla, Whirpool e così via, tutti casi di multinazionali i cui tagli secondo gli esperti e le analisi non nascono da difficoltà economiche effettive o da minacce per la competitività».
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15. UNDER THE SILVER LAKE (David Robert Mitchell) - EXCL.
Diretto e sceneggiato da David Robert Mitchell, Under the Silver Lake racconta la storia di Sam, un trentatreenne di Los Angeles che, senza lavoro, sogna la celebrità. Quando Sarah, una giovane ed enigmatica vicina, scompare improvvisamente, Sam inizia le sua personale ricerca e intraprende un'ossessiva indagine surreale per tutta la città. Sarà così che si immergerà nelle profondità della Città degli Angeli, dove troverà chiarimenti su sparizioni e misteriosi omicidi muovendosi tra scandali e cospirazioni.
«Under the Silver Lake parla del significato nascosto delle cose che ci stanno a cuore: i film, la musica e le riviste che modellano la nostra cultura. La "cultura pop" è oramai la sola cultura dominante, un lago dove facciamo tutti il bagno. Alcune cose però accadono a nostra insaputa, sotto la superficie dell'acqua. Il film racconta la storia di un giovane uomo insoddisfatto che trattiene il respiro per fare una nuotata nelle oscure acque del lago.
Sam, 33 anni, vive a Los Angeles e desidera una vita più significativa, una di quelle di cui si scrive sui giornali o di cui si parla in televisione. Sam non è altro che il riflesso di ognuno di noi: crede di essere un grande e vuole che il mondo si accorga di quanto sia speciale. Grazie alla sua intelligenza, potrebbe lavorare e vivere bene ma non è quello che vuole. Sam è senza lavoro, la sua macchina è stata sequestrata e lui è sul punto di essere sfrattato dal suo appartamento. Come molti giovani, si sente speciale e importante, anche se nessuno è capace di notarlo. Piuttosto che un volgare lavoro di routine, sceglie di abbandonare tutto: preferisce vedere la sua esistenza consumarsi piuttosto che perire lentamente e banalmente. Appartiene a quella nuova generazione che ha capito che le opportunità promesse non necessariamente devono diventare realtà: non tutti possono diventare presidente, non tutti sono importanti».
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16. BURNING (Chang-Dong Lee) - EXCL.
Diretto da Chang-dong Lee e sceneggiato dallo stesso con Jungmi Oh a partire da una storia breve di Haruki Murakami, Burning racconta di Jongsu, un fattorino che, fuori per lavoro, si imbatte in Haemi, una ragazza che una volta viveva nel suo quartiere. Haemi gli chiede se gli dispiacerebbe prendersi cura del suo gatto mentre lei è via per un viaggio in Africa. Al suo ritorno, Haemi gli presenta poi un enigmatico giovane di nome Ben, che ha incontrato durante il suo viaggio. E un giorno Ben racconta a Jongsu del suo passatempo più insolito (e pericoloso)...
«La storia di Murakami mi ha spinto a concentrarmi su una realtà contemporanea: la rabbia che provano i giovani d'oggi. Sembra che i giovani di tutto il mondo, indipendentemente dalla nazionalità, religione o status sociale, siano arrabbiati per vari motivi. La loro rabbia è un problema particolarmente urgente da risolvere. Anche i giovani coreani stanno vivendo un momento difficile a causa della disoccupazione non vedendo alcuna speranza nel presente e nessun miglioramento nel futuro. Incapaci di identificare il vero bersaglio verso cui dirigere la loro rabbia, si sentono impotenti. Nonostante il mondo sembri diventato sempre più sofisticato e adatto, un posto all'apparenza perfettamente funzionante, per molti giovani è come se fosse un grande puzzle da risolvere di fronte a cui sentirsi inutili, impotenti. O svogliati, come il protagonista della storia di Murakami, il cui interesse viene risvegliato solo dal mistero.
Curiosamente, la storia di Murakami ha lo stesso titolo di un racconto di William Faulkner, un racconto che parla davvero di rabbia. Quindi, in qualche modo è come se il mio film si basasse sul lavoro di Murakami e fosse in qualche modo collegato all'universo di Faulkner, in cui si racconta di un uomo e della sua rabbia contro la vita e il mondo e si descrive il senso di colpa che suo figlio prova per l'incendio di cui è responsabile il genitore. Diversamente dalla storia di Faulkner, quella di Murakami è la vicenda di un uomo che va in giro a bruciare fienili per divertimento. Il fienile di Murakami è una metafora piuttosto che un oggetto tangibile. Quello di Faulkner invece rappresenta la realtà stessa verso cui è diretta la rabbia del padre».
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17. DOGMAN (Matteo Garrone) - EXCL.
Diretto da Matteo Garrone e sceneggiato dallo stesso con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, Dogman racconta la storia di Marcello, un toelettatore per cani discreto e apprezzato da tutti che, in una periferia dimenticata da Dio, vede tornare dalla prigione l'amico Simoncino, un ex pugile dipendente dalla cocaina che in breve tempo minaccia e ricatta la gente del posto. Dapprima fiducioso, Marcello si lascia trascinare suo malgrado nella spirale criminale di Simoncino. Quando però conosce il tradimento e l'abbandono, in lui matura il desiderio di una feroce vendetta.
«Dogman è un film che si ispira liberamente ad un fatto di cronaca nera accaduto trent'anni fa (la vicenda del Canaro), ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti.
Come è accaduto con i miei precedenti film, anche alla base di Dogman c'è un'immagine: quella di alcuni cani che, rinchiusi in una gabbia, assistono come testimoni all'esplosione della bestialità umana... è stata la prima immagine che mi è venuta in mente per Dogman, un film che con il tempo è cambiato insieme a me, diventando sempre qualcosa di nuovo e di diverso. Alcune delle idee originali sono sopravvissute, altre invece no. A mio avviso, non è cambiato però il cuore della storia che volevo raccontare: Dogman non è solo un film di vendetta anche se la vendetta, che sarebbe meglio però chiamare liberazione, gioca un ruolo importante e non è solo una variazione sul tema dell'eterna lotta tra i deboli e i forti. Al contrario, è un film che, attraverso una storia estrema, ci pone di fronte a qualcosa che riguarda tutti noi: alle conseguenze delle scelte che facciamo ogni giorno per sopravvivere, ai sì che diciamo e che ci portano a non poter più dire no, al divario tra chi siamo e chi pensiamo di essere. Interrogandosi su noi stessi, su un uomo che ha perso la sua innocenza, Dogman acquista un valore universale, etico e non moralista: ecco anche perché voglio sottolineare quanto sia distante con la notizia che lo ha liberamente ispirato. Tutto è stato trasfigurato, a partire dai luoghi, dai personaggi e dalle loro psicologie».
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3. CONTINUA
* Si ringrazia per i materiali Focus Features, Universal Pictures Italia, MK2 Film Sales, Diaphana Films, Le Pacte, A24, Finecut, Art House Films, 01 Distribution, Hanway Films.
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