La cultura "lusofona", ovvero lusitana, ha trovato da anni uno strumento come il cinema, per celebrarne o almeno descriverne le svariate caratteristiche. Legate, queste ultime, non solo alla cultura portoghese e brasiliana, ma altresì a quella di altri paesi, isole e stati sparsi tra Africa e America Latina, frutto delle conquiste coloniali di uno dei paesi per eccellenza più voltati alle conquiste via mare del passato.
La 20esima settimana, che il Cinema Mercury di Place Garibaldi a Nizza (e così pure altre e a me note sale d'essai della Costa Azzurra) consacra al cinema proveniente da quelle svariate regioni del globo, sta a significare il ventesimo anno che caratterizza una manifestazione divenuta un appuntamento fisso, grazie anche alla variegata e qualitativamente ottima produzione cinematografica che caratterizza, di anno in anno, le produzioni incentrate territorialmente e culturalmente, su tutto ciò che è la tradizione "lusitana" nel mondo.
La regista francese Laurence Ferreira Borbosa presenta il suo film al cinéma Mercury di Nizza, aprendo la 20° Settimana du Cinéma Lusophone.
Il cinema ha molti meriti, e fra questi la possibilità di consentire allo spettatore che lo segue con una certa assiduità, di viaggiare virtualmente, ma non senza emozioni concrete, attraverso le regioni ed i territori epicentro delle storie che via via caratterizzano le varie pellicole.
I festival, specie se seguiti da vicino come mi capita da qualche anno assieme ad altri amici di questo sito, sono in grado di regalarci spesso queste magie tutt'altro che astratte, questi giri del mondo tutt'altro che semplicemente virtuali, in grado al contrario di farci spesso percepire il senso di autenticità di una tradizione sempre differente, e che nessuna globalizzazione potrà mai del tutto cancellare.
La carrellata di film che hanno caratterizzato questa 20esima edizione, è molto valida, e la maggior parte dei film era già stata da me visionata presso alcuni importanti festival che hanno preceduto questa manifestazione.
Qui sotto ne trovate indicazione, mentre se cliccate sui vari titoli della rassegna, potrete accedere alle recensioni complete delle varie belle pellicole. Buona lettura.
la brochure con i film che compongono la rassegna.
Per la regia della sensibile e volitiva regista francese (ma con evidenti già dal cognome origini portoghesi), Laurence Ferreira Barbosa, Tous les reves du monde riesce a tracciare un lucido ritratto di tarda adolescenza, immedesimandosi nelle gesta, e nei piccoli grandi ed umanissimi fallimenti della sensibile Pamela, eroina di tutti i giorni nella quale è impossibile non immedesimarsi tornando a rivivere un periodo quasi sempre travagliato – per emozioni ed esperienze formative fondamentali – come quello dell’adolescenza. VOTO ***1/2
La Troika mette in ginocchio e purga l'Europa dei poveri e degli inetti. Su questi ultimi grava anche la minaccia di un recupero crediti svolto con sistemi disumani. Jorge ha il fisico per farlo, ma non la predisposizione caratteriale. VOTO ***
CARTAS DA GUERRA - LETTERS FROM WAR
Un mix molto riuscito di cinema raccontato, ovvero narrato e filmato come una sorta di documentario che lascia spazio ad una fitta narrazione fuori campo, ove l’immagine si fonde al racconto con pregevole alternanza e a volte nella contemporaneità di gesti e parole perfettamente integrati, in grado di rendere in capo allo spettatore, lo sconcerto spettrale dell’azione bellica sulle vittime, quasi sempre innocenti, e la poetica di una natura circostante pressoché immacolata, testimone e teatro scenico incolpevole, dalla bellezza disarmante e superiore. VOTO ****
MENINA "Mi chiamo Luisa Palmeira e ho dieci anni. In famiglia, sono tutti portoghesi, ma io non sono come loro: io sono francese; infatti non faccio errori quando parlo. Mia madre è più bella di Marilyn Monroe, tranne quando mette gli occhiali. Mio padre ha una moto rossa, e mi lascia vincere a braccio di ferro. L'altro giorno lui mi ha detto che morirà. Ma io non gli credo; stava scherzando".
Cristina Pinheiro, al suo esordio nel lungometraggio, dirige con uno stile disincantato che, senza nulla togliere alla drammaticità di una condizione di immigrati in cerca di integrazione che caratterizza la nostra famiglia protagonista, lascia spazio anche all'ironia e ad un soffio vitale e frizzante di vita che si fa ancor più schietto quando filtrato attraverso lo sguardo sognante e fantasioso del punto di vista adolescenziale, arguto, innocente, puro e possibilista della tenera "menina". VOTO ***
Quando mancano ormai una manciata di film ancora da visionare, A FABRICA DE NADA del portoghese Pablo Pinho si segnala, salvo sorprese dell'ultimo momento, come il miglior film incontrastato della sezione principale, posizionandosi almeno una spanna sopra ogni altro concorrente. Confidiamo nella lungimiranza di Larrain-presidente. VOTO ****1/2
L'assenza di punti saldi, di basi affettive cui poggiarsi per costruirsi un carattere ed un avvenire, rendono disperato il percorso nell'adolescenza di un giovane costretto a mantenere la propria famiglia ridotta quasi all'indigenza. Teixeira filma la realtà senza regalarci illusioni e puntando sullo sguardo profondo e liquido del gran protagonista. VOTO ***1/2
“Anche i ricchi piangono”, titolava una notissima telenovelas brasiliana.
E' proprio il caso di dirlo anche qui con CASA GRANDE, un buon film brasiliano dell'esordiente Felipe Barbosa, film che all'ultimo Sundance Festival ha ottenuto dei buoni riscontri critici.
Epicentro di una vicenda familiare di declino economico e morale, una ricca famiglia della classe economicamente più abbiente di Rio De Janeiro, una delle città dove più di ogni altra la mondo ricchezza ostentata e povertà si ritrovano a vivere una di fianco all'altra, la prima tra i grattacieli o le ville hollywoodiane mantenute da servitori e aiutanti, la seconda costretta a convivere in megalopoli fatiscenti fatte di baracche e ruderi desolati ed instabili arroccati sulle montagne circostanti che degradano spericolate e in modo rocambolesco verso la sabbia dorata ed impalpabile di Copacabana e Ipanema.
La descrizione accurata e drammatica di una caduta senza fine: questo è Casa Grande, un esordio considerevole che ci spinge a tener d'occhio il suo giovane e promettente autore. VOTO ****
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