Prendete l’ultima serie che ho visto. The Marvelous Mrs Maisel. L’ho finita ieri notte, sono 8 episodi, più o meno ci ho messo una settimana, rubando ore al sonno a notte fonda (l’ho già detto e lo ridirò, vedere una serie assomiglia più a leggere un libro che a vedere un film). Più o meno sono 450 minuti, più o meno 7 ore e mezza, più o meno la durata di 5 film. È ambientata alla fine degli anni ’50. Mrs Maisel è una giovane donna ebrea di buona famiglia, madre di due figli, carina e perfetta. Il marito la tradisce e la molla, ma lei non si lascia affatto andare e prova nuove strade. tra le quali esplorare la sua vena comica. In sostanza scopre se stessa, compie un percorso d’indipendenza, si emancipa. Allontanandosi dai cliché familiari diventa davvero fantastica, spiritosa, caustica, intelligente.
Prima di questa c’è stata The Deuce - La via del porno: anni ’70, New York. E qui è una prostituta - interpretata da Maggie Gyllenhall - a scoprire, paradossalmente attraverso la nascita del porno, la propria strada d’uscita, la propria emancipazione. Prima ancora The Crown, la storia - davvero ammirevolmente curata - della Regina Elisabetta. E prima Glow, una storia di ragazze-wrestler di nuovo negli anni ’70, ma a New York. Per non parlare di The Handmaid’s Tale, la serie dispotica in cui le donne ancora in grado di riprodursi sono praticamente condannate alla schiavitù.
Ho provato a mettere in fila le serie che ho guardato l’anno scorso. L’ho fatto per rispondere al sondaggio lanciato da Supadany sulle pagine del sito per festeggiare il bilancio del primo anno pieno in cui FilmTv.it si è aperto alle serie. Un sondaggio che chiede partecipazione (alla quale vi invito) per provare a votare le migliori serie (o stagioni) dello scorso anno.
È stato così che ho ripensato a una cosa alla quale avevo già pensato in precedenza, ma che si è fatta ancor più chiara mettendo in ordine i pensieri. Perché, ammettiamolo, le serie finora sono oggetti di intrattenimento, a volte ottimo e qualificato intrattenimento. Anzi, meraviglioso intrattenimento - proprio come Mrs Maisel - ma pur sempre intrattenimento, al pari del cinema di genere. E se devo trovare un valore ricorrente a queste opere così diverse tra loro - e questo non vuol dire che già di per sé la qualità dell'intrattenimento non sia un valore, badate bene - è il farsi veicolo di un messaggio femminista. Sarebbe bello provare a fare una statistica, ma mi pare che le nuove serie degli anni 2010, rispetto ai film, diano un enorme spazio ai personaggi femminili e trasmettano, a volte in maniera superba, nuove figure femminili, nuovi modelli. Per nulla scontati e in tutto diversi da quelli dominanti.
In molti potrebbero pensare che il motivo risieda nel marketing: magari - direte voi - chi le produce sa che il pubblico è nella maggioranza composto da donne. Io non lo credo: al sondaggio di Supadany hanno risposto soprattutto maschi. E non hanno necessariamente messo in testa, nelle loro personali scale di valori, serie che hanno protagonisti maschili.
Credo - mi auguro - che questa sia una rivoluzione culturale in atto e che veicolare questo messaggio sia uno dei principali bisogni della nostra società. E penso che da un punto di vista socio-antropologico ci sia molto da osservare in tutto ciò.
E intanto, sarà il mio lato femminile, ho scoperto che a me va benissimo immedesimarmi in una donna.
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