
Il delitto perfetto (1954): Alfred Hitchcock
Oggi pare quasi impossibile pensare di affrontare la giornata senza l'utilizzo del cellulare. Eppure è esistito un mondo nel quale il diabolico strumento non era nemmeno immaginabile, e se lo era appariva come qualcosa di fantascientifico e lontanissimo dalla realtà quotidiana. Fino a 30 anni fa l'apparecchio telefonico era qualcosa di fisso, da tenere in casa o utilizzare esclusivamente in ufficio. Quando si telefonava in teleselezione o interurbana c'erano i famigerati scatti che facevano balzare le bollette della SIP (all'epoca unico e solo gestore telefonico) a cifre elevatissime.
Così, quando si chiamava la nonna o la zia, o peggio ancora il fidanzatino conosciuto al mare, si doveva parlare velocemente e cercare di non prolungare troppo le conversazioni per non pagare il surplus. Il telefono era uno strumento condiviso con l'intera famiglia, con la quale spesso sorgevano litigi furibonde proprio per gli orari e le durate delle telefonate.
Mia madre, ad esempio, era una di quelle che spesso e volentieri bruciava il mangiare sui fornelli per le sue chiacchiere al telefono, apparecchio che era posizionato su un apposito mobiletto nel corridoio, sopra il temutissimo centrino. Per averlo in camera, ad età adolescenziale, ho dovuto insistere non poco, ed è stata una conquista non priva di interminabili trattative. Ovviamente la privacy con il telefono antico era cosa fuori discussione: chiunque poteva rispondere al primo trillo e scoprire chi era al di là della cornetta, cosa e chi volesse e perché.
Altri tempi, altre usanze che implicavano anche un altro tipo di educazione. Fare una telefonata a qualcuno voleva dire prendersi quei minuti da dedicare esclusivamente a quella persona. Non si poteva camminare per la strada o mangiare o fare altro mentre si telefonava, bisognava fermarsi in casa o in una cabina telefonica (e magari in quel caso aspettare il proprio turno se la si trovava occupata) e concentrarsi finalmente solo sulla conversazione.

Il clan dei siciliani (1969): Alain Delon
Il telefono era quindi uno strumento che portava sì lontano, ma rimaneva un punto fisso nella nostra casa al quale ci si poteva dedicare solo quando non c'era altro da fare.
Nessuno era raggiungibile sempre e comunque, il termine “connesso” era sconosciuto, e se si aveva una necessità o una urgenza bisognava raggiungere “il telefono più vicino”, i numeri più importanti venivano memorizzati a vita a furia di girare col dito il disco telefonico e successivamente pigiando i tasti della tastiera.
Quando si chiamava a casa di qualche amico, spesso rispondeva un membro della sua famiglia, e si doveva perciò avere una sorta di educazione comunicativa: salutare, presentarsi, chiedere se era in casa tizio o caio, a seconda di chi rispondeva informarsi sulla sua salute e magari scambiare 2 parole di convenienza.

La scala a chiocciola (1945): Dorothy McGuire
Anche il cinema ovviamente non è rimasto immune al fascino telefonico, rendendolo spesso e volentieri il protagonista di intere trame, oppure caricandolo di responsabilità per la riuscita della storia. In Italia poi, nel periodo fascista, ha avuto l'ardire di battezzare un genere, il così detto periodo dei “telefoni bianchi”, che stava ad indicare pellicole leggere e tutte rivolte alle storie d'amore tra amanti dell'aristocrazia di un periodo che tutto era tranne che leggero. Il telefono che piace di più a me non è però quello bianco delle conversazioni amorose, ma piuttosto quello “giallo”, dei noir, dei thriller se non addirittura dell'horror.

Il terrore corre sul filo (1948): Barbara Stanwyck
Barbara Stanwyck de “Il terrore corre sul filo” di Anatole Litvak, ad esempio, che immobilizzata a letto riceve al telefono da uno sconosciuto la sua condanna a morte. La corsa contro il tempo per rintracciare il marito ed essere salvata è resa possibile solo dal telefono nero che tiene sul comodino. Un noir del 1948 che ancora oggi fa storia nel suo genere.

Il delitto perfetto (1954): Anthony Dawson, Grace Kelly
Alfred Hitchock è stato uno dei maestri nel saper caricare un oggetto di pathos, come non ricordare il telefono di “il delitto perfetto” o de “La finestra sul cortile”? Il telefono è in primo piano, viene quasi sezionato, la macchina da presa gli gira in torno, non lo perde mai di vista. La cornetta telefonica diventa un'arma di salvezza, un'ancora alla quale salvarsi, perde la sua originaria funzione e agli occhi dello spettatore diventa altro.

La finestra sul cortile (1954): James Stewart
L'utilizzo del telefono ha spesso e volentieri aumentato i momenti di pathos: la cornetta stretta tra le mani del protagonista, le labbra vicine al microfono che sussurrano parole chiave per comprendere i risvolti della storia, il filo tagliato che interrompe le comunicazioni e non permette di chiedere aiuto, le dita che intrecciano nervosamente il filo, ci sono tra i primi piani più belli alle attrici più affascinanti con la cornetta del telefono in mano.

Ascensore per il patibolo (1957): Jeanne Moreau
Oggi molte soluzioni narrative sono lasciate più agli sms o alla comunicazioni in chat piuttosto che ai dialoghi, questo sia al cinema che nella realtà, forse la cosa perde di romanticismo ma sono altri tempi...altri oggetti.

La ragazza del peccato (1957): Brigitte Bardot

Che fine ha fatto Baby Jane? (1962): Bette Davis, Joan Crawford
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Bellissimo articolo! Mi è piaciuto molto. Una domanda: ma è un unico articolo o ne hai fatto/pensi di farne altri su gli oggetti che hanno cambiato il loro ruolo nel cinema? Se sì hai una lettrice assicurata!
Grazie! Sì, pensavo di fare una piccola rubrica legata proprio agli oggetti e ai costumi che sono cambiati (modificati) negli anni e che il cinema ci mostra con i film più vecchi. Mi fa molto piacere averti incuriosita così tanto. Grazie ancora.
Non vedo l'ora :-D
Bella idea Ale, un salto nel passato con gli aneddoti, personali o meno, che poi appartengono a ognuno di noi con almeno 30/40 anni di vita alle spalle e anche ottima selezione dei contributi: complimenti!
Pensa che mi capita spesso di vedere film - ovviamente più recenti di quelli citati da te, altrimenti sarei un "fessacchiotto" :D - e di chiedermi, pensando a un personaggio, "ma dai, perché non usi il cellulare e risolvi tutti i tuoi problemi?" e poi capisco che non è possibile in quanto non ancora inventato o di comune uso.
Eh già, i tempi cambiano e il cinema è un ottimo mezzo per analizzarne l'evoluzione o anche solo, e semplicemente, ritrovarsi immersi in congiunture ormai impossibili!
:)
diciamo pure che sto invecchiando :D :D la cosa più difficile (ma poi è anche la più divertente) è quella di trovare le foto con gli oggetti. Il telefono è quello più "facile", e quello che diamo più per scontato. Potevo mettere come titolo "Come si invecchia" :D
Pensa che esisteva un tempo in cui qui, grazie a una taglist, potevi trovare tutti i telefoni che volevi. Sospese temporaneamente, sono finite chissà dove. Sob.
A me manca moltissimo quella funzione...moltissimo :/
Eh già, che ne sanno i 2000 di quando squillava il telefono fisso di casa (che non mostrava di certo il numero dell'interlocutore) e - se si attendeva una chiamata urgente, desiderata o temuta - dire (spesso in coro): "È per me, rispondo io!"... Ciao, miao
Oppure "vai te....tanto è per te!" :D
Hai lasciato fuori "ET telefona casa..." e non lo so se ti perdono... ;)
Quella è una interurbana troppo costosa...non Me la potevo permettere :D scherzo, una dimenticanza imperdonabile, hai ragione :D
Già, è vero: potevi andartene lontano o vicino, ma sempre lontano da quell'utilissimo quanto fastidioso compagno. Quello di adesso si chiama, o si può ancora chiamare "telefono", ma è un oggetto del tutto differente, non tanto perché con esso leggiamo l'orario dei treni, lo usiamo come torcia o mandiamo un contributo su film tv; è differente perché si tratta in tutto e per tutto di una protesi che connota la vita e connota inevitabilmente anche le storie, quelle vere ma anche, per quello che ci interessa, quelle sceneggiate.
Quale escamotage dovrebbe escogitare Spielberg se partorisse "Duel" nel 2018?
L'omino della berlina che gira con la batteria del cellulare scarica, irrimediabilmente scarica?
E che dire dell'ineffabilità del futuro? Per il mondo beyond 2000 si prevedevano auto volanti, cloni e sottocloni. Nessuno ha percepito il peso della comunicazione globale, coatta (in tutti i sensi) e compulsiva. Il cinema, senza sforzo, senza step si è immerso in questo mondo, ma le doti divinatorie non gli appartengono. Meglio così.
analisi che condivido. Il telefono e il suo utilizzo limitato hanno condizionato notevolmente le trame dei film...oggi si devono adeguare e trovare escamotage per soluzioni non così facili come un cellulare permetterebbe. Staremo a vedere cosa si inventeranno...
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