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Il vocabolario dei sentimenti - Ira (1)
di maurri 63
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Buon viaggio, Tony!

Volarono anni corti come giorni.

 

Aeroporto di Capodichino, 1984.

Antonio è lì. Ad osservare gli aerei. Dove l’aria sa di sale. Perché Napoli ha odori diversi, ovunque ti sposti. Anche a noi scazzuoppolilli piace vedere gli aerei atterrare. E’ l’unico punto in cui si respira aria internazionale. Noi, bambini, e Antonio. Paolo l’ha ingaggiato per farci un film: è stato un campione, una volta. Palla lunga e pedalare. Non è Maradona, ovvio. Ma chi lo sarà mai più?

-         Picchia, Tatore!

-         Nun ‘o facite girà!

-         T’o staje perdendo, Schiumma!

Erano queste le voci che sentivo da ragazzo.

Finché non mi si è rotto il ginocchio, ho giocato. Da semi professionista. Il calcio non è solo un gioco. E’ una forma di vita straordinaria: grazie al pallone, so cosa, quando e dove mangiare. Ho il mio stile di vita. E chi l’ha detto che il football sa d’ignoranza? Mi ricordo ‘o panzone: era il nostro allenatore, cattivo e roccioso. Ma pretendeva che ci trovassimo negli spogliatoi  solo dopo aver letto Proust. Rigo a rigo, insegnava più lui lo studio che la mia insegnante di lettere. Va bè, quella è un’altra storia: mi interrogava solo una volta all’anno. Tanto, diceva, tu ne sai più di me.

E poi, per non rinunciare al calcio, ho fatto l’arbitro. Spostamenti, ritiri, sudore prima e dopo. All’epoca, con me c’era Antonella. Come dicevano gli amici? Sì: statt’accorto, chella ti succhia tutto. E poi sul campo non vali niente. Già. Chissà cosa farà adesso. Con il calcio, ho imparato a non lamentarmi mai. E a gestire -  un poco - i miei attacchi di panico (ma questo lo racconterò un’altra volta). Cosa mi disse Nick Hornby? A goal for Arsenal I said goodbye to depression, ho lasciato la mia depressione fuori lo stadio, dopo dieci anni, gridando per un gol dell’Arsenal. Sarebbe impossibile tradire la propria squadra. Tutto, si può cambiare nella vita: religione, marito, moglie, perfino il sesso. Mai la squadra del cuore.

E’ per questo che Antonio è triste: il presidente non lo vuole ingaggiare come mister, almeno in seconda. E lui non è nulla senza la palla ovale. E poi, sa come vincere le partire: con L’uomo in più. Mica come Trapattoni che alterna negli spogliatoi Tchaicovsky e Beethoven. Lui ha studiato: a Coverciano, con Enzo Decaro. Ma quell’ingaggio non l’ha avuto. Forse per questo ha deciso di togliersi la vita.

Quando nasce un gesto di vendetta? Quando non ce la fai più? Quando è l’unica cosa sensata? Basta un’occhiata all’altro Antonio, quello detto Tony. I due Pisapia. Uno suicida. L’altro vendicativo. Tony, il cantante, ha deciso. Uccide il Presidente.

Un gesto d’ira, uno solo, in una vita, che sarà mai? Pure perché a vita ‘e ‘na strunzata.

*****

 La scena con Enzo Decaro è stata tagliata. Ma è visibile su dvd, nella sezione extra.

*****

Chi scrive ha fatto l’arbitro per sette lunghi anni.Prima ha giocato, con alterne fortune, in serie C.

*****

Tony Pisapia sta scontando trenta anni per l’omicidio del presidente della squadra di calcio Napoli. E' detenuto a Poggioreale. Pare si diverta a cucinare pesce agli amici di cella.

*****

Quando vado allo stadio, ancora oggi, guardo il San Paolo pieno e penso ad Antonio Pisapia.

 

 

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