Oggi, per la nostra rubrica, tratteremo il tema della Distopia, tanto caro alla fantascienza contemporanea. Per meglio addentrarci nell'argomento faremo due chiacchiere con lo scrittore e blogger Alex Zaum, redattore della testata "Leggere distopico".
- Ciao Alex e grazie per il tempo che ci concedi. Ma ora spiegaci, visto che molti nostri lettori ne ignorano il significato, cosa indica il termine "distopico".
- Ciao Dave e grazie a te per l’intervista. Distopia è il contrario del più famoso termina utopia, che indica una società desiderabile. Distopia è quindi una società spaventosa, proiettata in un futuro più o meno remoto.
- Qualche esempio letterario e cinematografico che ci consigli per addentrarci nell'argomento?
- Nel genere distopico rientrano sia romanzi come "1984" di Orwell, che immaginano una società grigia e oppressiva, sia romanzi come “Io sono Leggenda” di Matheson, che immaginano una società post-apocalittica. Direi che questi due romanzi, ed i diversi film che ne sono stati tratti, possono bene introdurre questo genere perché ne rappresentano, per certi versi, i due estremi. "1984" è infatti focalizzato sugli impatti sociali di una società distopica, sugli effetti di questa società oscura sulla psicologia delle masse. "Io sono Leggenda" si sofferma, al contrario, sugli effetti della dissoluzione della società contemporanea sulla psiche di un singolo individuo. Tra questi due punti di vista estremi si racchiude il fascino di questo genere.
- Quali sono i tuoi autori preferiti, sia letterari che cinematografici?
- Dipende un po’ dal momento... ritengo che ogni periodo della vita si porti dietro una sensibilità diversa che viene, di volta in volta, intercettata da uno specifico autore. Attualmente, dal punto di vista letterario Stephen King è per me un riferimento dal punto di vista tecnico, mentre in termini di idee Philip K. Dick è irraggiungibile. Nel campo cinematografico, per restare ai registi in vita, trovo imprescindibili per un amante del genere sci-fi Ridley Scott, James Cameron e George Lucas.
- Ma ora parlaci di te. Quanti libri hai scritto?
- Ho scritto un solo romanzo, dal titolo “Memorie di un Cyborg”, con la casa editrice Eden Editori. E’ un romanzo ambientato in un futuro distopico, appunto, ma è anche un giallo. La storia infatti parte da un misterioso furto in una base sotterranea di Johannesburg.
- Gli autori citati ti hanno in qualche modo ispirato?
- Indubbiamente; del resto il cervello umano ragiona per analogie e la scrittura è una sorta di rielaborazione (anche inconsapevole) di idee e suggestioni che si sono lette, viste o sentite. Ma, d’altra parte, è anche vero che "Memorie di un Cyborg" non ha un riferimento preciso. Il bello e il brutto di un esordiente, rispetto ad uno scrittore affermato, credo che sia proprio la sua insicurezza, che si porta dietro una certa innovatività. Quando penso ai miei autori preferiti, non è raro che la prima opera sia anche la più originale, anche se non necessariamente la migliore.
- Come vi è venuta (a te e i tuoi collaboratori) l'idea di una testata sull'argomento distopico?
- L’idea non è stata mia ma delle bravissime Liliana Marchesi e Erika Zini, coadiuvate da Riccardo Muzi e da tanti altri. Con loro ho in comune una passione per questo genere letterario e, più in generale, per la fantascienza. Ho recentemente aperto anche una pagina Facebook che si occupa di un altro degli aspetti più stimolanti di questo genere: i suoi aspetti visivi e concettuali. Perché l’aspetto visivo è parte di quel sense of wonder che caratterizza la fantascienza. La pagina si chiama "Scifi Pop Culture". Ma non aggiungo altro, visto che quando si parla delle proprie passioni si rischia facilmente di diventare prolissi.
- Nella vita che tipo sei?
- Ho scelto di separare la mia vita privata da quella di scrittore e blogger. Alex Zaum è uno pseudonimo, e parte di un progetto pluriennale che ho in mente. Perciò mi perdonerai se non rispondo a questa domanda.
- Figurati eh eh!!!
- Cosa diresti ad un giovane che ti chiede consigli per cominciare a scrivere?
- Ci sarebbero tante cose da dire, ma mi sento di evidenziare un aspetto che talvolta viene scarsamente considerato. Quello che scrivere è un’attività che richiede molta determinazione. A tutti è evidente che girare un film, o realizzare un’illustrazione, è un’attività complessa che necessita di capacità tecniche e mezzi. Ma spesso si sottovaluta la difficoltà di scrivere un romanzo, perché tutti sanno scrivere e hanno i mezzi per farlo. Ma poi, dopo aver iniziato, per un novello scrittore subentrano una serie di difficoltà che solo con una forte determinazione e un una buona dose di autostima si possono superare. Si può avere talento, immaginazione e passione ma poi, senza determinazione, non si va troppo lontano.
- Grazie mille Alex per la chiacchierata. Ciao!
- Ciao Dave!!!
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