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Double Bill
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Offsite screening notturno all’Abertoir Horror Festival, un pullman ci aspetta fuori dall’Art Center e ci trasporta direttamente per le strade di Aberystwyth, cielo grigio scuro, pioggerellina leggera, la gente che inizia il weekend nel solito modo: ubriacandosi. Entriamo nel Ceredigion Museum, un vecchio teatro che all’inizio negli anni trenta era stato trasformato in un cinema (il Coliseum) e che oggi è un museo, luogo ideale per la prima proiezione di stasera, Opera di Dario Argento.

Con una sequenza d’apertura che sembra speculare al luogo dove mi trovo, il film ripercorrere le ossessioni del regista e aggiunge un nuovo feticismo per i moderni strumenti di riproduzione digitale (equalizzatori, mangianastri, lettori cd) con tutta una serie di dettagli di manopole, pulsanti e luci, colpendo ancora duro con le variazioni sadiche della cura Ludovico e quegli spilli per non farti chiudere le palpebre te li senti anche tu davanti agli occhi. Pellicola di transizione nella filmografia di Argento, Opera segna il passaggio verso quella parte della sua carriera che in molti non hanno più apprezzato, il finale sembra avere proprio questa funzione, di mandare tutto a puttane, talmente posticcio e fasullo che il pubblico in sala non può fare altro che ridere a crepapelle.  

Tempo per una birretta e ci spostiamo nell’altro cinema di questa antica cittadina universitaria di mare, il Commodore, un pacchetto di pop corn all’entrata (non so quale è stata l’ultima volta che li ho mangiati in sala), altra pinta in mano (qui si beve ovunque) e mi vado a sedere in una delle poltrone rosse. Il secondo film è Demoni di Lamberto Bava ed è assurdo (o magnificamente calcolato) che anche in questa situazione il cinema sembri speculare a quello maledetto che si vede nel film. Bava esalta l’esplosione di bubboni sanguigni, pelli lacerate, effetti visivi artigianali e divertenti, personaggi stereotipati come voluta carne da macello, la sala cinematografica è un luogo buio di incontri clandestini, rimorchi e sbaciucchiamenti vari, il passaggio di decennio nel genere è segnato dal cambio di musica in soundtrack (dal progressive rock al metal), di costumi e mode (dall’abbigliamento pseudo hippie a quello pseudo punk) e di droghe (da erba/fumo/acidi alla coca). Ci si riusciva ancora all’epoca a divertirsi in questo modo, nel senso più ampio di un cinema che fosse spettacolo per il pubblico, intrattenimento, per farsi una risata o baciarti con la ragazza che ti piaceva.

A me i film invece mi hanno fegato da subito, non questi naturalmente ma altri. La sala è stata sempre un luogo magico, dove le visioni sono letteralmente possibili. Il fascio di luce, le immagini, i suoni, il loro potere. I film ti entrano nella mente. E nel cuore. E’ di questo amore, che a distanza di anni, continuo a scrivere e di tutto quello che ha saputo portare con sé.

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