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All the colors of the giallo, a presentation by Dr. Russ Hunter
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Occhi rossi sul giallo, i miei, per le birre bevute ieri notte, poi oggi pomeriggio l’incontro con il Dr. Russ Hunter, direttamente dalla Northumbria University, mi faccio una pinta proprio prima di entrare, per riequilibrare percezioni e processi mentali e un nome, il suo, che crea link di sperimentazione letteraria, collegandolo con un altro Hunter (S. Thompson), Fear and Loathing in Las Vegas sul comodino di una stanza che ho in una mansarda vicino all’Art Center, luogo di viaggi letterari e colorate esperienze psichiche.

Il giallo visto da uno sguardo critico esterno, come genere cinematografico autoctono, osservato da chi ha studiato meccanismi,  trucchi (e miserie) del nostro cinema, la sera precedente, fra una birra e l’altra, avevo assistito all’incontro con Sergio Martino, credo fossimo gli unici due italiani in sala, il suo inglese non era un granché ma si faceva capire, solo che dopo un po’ si è stancato e ha iniziato a parlare in italiano e insomma si diceva abbastanza stupito di quanto alcuni suoi film fossero stati rivalutati negli ultimi anni, così come molti furono duramente stroncati dalla critica militante alla loro uscita, siamo qui, io e lui, per l’Abertoir Horror Festival, che questo anno è incentrato sul giallo italiano, spiegare come sono arrivato in questi lidi è troppo lungo, ma l’occasione di trovare gente appassionata al nostro cinema in una piccola città gallese di mare (Aberystwyth, per la cronaca) non me la potevo far scappare. C’è una notevole psichedelia in molti dei film di quel periodo, travestita da sperimentalismo, senza dimenticare il tentativo di sfruttare la moda lisergica del tempo, ma qui la cultura dell’acido è ancora viva e vegeta e non lontano da questi luoghi c’è stato il più grande sequestro da parte della polizia di LSD, cioè l’operazione Julie.

Il Dr Hunter inizia a parlare in mezze maniche ma senza mezzi termini, riassumendo per gli ascoltatori come è nato il giallo in Italia, il genere letterario alla fine degli anni venti, pubblicato da Mondadori e, of course, con una copertina del colore del sole. Cinematograficamente parlando, i primi esempi di questo genere, sono stati, sempre seguendo le slide e le parole del Dr. Hunter, La ragazza che sapeva troppo e Sei donne per l’assassino di Bava, si vanno così delineando alcuni di quelli che saranno gli elementi riconoscibili del genre: un testimone involontario di un assassinio che si trasforma in un detective amatoriale, un killer sadico e senza volto, appetiti sessuali kinky e passione feticista per i guanti, traumi infantili che influenzeranno la natura degli omicidi, frammentazioni psichiche, cast internazionali e low budget. Dopo qualche anno sulla scena irrompe Dario Argento codificando definitivamente l’estetica del genere e le sue tematiche, glorificando misoginie dirompenti e squarciamenti in piena libertà creativa, proseguendo su una esaltazione della forma e della tecnica e raggiungendo una potenza visiva senza pari, fregandosene altamente di lucidi razionalismi il regista romano è pura immagine in movimento che insieme alla musica costruisce dimensioni spazio temporali altre, altamente angoscianti, insane e malate e che soprattutto grazie all’aiuto di tecnici molto dotati (che si ritroveranno a lavorare nei progetti più disomogenei) diventeranno archetipi filmici. Hunter si appassiona all’argomento e mostra sequenze tratte da diversi film dell’epoca, dopo Argento quella che lui definisce the land of imitations (e ha ragione) si mostra in tutta la sua voracità, un’esplosione di titoli (su tutti quelli animaleschi che si rifanno alle prime opere di Dario) che cercano di allungare l’onda di questo fenomeno, si arriverà poi all’estremizzazione del sesso e della violenza in pellicole limite che forse anticiperanno un altro genere, lo slasher movie. Hunter finisce di parlare e accanto a lui c’è una bottiglia di J&B mezza svuotata, qualcuno si è dato da fare la notte prima, fra una proiezione e l’altra, poi uno degli organizzatori sale sul palco e dice una parole d’ordine, joy trail, giusto se vuoi un goccio di whisky nel tuo caffè prima di entrare in sala.

 

 

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