



Sisters,
Brothers and the Whities,
Blacks and the Crackers,
Police and Their Backers:
They're All Political Actors...
David Simon, dopo essere entrato nel 1994 nella squadra NBC di “Homicide: Life in the Street” (la prima creazione del Paul Attanasio di “Quiz Show”, “Donnie Brasco”, “House, M.D.”), all'altezza della 2a stag.
-{sceneggiando un soggetto del co-creatore Tom Fontana (“Oz”) e diventando via via sempre più importante (con una singola parentesi relativa a “NYPD Blue” di cui nel 1996 scriverà un ep. della 3a stag.), dalla 4a alla 7a ed ultima (1996-1999), scrivendo prima sceneggiature partendo da soggetti altrui [di Tom Fontana, James Yoshimura (l'altro co-creatore), Barry Levinson etc...], poi suoi soggetti originali (sceneggiati da altri) e infine scrivendo interamente un ep.dall'inizio alla fine (il crossover “SideShow” durante la 9a stag. di “Law & Order”), diventando contemporaneamente a ciò prima story editor e poi finendo col ricoprire il ruolo di produttore}-,
e aver creato, rispettivamente, tutte per HBO, nel 2000, con David Mills, la miniserie “the Corner”, partendo dall'omonima (“the Corner: A Year in the Life of an Inner-City Neighborhood”) inchiesta (non-fiction book) scritta a quattro mani nel 1997 con Ed Burns per il Baltimore Sun, nel 2002, con Ed Burns [e gli altri romanzieri: George Pelecanos, Dennis Lehane, Richard Price (“the Wanderers”, “the Color of Money”, “Life Lessons”, “Clockers”, “the Night Of”)...] per 5 stag. sino al 2008, “the Wire”, la costola mastodontica di “the Corner”, che con “Oz”, “the Sopranos” e “Mad Men” (e “la Meglio Gioventù”,“BoardWalk Empire”, “Six Feet Under”, “Breaking Bad”, “Carnivàle”, “Fargo”...) ha (ri)scritto le regole della Terza Età dell'Oro della serialità televisiva [permettendo al piccolo schermo di raggiungere costantemente e non solo episodicamente (“Berlin AlexanderPlatz”, “Heimat”, “Twin Peaks”) la potenza creativa artistica del cinema e preparandosi all'avvento delle piattaforme on-line], nel 2008, sempre con Ed Burns, la miniserie “Generation Kill”, dall'omonimo memoire sull'invasione U.S.A. dell'Iraq nel 2003 (Iraqi Freedome) scritto l'anno successivo dal giornalista e reporter embedded Evan Wright per Rolling Stone, nel 2010, con Eric Overmyer (e George Pelecanos, James Yoshimura, David Mills...) e per 4 stag., “Treme” (un quartiere di New Orleans), sul post-Katrina, e, nel 2015, con William F. Zorzi (del Baltimore Sun), partendo da un'inchiesta del 1999 di Lisa Belkin del New York Times, “Show Me a Hero”, sul piano di gestione (desegregazione e ricollocazione dei “neri” tra i “bianchi”, a proposito di neighborhoods) dell'edilizia popolare (Gescal e INA Casa) a Yonkers, New York, tra il Bronx e le collinose rive dell'Hudson, a metà anni '80 (l'ennesimo capolavoro),
continua, dai corner di Baltimora ai dintorni e al centro di New York, da Nassiryia e Baghdad alla Louisiana, a tessere la sua ragnatela che ingloba e riproduce e a disegnare la mappa che riscrive e rappresenta il mondo, approdando a “the Deuce”, creato e scritto con George Pelecanos e Richard Price.
La loro (t)ripartizione in fase di sceneggiature degli episodi (coadiuvati in 4 occasioni da altri coautori, spesso romanzieri di crime-fiction e hard-boiled come Lisa Lutz e Megan Abbott) è geometrica ed omogeneamente distribuita lungo il corso della stagione, come si può facilmente osservare dai crediti riportati qui di seguito:
01. “Pilot” - Scritto da David Simon e George Pelecanos e diretto da Michelle MacLaren.
02. “Show and Prove”, scritto da Richard Price e George Pelecanos e diretto da Ernest Dickerson.
03. “the Principle is All”, scritto da David Simon e Richard Price e diretto da James Franco.
04. “I See the Money”, scritto da George Pelecanos e Lisa Lutz e diretto da Alex Hall.
05. “What Kind of Bad?”, scritto da R.Price, W.Ralstone e C.Yakaitis e diretto da Uta Briesewitz.
06. “Why Me?”, scritto da Richard Price e Marc Henry Johnson e diretto da Roxann Dawson.
07. “Au Reservoir”, scritto da David Simon e Megan Abbott e diretto da James Franco.
08. “My Name is Ruby”, scritto da David Simon e George Pelecanos e diretto da Michelle MacLaren.

• Hitchcock-Truffaut (aka Truffle), il carrello in avanti in “Kapò”, lo stantuffare dentro-fuori di un pene in/da una vagina…
“Hai appena spiegato molto bene come l'azione imponga il movimento della cinepresa."
A parte il pilot, illuminato dal giovane messicano Pepe Avila del Pino (“Ozark” e “Quarry”), la fotografia dei restanti 7 ep. è affidata al più “veterano” croato Vanja Cernjul (“Nurse Jackie”, “Bored to Death”, “Orange is the New Black”). Al montaggio si alternano Alex Hall, Kate Sanford e Matthew Booras.




• Puttane, Piedipiatti, Papponi e Picciotti.
“Padri, mariti e papponi sono tutti uguali. Ti amano per ciò che sei, finché non provi ad essere qualcun altro. Se non altro i papponi lo ammettono.”

– le prostitute: Maggie Gyllenhaal (Eileen “Candy” Merrell, che svolge il proprio lavoro rimanendo indipendente e stabilendo il prezzo alle voglie degli altri senza bisogno di un magnaccia che la protegga e ne gestisca i guadagni trattenendo per sé una lauta parte), anche produttrice esecutiva, in "the Deuce" ha messo Anima e Corpo,



Emily Meade (Lori, appena giunta nella Grande Mela dallo sprofondo),

Dominique Fishback (Darlene), consapevole procacciatrice di carne fresca,

Jamie Neumann (Ashley), andata e ritorno, oida (guardo dunque so, conosco, vedo dunque capisco, comprendo: tzh!), andirivieni, ferita (quella sotto l'ascella, non quella tra le gambe), forse lei ce l'ha fatta, ad andarsene davvero...,



Pernell Walker (Ruby),

Andrea-Rachel Parker (Bernice, portata dalla provincia a New York da Darlene),

Kayla Foster (Barbara), Kim Director (Shay), Olivia Luccardi (Melissa), Sepideh Moafi (Loretta);



– i poliziotti: Lawrence Gilliard, Jr. (Chris Alston, “a veteran black cop who hasn't made rank”) e Don Harvey (Danny Flanagan, il collega e compagno di pattuglia di Alston);



– i giornalisti: Natalie Paul (Sandra Washington);






– i civili: James Franco (Vincent e Frankie Martino), sdoppiato, anche produttore esecutivo, in un'interpretazione misurata e pertinente,


Margarita Levieva (Abby Parker, la barista, ex universitaria, dipendente e amante di Vincent),

Chris Bauer (Bobby Dwyer, il cognato di Vincent e Frankie), indimentica-bile/to da "the Wire",

David Krumholtz (Harvey Wasserman, il regista pornografico, mentore di Candy),

Chris Coy [Paul Hendrickson, il barista dipendente di Vincent, avamposto della "scena" omosessuale del (Greenwich) Village (prima della trasmigrazione a Chelsea) nella società newyorkese "normale"],

Anwan Glover (Leon, il gestore della tavola calda), la violenta coscienza morale del film,

Mustafa Shakir (Big Mike, il braccio destro di Vincent), Zoe Kazan (Andrea, la “ex” moglie di Vincent), Amber Skye Noyes (la barista dipendente di Vincent);


– i protettori: Gbenna Akinnagbe (Larry Brown), Gary Carr (C.C.), Tariq Trotter (Reggie Love), Method Man (Rodney), Matthew James Ballinger (Gentle Richie);






– i mafiosi: Michael Rispoli (Rudy Pipilo), Daniel Sauli (Tommy Longo, il braccio destro di Rispoli);


– etc... etc..., sino al cameo, nel finale di stagione, di Clarke Peters (il Fat Curt di “the Corner”, il Detective Lester Freamon di “the Wire” e l'Albert Lambreaux di “Treme”: e ho detto TUTTO: per chi ha assistito alle due/tre precedenti serie capolavoro di Simon, un tuffo al cuore, e una lacrimuccia).



• “In this town...nothing's dirty anymore.”
1969-'71
Film in cartellone in una zona (corner/crossroad) "extra-doganale" (affrancata dai controlli più stringenti della polizia su spaccio e prostituzione) di Time Square, Lower/DownTown Manhattan, precisamente lungo la 42esima Street tra la Settima, l'Ottava e la Nona Avenue e la vecchia BroadWay che, procedendo lungo l'antico tracciato amerindo Lenape (Delaware) del Wickquasgeck Trail, non rispetta la squadrata geometria nord-sud ed est-ovest dell'isola e serpeggia “europea” tra i blocchi degli isolati, cirocondata dallo Stage 48, il Madison Square Garden, l'Empire State Building, l'Hard Rock Cafè, il Rockefeller Center, la Carnegie Hall, il Gershwin Theatre, lo Studio 54 e l'imbocco/sbocco del Lincoln Tunnel, tutto a raggio di braccia, ovvero l'incrocio e il crocevia denominato the Deuce, giurisdizione del 14° (MidTown South Precint) Distretto di Polizia: "Mondo Trasho" di John Waters, "M*A*S*H" di Robert Altman, "l'Uccello dalle Piume di Cristallo" di Dario Argento, "il Conformista" di Bernardo Bertolucci, "Giù la Testa" di Sergio Leone, "Patton" di Franklin J. Schaffner, "the Omega Man" di Boris Sagal...
1971-'72
Film on Screen in Theatre: "Boys in the Sand" di Wakefield Poole con Casey Donovan e "Deep Throat" di Gerard Damiano con Linda Lovelace.
1940-1969-1971
Film al cinema citati nei dialoghi: "Play Misty for Me" di Clint Eastwood, "Straw Dogs" di Sam Peckinpah, "Hair" (il musical di Broadway di G.MacDermot, J.Rado e G.Ragni), "Fantasia" di AA.VV. (Walt Disney)...



• Pale Blue Eyes: But it's truly, truly a sin…
“Il lato tenero di Lou. Chi lo sapeva? Ho visto i Velvet dal vivo, al Max's, in tutta la loro gloria oscura.”
“Shhh… Sto ascoltando…”
La playlist è talmente vasta (un centinaio, contro le 250 di “Vinyl”) che nemmeno ci provo a ricomporla, limitandomi a citare qualche nome: Marvin Gaye, James Brown, Ray Charles, David Bowie, the Velvet Underground, Dean Martin, the Temptations, Dusty Springfield, Rufus Thomas, James Carr, Bobby Rush, Jean Knight, Ornette Coleman, Johnny Taylor, Al Smith, Gene Williams, Billy Butler, Al Green, Mungo Jerry, Booker T. & the M.G.'s…
Nota particolare per Garland Jeffreys…dal "vivo", mascherato, sul palco...direttamente da un decennio dopo, con una cover di “96 Tears” dei “? [Question Mark] and the Mysterians”, del 1966, presente nel suo album, del 1981, “Escape Artist” ).



Intro - Titoli di Testa.
La prima traccia [“(Don't Worry) If There's a Hell Below, We're All Going to Go”) del primo album (“Curtis”, 1970) di Curtis Mayfield, 8 minuti di funk, soul e Book of Revelation. https://www.youtube.com/watch?v=x1xmXOP3lhM
Outro - Titoli di Coda.
Lafayette Gilchrist - Assume the Position (direttamente da "the Wire")
• Ok, il catalogo è questo. E la recensione?
“Too good for the pussy trade.”
“the Deuce - stag. 1”: un senso del racconto scevro da sotterfugi e scorciatoie: l'umano [legalizzazione del cinema porno e sua industrializzazione (Danimarca → California → New York), prostituzione di strada e case chiuse, traffico e spaccio di droga, e legge e ordine: corruzione e collusione delle forze di polizia (potere esecutivo), della politica (potere legislativo) e dell'amministrazione pubblica col potere mafioso], solo l'umano, in inarrestabile progressione e deflagrazione.


- Personalmente non amo particolarmente queste cose molto spinte con cani e cavalli, ma ad alcuni clienti piacciono. Penso di sapere il perché. Volete indovinare?
- Si, ci provo io. Hm...dunque. Perché tutti questi uomini sono cresciuti pensando che le donne possano prendere o lasciare quando si tratta di sesso. Che...possiamo scegliere, che non siamo schizzinose. Vedono una bella ragazzina bianca che scopa con un ragazzo nero, grande e forte, e pensano che le donne siano affamate di sesso proprio quanto loro. Che non abbiamo pudore né inibizioni, perché vorrebbero che non ne avessimo. “Ragazzi, cazzo, possiamo anche scopare il cane, quando non ci guardate!”. Voglio dire...è quello il sogno, no? È questa la merda che noi gli vendiamo.
* * * * ½ (¾)
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Tra avidita',speranza e perdizione gli ideatori della serie hanno raccontato veramente bene i brandelli dell'America anni settanta e pur tra tanti nudi c'e' poca eccitazione ed erotismo.Grazie Matteo di averla presentata.
Ciao Ezio.
Certo, hai perfettamente ragione: tra svendita e industrializzazione, c'è più erotismo nella catena di montaggio che mangia e divora Charlot in "Modern Times" e nel grondante sudore e fuliggine Volonté stakanovista e a cottimo di "la Classe Operaia Va in Paradiso", che qui.
Un saluto.
grande serie e finalmente grande James Franco, che fino ad oggi mi aveva sempre lasciato con sentimenti contrastanti.
non appena avevo visto che c'era Simon dietro, mi ci sono buttato.
è la dimostrazione che si può fare dei prodotti TV seri, drammatici, ambientati anche in setting degradati, senza dover ricorrere necessariamente alla violenza esplicitata (qui esiste, per carità, ma è nell'aria, pronta eventualmente ad esplodere da un momento all'altro...e per spettacolarizzare maggiormente sarebbe l'espediente più comodo).
come in The Wire, ci sono molti momenti in cui sembra non accadere nulla, ma in realtà, se sai descrivere i personaggi con accuratezza ed amore, alla fine riesci a farli passare lentamente sottopelle (e a fartici affezionare maggiormente).
cosa che non era riuscita per niente a Vinyl, troppo impegnata a stupire e a rimbabmbirti di adrenalina (in realtà più "vista" che non sentita).
capisco cosa vogliate dire a proposito del glaciale erotismo di The Deuce, e in parte sono d'accordo con voi, in special modo quando si affaccia il personaggio della coraggiosissima Gyllenhall (ma non solo).
in realtà scrittura, messa in scena e recitazione sono piuttosto geniali, perché riescono a rendere uno straniante erotismo sempre in equlibrio tra eccitazione e desolazione.
Ciao @GioVenosta, ti rispondo qui, per una questione di notifiche; scusa @Ezio, ma altrimenti mi arrivano solo via email e non le vedo dal sito (solo sul journal e non nella colonna delle notifiche stesse).
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Ti sfugge un particolare, caro @Giovanni: siamo maschi...ci eccitiamo per un soffio di vento, figuriamoci per questo Vento del Cambiamento...!
Scherzi a parte, concordo in larga misura col tuo intervento. Però qui a mio avviso la desolazione prevale: c'è sesso, non erotismo. O meglio, vi è la rappresentazione di una certa idea di "erotismo".
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Quella faccia da pirla di Franco a me è sempre piaciuta!
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"Senza dover ricorrere necessariamente alla violenza esplicitata": concordo, come detto, in gran parte (la violenza strisciante di "the Deuce" è quella di "Mad Men", la violenza esplicita di "the Deuce" è quella di "the Sopranos").
Ma ciò non vuol dire che la sola e pura violenza non possa funzionare come accurata comunicazione/rappresentazione/significazione/interpretazione della violenza.
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"Se sai descrivere i personaggi con accuratezza ed amore, alla fine riesci a farli passare lentamente sottopelle": e amen!
Come dicevo: l'umano, solo l'umano ;-)
Matteo, se mi dici così però, me stai a provocà...chiedo scusa ma alla mia età ormai non mi eccito (più) per un soffio di vento...;-)
e quindi so bene che tra sesso ed erotismo c'è differenza, ma so anche che essi non vivono per compartimenti stagni, e che la loro rappresentazione in The Deuce ne è la dimostrazione, anche se, come abbiamo sottolineato, alla fine probabilmente la desolazione prevalga, soprattutto nel momento in cui si fa strada la descrizione capillare del fenomeno dello sfruttamento, del sesso, con tutti i meccanismi di potere annessi e connessi.
so ancora che la percezione dell'erotismo è estremamente soggettiva (come un po' tutto del resto).
se penso che qualcuno ha trovato erotico Nymphomaniac (a mio modo di vedere ingenuo e cialtrone) o, di tutt'altro segno, la Vita di Adele (gelido e sfiancante) o ancora, Love di Gaspar Noé (patinato e compiaciutamente fine a sé stesso), si può capire che il mondo (a volte non so se) è bello perché è vario...;-)
in The Deuce, questa messa in scena tridimensionalmente fetish di grezzi simulacri di erotismo (tacchi sformati, calze smagliate, abbigliamenti eccessivi sotto ogni punto di vista) e di corpi, spesso ma non sempre femminili, di varia forma, età e grazia, al netto del doveroso e condivisibile "messaggio" sociale, è qualcosa di vicino al pornografico, è vero. anzi, si potrebbe dire che ne è proprio la sua celebrazione, con la sua mestizia, exploitation e industrializzazione, ma anche con la sua innegabile e contraddittoria tensione verso il piacere sensoriale puro (certo visivo, ma anche a suo modo tattile, olfattivo, corporeo).
esattamente come accade in un film dove si celebra la violenza, nel momento in cui lo spettatore prova disturbante eccitamento e attrazione davanti allo sbrindellamento di un corpo, magari razionalmente rifiutandolo.
è di questo di cui volevo parlare, della geniale rappresentazione di una così forte contraddizione. non del maschilismo (innegabilmente) presente nel punto di osservazione maschile...troppo facile, mi consenta...;-)
da un'intervista a Carmelo Bene (non necessariamente condivisibile in toto, ma giusto per pensarci su)...
domanda: "Lei si schiera per la pornografia contro l' erotismo?"
CB: "Fino in fondo. Del resto perché scandalizzarsi. Il più grande scrittore porno non fu Sade, che era grande soprattutto nella scrittura, ma Kafka. Bataille quando lo difende commette l' errore di ritenere che poteva darci solo quello che non era. Ne fa un soggetto desiderante. Errore. Quando Kafka descrive il suicidio di un K qualunque, annota: sul ponte il traffico era intensissimo. Questa è pornografia, ossia oggettività estrema, carne senza concetto. Tutto il contrario dell'eros che è pieno di smanie mentali. Dopo una notte di erotismo nascono i bambini, la specie si ingrossa, le famiglie si espandono, i condomini si rafforzano, lo Stato si gonfia. Si ricade nel sociale. La pornografia è il solo antidoto a tutto questo perché il soggetto è l'oggetto squalificato, è la mancanza di rappresentazione, ossia l' irrappresentabile".
"Alla mia età" → Ma va' là!
Pensa a quello sporcaccione di João César Ber...pardon...Monteiro!
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Appropriati i tre esempi che porti: von Trier ha fatto di meglio, ma "Nymph(')maniac" rimane un buon film, "Joe c'est moi" e bla bla bla. Con Noé son fermo a "Irréversible" ed "Enter the Void", perciò non mi esprimo sulle triangolazioni di "Love".
Per quanto riguarda "la Vie d'Adéle" sono d'accordissimo: "gelido e sfiancante", ma io l'ho trovato, anche per questo "tour de force", un grande film. Non mi dilungo, qui: se oltre anzianotto sei pure masochista ti rimando al mio pezzo sul film ;-)
Una cosa è certa: è impossibile uscire da un film di Kechiche senza provare una gran fame...di tutto.
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Sul resto: concordo (pure sull'accenno al maschilismo, che non capisco da dove lo hai cavato fuori, ma cmq ci sta). Come ho detto, si, industrializzazione. E poi, anche la messa in atto di una sorta di esplicito "ricatto morale" compiuto nei confronti dello spettatore: una stimolazione del senso di colpa, una cartina di tornasole per riconoscere il (de)grado di "integrità" (rispetto a un ideale di partenza irraggiungibile/irrecuperabile) della propria coscienza.
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Sul sacrosanto estratto dall'intervista a Bene, contorta & lineare, concordo, e, per contro, però, rilancio, all'opposto: pornografia non è (solo) la (s)vendita del sesso, ma pure della morte (cronaca nera, plastici su Rai1, lacrime di glicerina sgorganti a idrante).
"Giocando" da questo PdV, Émile Zola e Dickens sono pornografici, mentre Darwin e Tarantino...sono erotici!
Insomma, Eros e Thanatos, sempre lì, e dove, se no?
proprio così...mi hai tolto le parole di bocca...o meglio, di dita, in questo caso
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