Non importa che Shelley Duvall abbia recitato in 7 film di Robert Altman, che sia stata una valida produttrice di serie televisive negli anni '80, la sua carriera (e forse la sua vita) rimarrà legata per sempre al personaggio di Wendy Torrance in “Shining”-1980 di Stanley Kubrick.
Nome: ShelleyAlexis
Cognome: Duvall
Nata: a Huston (Texas) il7 luglio 1949
Coniugata con Bernard Sampson nel 1970 con cui divorzia nel 1974.
Figli: nessun figlio.
Lavoro: attrice, produttrice televisiva.
Negli anni '60 Shelley Duvall è una giovane ragazza texana fidanzata con Bernard Sampson, un artista molto in voga in quel periodo. Durante una festa proprio a casa del suo ragazzo, la Duvall conosce tre collaboratori del regista Robert Altman, che l'avvicinano al mondo del cinema.
In seguito Altman la volle assolutamente per i suoi film più celebri: “Anche gli uccelli uccidono”- 1970, “I compari”-1971, “Gang”-1974, “Nashiville”-1975, “Buffalo Bill e gli indiani”-1976, “Tre donne”-1976 che le avvalse un premio a Cannes come miglior interprete femminile.
Nel 1974 divorzia da Sampson con cui si era sposata 4 anni prima, nel 1977 partecipa con un piccolo ruolo nel film di Woody Allen “Io e Annie”, dove incontra e si innamora del cantante Paul Simon, con il quale instaura una relazione per quasi tre anni.
Nonostante questo importante curriculum, la vera svolta nella carriera di Shelley Duvall arriva alla fine degli anni '70, quando Stanley Kubrick la vuole come protagonista femminile nel suo nuovo segretissimo film horror: “Shining”.
La Duvall dovrà affiancare un gigante del cinema americano, Jack Nicholson. La lavorazione del film durerà circa 500 giorni, che metteranno a dura prova l'attrice.
Wendy Torrance, il personaggio di Shelley Duvall, è una donna fragile e in qualche modo frustrata da un rapporto con un marito violento, Wendy cerca di tenere insieme un matrimonio visibilmente in crisi solo per la presenza del figlio di 6 anni. Kubrick decide di adoperare una tecnica alquanto sadica nei confronti della Duvall, per tutta la durata delle riprese la isola, le crea il vuoto intorno, oggi si dice “fare mobbing”, chiede ai collaboratori e agli altri attori di non instaurare nessun tipo di contatto confidenziale con lei.
Piano piano nell'attrice cresce un senso di disagio e insicurezza, che la rendono vincente nel ruolo che deve interpretare, ma che la fanno cadere in una crisi depressiva dalla quale ci vorranno parecchi mesi per riprendersi. Inizia a perdere peso, a perdere i capelli, ha svenimenti durante la preparazione del set, improvvise febbri e nessun tipo di attenzione intorno. Attenzioni che sono rivolte soprattutto verso Jack Nicholson (trattato come una star in tutto e per tutto) e verso il piccolo Danny Loyd che vive tutto come un bel gioco divertente.
E' stato giusto adoperare un metodo tanto crudele verso la povera Shelley Duvall? Non lo so, ma il risultato è quel capolavoro che è Shining.
Nello stesso anno del film di Kubrick, esce un altro film di Robert Altman, sempre con Shelley Duvall come protagonista, sarà anche l'ultimo che faranno insieme. “Popey-Braccio di Ferro”-1980. La Duvall sembra una naturale Olivia di carne ed ossa, e al suo fianco come Braccio di Ferro un Robin William nella sua prima vera prova attoriale in una grande produzione cinematografica.
Come a risollevarsi dalla brutta esperienza passata con Kubrick, in questa stravagante commedia la Duvall pare riprendersi completamente. Tra lei e Williams si instaura una solida amicizia che durerà nel tempo, anche quando diventeranno vicini di casa.
Durante la lavorazione del film si innamora dell'attore Stanley Wilson, con il quale va a convivere per diversi anni.
Dopo questo anno così prolifico per la Duvall, comincia una fase discendente. I ruoli che le vengono proposti sono minori, partecipa a serie televisive e alcune comincia a produrle con discreto successo. Ma il suo viso e quindi la sua carriera rimangono imprigionati nella porta della “redroom” di Shining, come ne “L'urlo” di Munch, la sua espressione di puro terrore è impressa indelebile nella memoria degli spettatori di tutto il mondo, che non riescono ad immaginarla in nessun altro ruolo.
Comincia così lentamente il declino dell'attrice texana, che devia pericolosamente verso una malattia mentale progressiva.
Dagli inizi degli anni 2000 si perdono le sue tracce, si rifugia nella sua casa in Texas e non lavora più in nessuna produzione cinematografica né televisiva.
L'anno scorso, nel novembre del 2016, un famoso talk show americano chiamato “Dr. Phil” ospita Shelley Duvall. A condurre il programma è lo psicologo Phil McGraw, autore del programma che decide di intervistare l'attrice andando incontro a moltissime critiche.
Shelley Duvall appare non solo visibilmente invecchiata e trascurata, ma decisamente “confusa”. L'attrice sembra lucida solo quando racconta episodi legati alla sua carriera, ricorda come si è divertita sul set di Popey, di contro non si risparmia nel dire quanto fu crudele il trattamento subito sul set di Shining da parte di Stanley Kubrick. Ma appena le domande volgono sulla sua vita attuale, l'attrice inizia a delirare e a fare discorsi senza un senso. Dichiara di aver incontrato Robin Williams dopo la sua morte, fa continui giochi di parole legate al suo nome e a quello del suo amico Robin, afferma che ha contatti con alieni e che ha subito minacce di morte da parte dello sceriffo di Notthingam. La Duvall chiede apertamente di essere aiutata, che ha paura di morire e di essere uccisa soffocata o strangolata.
La trasmissione ha cercato di aiutare la Duvall attraverso la madre e il fidanzato, prima provando a farla ricoverare in un istituto medico in California, dal quale però l'attrice texana è voluta uscire dopo solo 3 giorni. Una volta a casa, è stata seguita dalla madre e dai servizi sociali, ma non è intenzionata a prendere i farmaci.
Durissime critiche sono arrivate alla trasmissione, accusata di voler speculare e far spettacolo sulle evidenti difficoltà di salute ed economiche della Duvall.
Vivian Kubrick è stata la più convinta tra quelli che hanno condannato il dottor Phil McGraw, la figlia del famoso regista non condivide soprattutto quello che viene detto sui metodi utilizzati dal padre per far recitare Shelley in Shining, che vengono individuati quasi come l'inizio dei problemi di salute mentale dell'attrice.
Fa molta tenerezza vedere Shelley Duvall oggi in questo stato confusionale così evidente, eppure il suo viso, seppur invecchiato, ingrassato, rimane per sempre imprigionato nella porta della “redroom”, costantemente minacciato dalla lama dell'ascia della follia, e questo può essere vissuto come una condanna...può far perdere il senno a chiunque.
Lascio questo post ricordando Shelley Duvall con un paio di foto in cui l'attrice era all'apice del successo.
Shining, il film che l'ha resa tanto celebre e che è stato la causa di tanti problemi per la sua personalità, tornerà nuovamente sul grande schermo il 2 novembre. Potrà essere l'occasione per ammirare l'interpretazione della Duvall con occhi differenti.
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