In principio fu l'emozione di una rappresentazione teatrale che avvicinò lui a lei. In mezzo a figure sfocate , solo lei risaltava col suo volto, con la sua voce, con il suo modo di muoversi. E, superati vari malintesi, in un variare continuo di geometrie sentimentali dopo che le trappole del mondo reale li avevano divisi forse un'altra rappresentazione teatrale può finalmente riunirli . Lei è nervosa, col suo abito nero stretto in vita si affaccia in continuazione dal sipario per vedere se lui c'è. Non si erano lasciati bene, l'ultimo distacco sembrava doloroso e definitivo, però lei ci spera. Curioso: all'inizio lei lo aveva allontanato perchè non le sembrava adatto a lei , però l'ultima volta che si erano visti era stato lui quasi a scacciarla con la sua indifferenza. Domina l'incertezza. Lei si avvicina continuamente al sipario, e ne scosta leggermente i lembi per guardare in platea, fruga le varie file di sedili con lo sguardo. Quelle dannate poltroncine rosse si confondono le une con le altre, così i volti di chi ci è seduto. Ma nulla. Non lo trova e la tristezza le stringe il petto come una morsa. Il personaggio che deve recitare prende però il sopravvento ma ogni tanto lo sguardo ritorna ad accarezzare quasi distrattamente tra una battuta e l'altra le prime file della platea. La rappresentazione finisce, gli attori devono salutare gli spettatori che sembrano aver gradito lo spettacolo. Ognuno si mette a fianco all'altro ad organizzare una fila e, partendo dalla parte posteriore del palco vengono avanti verso il pubblico tenendosi tutti per mano. Lei continua disperatamente a cercare, i suoi occhi velocemente passano in rassegna più posti possibili. Lo sguardo si rabbuia, si intristisce. Ritorna indietro per un attimo assieme agli altri dopo aver fatto il rituale inchino di fronte al pubblico e poi di nuovo avanti per raccogliere altri applausi. Il pubblico esprime il suo gradimento applaudendo ancora più forte. " Bravi! " urla uno spettatore particolarmente entusiasta. Lei, dopo l'inchino rivolto verso la platea solleva di nuovo la testa e con lo sguardo cerca per l' ultima volta. Ora o mai più. E finalmente lo vede, un pò defilato in una delle prime file.Sorride,applaude, è visibilmente soddisfatto. Ed ecco che gli occhi di lei si fanno piccoli per l'emozione e un sorriso raggiante si fa strada sul suo bel volto dopo aver preso un gran respiro come se avesse appena ritrovato l'aria per respirare. Si ferma impietrita, si dimentica per un attimo tutto il resto. Appena un secondo per poi tornare dietro il sipario trascinata dagli altri attori. Una inaspettata esplosione di gioia che sale da dentro il cuore, lo irradia magicamente e arriva a pervadere tutto il corpo. Un attimo che cambia tutto. E' questa sequenza che per me è il simbolo di un sentimento adamantino così potente eppure così inafferrabile come può essere la gioia.
La stessa gioia che ho provato io in tutte le occasioni che ho visto questa sequenza al cinema e poi mille altre volte a casa, commuovendomi ogni volta. Non vergognandomene affatto.
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