Il prossimo 12 ottobre arriva nelle sale italiane, distribuito da Mescalito Film, il documentario Le energie invisibili – Da Milano a Roma in cammino firmato da Luca Contieri. Come già suggerisce il titolo, il documentario ci mostra il viaggio – fisico, emotivo e spirituale – che il regista, in compagnia dell’amico Mimmo Lanzafame, ha affrontato alla ricerca delle motivazioni che si nascondono dietro la scelta di effettuare un cammino. Ma cos’è fondamentalmente un cammino? Provare a rispondere a tale domanda non è semplice. Come suggerisce Contieri, un cammino è composto da tre differenti fasi: quella del dolore, quella del pensiero e quella del divertimento. Si tratta, dunque, di un percorso che un uomo, spogliandosi degli orpelli e dei sovraccarichi della moderna società, decide di affrontare per fare i conti con se stesso, con la propria interiorità e con tutto ciò che muove il mondo. Lo si chiami Dio o le si chiami energie invisibili, a seconda delle proprie convinzioni personali, filosofiche e/o religiose.
Contieri e Lanzafame seguono i 700 chilometri che separano Milano e Roma, abbracciando la Via Francigena, il più famoso dei cammini italiani paragonabile al più noto cammino di Santiago. Sentieri di montagna, corridoi lungo i campi coltivati, fiumiciattoli nascosti e borghi medievali segnano la strada che venne percorsa per la prima volta del vescovo Sigerico di Canterbury, che nel 990 si recò da Canterbury a Roma per ricevere il pallio dalle mani di papa Giovanni XV. Sigerico percorse la strada di ritorno a piedi, tenendo un diario in cui annotò le sue 80 tappe tra Roma e Calais (dove poi si imbarcò per l’Inghilterra). Riscoperta dai moderni viandanti, la Via Francigena permette con il suo itinerario a piedi di confrontarsi non solo con il proprio mondo interiore ma anche con quello degli altri pellegrini attraverso un cammino segnato da segnavia, strutture dove dormire (ostelli spesso gestiti da religiosi in cui si ritrova una dimensione essenzialmente umana) e credenziali. Per chi non lo sapesse, per un pellegrino, la credenziale è una sorta di passaporto che ne attesta identità e motivazioni. Da tenere sempre con sé, la credenziale fornisce l’accesso alle strutture di accoglienza, dove viene timbrata fino al completamento del cammino.
Per capire meglio Le energie invisibili – Da Milano a Roma in cammino, di cui vi presentiamo in esclusiva la sequenza di apertura, abbiamo posto qualche domanda al regista.
Luca, da dove nasce l'ispirazione per il pellegrinaggio?
Con il pellegrinaggio non è stato amore fin da subito, mi ci è voluto un po’ di tempo prima di comprendere che non si tratta solo di un viaggio di devozione verso la tomba di un santo, ma è anche e soprattutto un viaggio verso se stessi. Allora nel 2015 sono partito per il Cammino di Santiago, dove sono rimasto meravigliato dalle situazioni e dai momenti di chiarezza che si vivono nei momenti più semplici. Per questo l’anno successivo ho deciso di realizzare un documentario su quello che vive una persona lungo un pellegrinaggio.
Cos'è per te il pellegrinaggio?
Il pellegrinaggio per me è la metafora della vita: inizia che non sai cosa sta succedendo e sei pieno di dolori e finisce che non vuoi più andartene. In mezzo ci sono tutte le esperienze, gli insegnamenti, gli ostacoli, i successi e i fallimenti. È come una vita vissuta velocemente, mentre quella reale è in stand-by per un po’. Poi quando si ritorna alla vita reale si può mettere in pratica quello che si è appreso e giorno per giorno modificarla in meglio.
Quali sono stati i riferimenti cinematografici per Le energie invisibili?
Non ho cercato dei riferimenti espliciti, però c’è un film a cui ho spesso pensato mentre realizzavo il documentario: Waking Life di Richard Linklater. Di questo film mi sono rimasti impressi i discorsi più o meno filosofici che i vari personaggi facevano al protagonista. Grazie a essi, man mano, egli acquisiva sempre più coscienza di se stesso. In maniera simile è quello che succede al pellegrino durante il cammino ed è quello che ho cercato di far percepire anche allo spettatore dandogli la mia soggettiva.
Scegli Mimmo come protagonista, riservando per te il ruolo di osservatore partecipante e di voce fuori campo. Quali sono state le difficoltà pratiche del viaggio?
La mia difficoltà principale è stata quella di avere quasi sempre una mano occupata dalla videocamera per essere sempre pronto a registrare. Altra difficoltà è stata quella che alla fine di ogni tappa, una volta arrivato nell’accoglienza, dovevo mettere in carica le varie batterie e trasferire i filmati nell’hard disk, una cosa non semplice in assenza di un computer.
Come hai scelto le testimonianze? Immagino che per il documentario ci sia stata una "cernita".
Ho fatto circa cinquanta interviste che mentre montavo ho sempre più scremato fino ad arrivare alla dozzina. L’aspetto principale da considerare per me era il ritmo del documentario, per questo la priorità della cernita non stava nella bellezza delle testimonianze ma se in quel momento assecondavano il ritmo oppure no. Per questo ho dovuto tagliare a malincuore alcune scene, ma sicuramente troverò il modo per riutilizzarle in altre occasioni.
In un'epoca complessa come la nostra, la solidarietà e la fiducia diventano elementi cardine lungo il pellegrinaggio. Che rapporto si crea tra i pellegrini? E tra pellegrini e ospitalieri?
In cammino tendenzialmente ognuno prova a dare il meglio di se stesso, per questo gli egoismi vengono messi da parte. Tutti si aiutano a vicenda e gli ospitalieri, che spesso sono pellegrini anche loro, conoscono le esigenze di chi ha camminato tutto il giorno e sanno far sentire a casa il pellegrino. Si ha la sensazione di vivere dentro una comunità in movimento e anche se si cammina spesso da soli sai di non essere mai solo. L’opposto avviene nelle nostre città: siamo sempre in mezzo agli altri, ma ci sentiamo soli. Se portassimo nella nostra quotidianità una minima parte dello spirito pellegrino saremmo l’essere solidali sarebbe molto più naturale.
La via Francigena da Milano a Roma come simbolo di spiritualità. Che rapporto hai tu con le "energie invisibili"? Cosa sono per te le energie invisibili?
Il titolo è uscito fuori da una conversazione con mia madre, che al momento di partire, ha detto a me e Mimmo che andavamo alla ricerca delle energie invisibili. E in effetti era proprio quello che io, Mimmo e gli altri pellegrini in fondo cerchiamo: quello che è invisibile agli occhi ma che c’è e ci influenza tutti nelle scelte. I pensieri sono energie invisibili eppure sono radicati nelle nostre vite. Anche il tempo è un’energia invisibile, scorre continuamente, fa nascere e morire eppure non si vede. Le energie invisibili ci passano davanti nella vita di tutti i giorni ma non ce ne accorgiamo, cosa che è difficile che ci possa sfuggire in un cammino. Un pellegrino ha la grande possibilità di imparare ad osservare le energie invisibili e a renderli oggetti reali, dandogli sostanza e importanza.
Da cosa nasce, secondo te, il bisogno di spiritualità che si vive oggi? Diversi sono i documentari che, da Sei vie per Santiago a Il sentiero della felicità, in sala hanno riscontrato una buona accoglienza di pubblico.
Credo che ormai siamo arrivati in un momento storico in cui tutto quello che c’era da ricercare a livello materiale è stato già ricercato e studiato approfonditamente. Abbiamo e sappiamo moltissime cose, eppure non siamo arrivati alla tanto desiderata felicità. C’è ancora un vuoto da colmare, anzi quel vuoto sembra crescere sempre di più. Credo che solo la spiritualità possa riempire quel vuoto che cerchiamo in tutti i modi di colmare tramite il possesso e la conoscenza materiali. Per questo oggi più di ieri molte più persone cercano nella spiritualità il benessere che le generazioni precedenti hanno creduto di raggiungere a livello materiale. E la mia speranza è che in futuro questo bisogno crescerà in maniera esponenziale.
Parlami di te. Chi è Luca Contieri? Dove si forma e cosa si augura professionalmente?
Sono originario di Salerno, ho studiato al Dams a Roma e ora lavoro a Milano come freelance nella produzione audiovisiva principalmente pubblicitaria. Ho da sempre avuto una passione di ricerca nell’ambito della spiritualità, che ho coltivato nel tempo libero al di fuori di ogni tradizione, per questo ho spaziato in diversi ambiti. Quello che ho compreso è che “l’io sono” è l’osservatore silenzioso che vive sotto la superficie dei pensieri e delle parole. Mi auguro di riuscire a portare quello che ho imparato e continuo ad apprendere dello spirito e a comunicare la meraviglia che entra dentro quando si fa lo sforzo di lasciare andare le proprie credenze e i propri automatismi.
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