Prevenuto: participio passato di prevenire, che ricalca gli usi del francese prévenu, aggettivo di persona (o di una collettività di persone) che è sfavorevolemente orientata, mal disposta verso qualcuno o qualcosa. Indica quindi un atteggiamento negativo verso qualcosa o qualcuno.
Sinonimo: sospettoso.
Spesso, oltre ad essere prevenuta, sono pure "testona", ovvero rimango convinta fino all'ultimo della mia idea, nonostante non sia supportata da nessun fondamento. In generale sono un po' così su tutto, ma ancora di più riguardo al cinema. E' molto bello quando una persona, un evento o (in questo caso) un film, riesce a mescolare tutte le carte in gioco e a far cadere ogni pregiudizio iniziale, lasciandomi meravigliata e soddisfatta. Cambiare idea e convinzioni è stato per me sempre motivo di crescita, mi ha fatto conoscere nuovi posti, fatto fare amicizie importanti con persone con le quali -secondo i miei pregiudizi sbagliati- non avrei scambiato 2 parole a fila, infine mi ha fatto valutare dei film in base a nuove prospettive, allargando i miei orizzonti cinematografici.
Parlando di cinema.
Amare, o odiare, un regista e la sua filmografia, non significa necessariamente amare o odiare qualsiasi cosa che abbia fatto. Questo l'ho imparato dopo la trentina, lo ammetto. Sono abituata per mia natura a battermi fino allo sfinimento per difendere le mie convinzioni, e per far questo in gioventù ho difeso delle emerite schifezze di registi o attori che ammiravo, ma che hanno inciampato in lavori sbagliati o riusciti male. La carriera di un artista, quando lunga e articolata, è per forza di cose costellata di stelle splendenti o di buchi neri pericolosi.
Così vale per quei registi o attori che non ho mai seguito, o che addirittura non mi sono mai piaciuti, che per qualche motivo fanno un film che incontra i miei gusti e che mi fanno cambiare idea sulle loro possibilità . In questo caso cambiare idea, giudizio o prospettiva è veramente consolatorio, e mi fa comprendere ancora di più quanto ho ancora da conoscere e imparare.
L'ultimo caso di cambiamento di idea repentina l'ho avuto con un film in concorso alla 74° Mostra del cinema di Venezia, e che addirittura ha poi vinto il Leone d'Oro come miglior film: "The shape of water" di Guillermo Del Toro.
Guillermo Del Toro non mi piace, non mi piace il suo film più famoso "Il labirinto del fauno"-2006, non mi piacciono nemmeno i film che lui produce. Tutto il gran parlare sul suo cinema l'ho sempre trovato troppo esagerato, direi sopravvalutato (e qui mi tirerò dietro tutte le ire di chi invece ammira molto questo regista, chiedo venia). E' quindi proprio il caso di dire che arrivavo alla visione del suo ultimo film molto prevenuta, pronta già a storcere il naso ai primi effetti speciali, a non cedere ai compromessi necessari per seguire una storia fantasy, avevo tutti i filtri davanti agli occhi per non credere a quello che la storia voleva raccontarmi. Come un bambino che si ostina a non voler dormire, nonostante la mamma si sia supportata del miglior libro di fiabe per il racconto della notte, così io ero ben concentrata a non farmi "rabbonire dall'ennesimo film fantasy pieno di buoni sentimenti. Ebbene fin dalle prime immagini del film i miei filtri sono scivolati via uno a uno. E quando cade il primo, gli altri non fanno molta resistenza. Non voglio entrare nel merito del film, ne ho scritto la recensione, altri ne hanno scritto, il film ha vinto il premio più prestigioso della Mostra, ha incontrato le critiche favorevoli della maggioranza della critica, non è quindi se il film sia o meno bello quello che conta in questo caso, ma -per quanto mi riguarda- con che occhi l'ho visto. Occhi finalmente sgombri dai pregiudizi iniziali, hanno lasciato libera la mente di poter apprezzare quello che stavo vedendo senza farmi condizionare da quello che avevo detto solo qualche minuto prima a chi mi chiedeva cosa pensassi di Guillermo Del Toro.
Senza dovermi preoccupare del perché questo film mi stesse piacendo, ho assaporato il gusto del cinema puro, quello del racconto, dell'emozione. Ho visto il film così come si assapora una pietanza appetitosa senza sapere che ingredienti contenga o chi l'abbia preparata: una buona trattoria, bella compagnia, ottimo cibo...quello che conta per sentirsi sazi e soddisfatti.
Un film che invece ero andata a vedere piena di buoni propositi, già pronta a parlarne bene prima di aver messo piede nella sala cinematografica era "31"-2016 di Rob Zombie. Intendiamoci bene, Zombie è uno furbo, lo riconosco, uno che ha giocato subito "facile" proponendo un genere horror fatto di rimandi storici, citazioni, utilizzando attori cult per gli appassionati, infarcendo tutto con dello splatter fatto bene, musica appropriata...insomma per utilizzare sempre il glossario culinario: sa come mescolare gli ingredienti e servire della buona zuppa. Il piatto forte è stato per me "Le streghe di Salem" che mi fece sussultare di gioia pura sulla poltrona per più volte. Ero quindi davvero pronta a dare 4 pallucce sulla fiducia al caro vecchio Rob, convinta di stare spendendo bene i miei soldi per il biglietto, mi ero messa comoda e pronta per un horror di qualità . Grandissima delusione, che in questo caso mi sfocia in incazzatura feroce -chi è con me al cinema sa che in questi casi è bene farmi sbollire prima di salire in macchina-. Anche qui non entro nel merito del film, ma voglio solo sottolineare la sgradevole sensazione di tradimento subito in seguito alle mie alte aspettative.
Dare per scontato che qualcosa piaccia, sponsorizzare con tutti il film in questione solamente sulla fiducia dell'ultimo visto, e poi rimanere così delusa lascia la bocca amara. Si ha la sensazione di aver perso tempo, di aver sbagliato tutto, mi sorgono dubbi pure sui passati entusiasmi per i precedenti lavori. Mi rendo conto che il pregiudizio favorevole con cui ero partita per la visione assume quindi dei valori negativi, proprio perché non mi ha lasciato quella libertà di giudizio necessaria per valutare serenamente il film. La delusione rende una recensione negativa una stroncatura netta, senza se e senza ma. Rob Zombie dovrà fare qualcosa di davvero pregevole per ritornare a rientrare nei miei "preferiti".
Pregiudizio negativo sfociato in giudizio positivo con Del Toro.
Pregiudizio positivo sfociato in giudizio negativo con Zombie.
Mancano i pregiudizi che rimangono confermati. Sono una testona, l'ho detto anche prima. Come non parlare perciò di Dario Argento, il padre di tutti i pregiudizi. Nei suoi riguardi si dice di tutto e di più. L'ho difeso fino a "Non ho sonno"-2001, poi davvero mi è risultato impossibile dire una parola positiva per gli altri film a seguire. Dario Argento ha combattuto contro i pregiudizi da parte della critica blasonata fin dai suoi esordi, oggi si fa scivolare addosso qualsiasi cosa detta da chiunque, imperterrito continua a dichiarare che ha film nel cassetto, ma a oggi pare che nessun produttore gli dia la fiducia (e i soldi) necessari per portare avanti i suoi progetti.
Il mio pregiudizio nei confronti di Dario Argento è che è un grande, in tutti i sensi. Ho visto in questi anni di quale affetto sincero è circondato, i suoi fan di tutte le età lo adorano, fanno file di ore per vederlo presentare un film di quarant'anni fa. Giovani famosi registi lo portano come esempio per la loro carriera, all'estero è considerato un maestro al pari merito con registi italiani scomparsi da diversi anni. Dario Argento si è cimentato con successo in programmi televisivi e in regie di opere teatrali liriche. Oggi non andrei a vedere un suo ultimo film con occhi sinceri. Il mio giudizio non potrebbe mai essere severo nei confronti di chi mi ha regalato momenti di puro terrore cinematografico immutato nel tempo (io chiudo ancora gli occhi davanti al bambolino di Profondo Rosso-1975).
Non potrei stroncare chi mi ha insegnato ad avere paura al cinema. Di fronte ai suoi ultimi film mi chiudo in un silenzio imbarazzato, borbotto frasi sconnesse, provo a trovare giustificazioni. Non mi auspico più un suo ritorno alle origini, pretendere da lui oggi un film come Suspiria-1977 sarebbe ingiusto nei suoi confronti e anche irrealistico.
Nel caso di Dario Argento perciò, il mio pregiudizio non potrà farmi cambiare idea, nemmeno di fronte alla più grande delusione, in quanto è un pregiudizio dettato dai sentimenti, e si sa...quando ci sono di mezzo quelli è difficile avere la lucidità necessaria per esprimere qualsiasi commento, figuriamoci una critica. Per questo lascerei ad altri il compito di esprimersi, io in ogni caso lo difenderei a prescindere.
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