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Dizionario del Turismo Cinematografico: Cascina Fossata, location del film TORINO NERA di Carlo Lizzani
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Una scena di TORINO NERA (1972).

 

Location celebre, oltre che per il film TORINO NERA (1972) di Carlo Lizzani con Bud Spencer anche perché Napoleone Bonaparte firmò la resa e fu ospitato a dormirci. Il posto dove sorgeva, periferia di Torino, un tempo era conosciuto come strada per Chivasso. Poi è stato inglobato col crescere della città. Attualmente è in manutenzione.
Vediamo adesso qualche informazione storica:
L’origine seicentesca dell’edificio della cascina “La Fossata” è attestata dal Tippo della campagna detta della Madonna di Campagna realizzato nel 1683 dal misuratore ed estimatore Tommaso Sevalle che rappresenta la cascina a corte chiusa con due fabbriche isolate poste lungo la corte e una torre colombaria. Sono segnati due portali d’ingresso e si riconosce un orto attiguo.

La denominazione potrebbe verosimilmente derivare dal nome della signora Margherita Cassandra Fossata che, nell’atto di vendita della cascina del 16 marzo 1701, compare come madre dei venditori suoi eredi: “Vassalli Giò Michele e Giovanna Domenica Giugali” (cioè i coniugi Vassalli Giò Michele e Giovanna Domenica). L’acquirente è il signor Tommaso Lorenzo Bernero, un borghese nativo di Cavallermaggiore e decurione della Città di Torino.

Nel 1706 l’edificio della cascina svolge un ruolo di primo piano durante l’assedio alla Città di Torino: posta sulla linea di controvallazione, diviene uno dei punti di difesa del territorio torinese dagli attacchi delle truppe francesi, viene fortificata e individuata come magazzino principale della controvallazione nord; i muri perimetrali, che ricordano quelli di una casaforte medievale, con aperture simili a feritoie, e le stanze munite di poderosi soffitti possono evocare un fortilizio militare. Si tratta di strutture edificate comunque per scopi esclusivamente agricoli, e, in particolare, le aperture nelle pareti, per la loro forma particolare, servivano da prese d’aria per le stalle.

Il signor Bernero acquista, in seguito, altri appezzamenti limitrofi, fra i quali, nel 1711, dal nobile Gabriele Antonio Radicati, un corpo di fabbrica adiacente alla cascina unificato ad essa probabilmente prima del 1726.

La struttura “semi-chiusa” già evidenziata dalla mappa del Sevalle subisce una decisiva trasformazione intorno al 1758 con l’annessione della Cappella dedicata a Santa Croce, probabilmente preesistente, assumendo la tipica conformazione a corte chiusa.

La cascina viene venduta da Paolo Bernero, figlio di Giuseppe Michele, a Benedetto Maurizio di Savoia Duca del Chiablese, il 10 marzo 1774. In quest’occasione viene così descritta nell’atto relativo: «un corpo di cassina denominata Fossata, situata nelle fini di Torino, nella reggione delle Maddalene ossia Madonna di Campagna, con fabbriche civili e rustiche, Cappella, mobili, effetti, compreso pure il beneficio delle ore 43 d’acqua che gode settimanalmente per l’irrigamento dè prati…»

Nel 1775 il podere è formato dalle seguenti strutture: una casa civile abitata dal fittavolo posta sull’angolo nord-ovest, a cui seguivano, sul lato a nord e lungo il perimetro segnato dall’aja due case da massari, la casa del malgaro, quella del giardiniere, la Cappella, le stalle, la scuderia, le tettoie, il porcile, il pollaio, il forno, un giardino sul lato ovest e uno a nord, orti, prati irrigui con filari di gelsi, olmi, castagni, noci, salici e campi seminati a meliga, frumento e orzo. Si comprende come la struttura, che aveva ormai raggiunto la consistenza edilizia di un piccolo borgo rurale, fosse quasi completamente autosufficiente.

Dal 1778 i fabbricati furono ampliati e resi più funzionali: si abbattono alcune costruzioni per far posto a nuovi casi da terra (depositi di attrezzi e prodotti agricoli).

Nello stesso periodo viene inoltre deviata parte dei un ramo della Bealera Nuova, per irrigare una nuova porzione di territorio all’interno della tenuta. Quest’opera implicava un notevole impegno finanziario, realizzato da proprietari che possedevano evidentemente i fondi sufficienti.

Nel 1790, l’architetto Amedeo Grossi descrive minuziosamente gli edifici della cascina Fossata confermandone la proprietà: «cascine simultenenti di S.A.R. il Duca di Chablais situate alla sinistra della strada di Chivasso, nella region di Campagna in distanza di un miglio e mezzo da Torino; le suddette cascine, che già formavano un singolar corpo di fabbrica nel territorio di Torino, ora che si riedificano intieramente, resteranno a tenor del disegno in parte eseguito un de’ stupendi rurali edifizj del Piemonte». Ancora il Grossi si sofferma nella descrizione delle fabbriche che «Prescindendo dal minuto detaglio delle scuderie, stalle, e doppi casi da terra, ed accessorj, che tra tutto formano una bella veduta, solo accennerò un cortile lungo circa 40 trabucchi [pari 123 m. circa, ndr.] contenuto da quattro maniche pella total sua circonferenza, in un angolo del quale èvvi un casino pe’ Direttore, e dall’altro canto la Cappella, e giardino attiguo».

La descrizione settecentesca mette in evidenza un edificio molto complesso architettonicamente, con la presenza di tutte le tipologie costruttive caratteristiche delle cascine della seconda metà del secolo: scuderie, stalle, casi da terra e accessori (forno, pozzo d’acqua, ghiacciaia, casino, cappella e giardino).

Nelle mappe del Catasto Napoleonico del 1804 la cascina viene rilevata come corpo di fabbrica a corte chiusa e con impianto planimetrico a “C”; intorno alla cascina sono presenti orti e giardini.

Nel 1820, nelle mappe del Catasto particellare Gatti, viene rilevata come “La Fossata, Cascina Regia” e la proprietà viene attribuita a S.M. il Re Carlo Felice. Il Gatti evidenzia inoltre un ampliamento planimetrico dovuto alla costruzione di una nuova manica di ponente che trasforma la cascina in un blocco chiuso.

Il rilievo effettuato dal geometra Antonio Rabbini nel 1840 non rappresenta variazioni planimetriche all’impianto. Proprietaria è S.M. la regina Maria Cristina, vedova di Carlo Felice. Alla sua morte, passerà come tutti i beni dei Savoia al ramo dei Carignano.

Nel 1854 passa a S.A.R. il Principe Tommaso di Savoia .

Del 1921 è l’atto di vendita al Signor Debenedetti Camillo, titolare della Società Fondi Rustici e Urbani (SAFRU) di Milano.

Attualmente l’edificio ricalca la planimetria presente sulla Variante al Piano Regolatore del 1926. Casino, stalle, fienili, forno, casi da terra e cappella sono ancora presenti attorno alla corte.

Degno di nota è il portale d’ingresso settecentesco caratterizzato da un arco in mattoni che conduce al giardino, anch’esso di impianto settecentesco e cinto da mura. Il “casino” a pianta rettangolare, suddiviso in due piani fuori terra, è contraddistinto sul prospetto interno verso la corte, da una galleria al piano terra e da un’altra al piano superiore con sei arcate e soprastanti finestrature ad oculo. Sul tetto del casino era presente anche un campanile a vela ricoperto da coppi. Elisa Gribaudi Rossi afferma che «le camere del piano terreno […] hanno poderosi soffitti a botte decorati in tenui tralci di fiori».

durante il secondo conflitto mondiale la cascina fu colpita da bomba incendiaria che causò la distruzione di una parte dei fabbricati tra via Coppino e via Randaccio e sul fronte verso strada della Fossata. La parte rimanente del complesso riportò danni agli infissi e alla copertura del tetto, lesioni ai muri e alle volte. Al 28 luglio 1945 la scheda di rilevamento segnalava l’acvvenuto ripristino parziale delle strutture.

Nel 1957 la cascina curava 30 giornate di terreno e dieci mucche da latte e ancora negli anni Settanta era abitata da una famiglia di contadini che coltivava ad orto parte del grande cortile.

Nel 1972 è stata utilizzata per alcune riprese del film TORINO NERA di Carlo Lizzani.

Nel 2007 le ultime due arcate al piano superiore del casino sono crollate.

La cascina, attualmente in manutenzione, adesso è di proprietà comunale.

 

 

Una veduta della Cascina Fossata allo stato attuale.

 

 

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