Oggi giornata un po' confusionaria: mi confondo con i titoli, mi confonde Spaggy che cambia il programma e praticamente mi mi ritrovo sola nella bella Sala Grande per la proiezione di "Una famiglia" di Sebastiano Riso, in concorso.
Del film ho scritto una recensione quindi non racconterò nemmeno brevemente della trama, ma spendo 2 parole per la tematica trattata. Una scelta coraggiosa, in un paese come il nostro, quella di mettere in discussione l'argomento delle gravidanze a pagamento, della tratta dei bambini. Una mercato nero dovuto alla mancanza di leggi che non tutelano l'adozione da parte di coppie omosessuali o di single (ad esmpio) obbligandole a recarsi all'estero, o a fare interminabili trafile troppo lunghe dalla burocrazia lentissima per le adozioni legali. Riso ha forse messo troppa carne sul fuoco utilizzando le scorciatoie di scene alquanto forzate per virare sui tanti argomenti che la storia proponeva. Tutto sommato a me il film è piaciuto e ho apprezzato ancora una volta la bravura della Ramazzotti, per la quale provo un'antica simpatia fin da "Tutta la vita davanti". Essendo seduta da sola, accanto a me si è accomodata una "simpatica vecchietta" (oggi non avendo in programmazioni film sulla terza età, né ho avuta una tutta dal vero per me), che per tutta la durata del film continuava a chiedermi cosa è chi, quando è dove e facendo apprezzamenti su quello che stava accadendo. Alla fine del film la donna mi ha confessato che pure lei aveva fatto domanda molti anni indietro per l'affidamento di un bambino, ma essendo single (e non avendo possibilita economiche) non è mai stata presa in considerazione. "ora sono troppo vecchia, ma sarei potuta non essere sola...menomale che ho dei nipoti...le pare signora?". Che dire? Mi sono intenerita pensando a come certe persone raccontino di sé così facilmente a dei perfetti sconosciuti. Effetto catartico di un film che (a primo sentore) mi sa che verrà criticato duramente.
Per il secondo film mi ricompatto con Spaggy, "Tre manifesti a Ebbing, Missouri" di Martin McDonagh, in concorso. Una donna fa affiggere su tre grandi cartelloni stradali dei manifesti provocatori contro lo sceriffo, colpevole di non stare facendo tutto il possibile per catturare chi ha stuprato ucciso e bruciato la figlia 10 mesi prima. Un film dai dialoghi taglienti e dal ritmo sempre incalzante fino all'ultima battuta pronunciata. Nonostante le quasi 2 ore, non cala mai l'attenzione sempre tenuta altissima dagli eventi. Una Frances McDormand in odore di coppa Volpi per migliore protagonista (io gli darei un premio per quasi tutti i film che ha interpretato) e un ritrovato Sam Rockwell, attore che ho sempre apprezzato dai tempi di "Moon" e che il regista già conosceva per averci lavorato in "7 psicopatici" nel 2012.
Oggi ho deciso di mangiare, quindi cerco con Spaggy qualcosa per il pranzo. Pranzo rimane un parolone all'interno della Mostra. Ho, anzi abbiamo bisogno, del nostro rifugio: così ci rechiamo al Grand Hotel Excelsior per il nostro momento cicaleccio. L'ora post pranzo però non aiuta per celebri avvistamenti ma proprio mentre ci stiamo recando verso la sala stampa a stento riconosco Patrick Bruel che passeggia indisturbato. Con Spaggy (che veramente è lui che riconosce sempre tutti, io sono alquanto imbambolata) vogliamo essere proprio sicuri che sia lui, poi io parto per la mia fotografia: "mi scusi...volevo essere proprio sicura!". Chissà cosa penseranno questi attori: famosissimi nei loro paesi, vengono pressoché ignorati quando girano per le strade del Lido senza vestiti da gala. Un bel tipo questo Bruel, pure in semplici jeans e maglietta.
Una volta in sala stampa mi rendo conto che ho un marito che vaga per la Mostra da qualche parte, ma lui si è già perfettamente inserito nei meccanismi festivalieri: è già entrato in Sala Volpi per vedersi il suo primo film veneziano.
Tutto il gruppo si ricompatta omogeneo per il film delle 19.30 , "The third murder" in concorso di Kore-Eda-Hirokazu. Un legal-thriller dalla trama interessante ma che ho fatto fatica a seguire per via dei dialoghi giapponesi. La lingua giapponese mi incanta, la trovo divertente così piena di sfumature, tanto che mi ritrovo a non leggere i sottotitoli in italiano e a distrarmi. Perciò rimando il giudizio a chi ha seguito il film con più attenzione. La presenza del marito mi riporta a dei ritmi normali, quindi mi reco con lui a cena (e mangio!), a casa i ragazzi mi racconteranno del loro film delle 22.00.
Cosa mi è piaciuto di più
Maghella: "Tre manifesti a Ebbing, Missouri "
Spaggy: "tre manifesti a Ebbing, Missouri "
Eightandhalf: "Caniba"
Alan Smithee: "Tre manifesti a Ebbing, Missouri"
Supadany: "Tre manifesti a Ebbing, Missouri "
Cosa mi è piaciuto di meno
Maghella: "The third murder"
Spaggy: "The third murder"
Eightandhalf: "Una famiglia"
Alan Smithee: "Una famiglia"
Supadany: "Una famiglia"
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