Di Yasuzo Masumura avevo visto solo quattro film: La casa degli amori particolari (Manji, 1964, dal romanzo di Tanizaki), Nuda per un pugno di eroi (Akai tenshi,1966), Irezumi (1966, da due racconti di Tanizaki) e Double Suicide of Sonezaki (Sonezaki shinju, 1978), con Meiko Kaji. Mi erano parsi eccellenti lavori, ma sempre con qualcosa di irrisolto.
Lullaby of the Earth (Daichi no komoriuta, 1976) è stato il film che non mi aspettavo.
Da molti mesi, ormai, non riesco a non ripassarne le scene quasi giornalmente, ovviamente a spese di film non ancora visti (non che ne senta la mancanza) e spesso di altre cose che dovrei fare.
Mi sono così trovato a riflettere ancora una volta su cosa voglia dire far diventare un film carne della propria carne.
Non riguardo una pellicola animato da buoni propositi di studio dell'arte cinematografica. Dalla grammatica, mi tengo lontano apposta. Un interprete deve saper leggere la musica, perchè il suo compito è quello di dare vita a dei segni privi di vita messi sulla carta dal compositore, che altrimenti gli altri non potrebbero sentire. Mi giova a qualcosa, come ascoltatore, conoscerla? Mi è d'aiuto la lettura dei saggi critici? Vado allo spettacolo di un mago, per essere sopraffatto dal gioco di prestigio. Certo, potrei essere interessato alla natura dei trucchi, per smascherarlo, per imitarlo. Nel momento stesso in cui svelo il segreto, magari mi rimane l'ammirazione per la pura abilità di esecuzione, ma la magia va perduta.
Per me, vedere un film, è dunque l'inizio di uno studio che non riguarda l'arte cinematografica. La visione è solo lo stratagemma, cui segue la posizione di spettatore di quello che sorge da questo rapporto prolungato con l'opera. Qualsiasi giudizio non viene espresso dalla mente, ma dal corpo e dai sentimenti. Non si tratta di giudicare, piuttosto di constatare. Il film anche come rimedio, capace di ridonare uno stato della mente.
Forse sì, la lettura di saggi critici e lo studio della grammatica, un po' aiutano. Ne sento la mancanza quando devo parlare, ma del resto, come detto, ne sto lontano apposta e preferisco preservare uno sguardo ingenuo. Credo dunque che l'elemento essenziale rimanga il rapporto prolungato con un'opera d'arte, senza intermediari che vociferano continuamente, affinchè da questo rapporto il nostro animo trovi la spinta per cambiare. Un cambiamento silenzioso, in cui la mente interferisce poco. Non che non ci si metta a riflettere sul perchè un cambiamento avvenga. Anzi, mi sono giocoforza trovato a riflettere sul perchè questo film abbia avuto un tale impatto su di me. Mi è difficile metterlo nero su bianco, perchè all'intuizione non corrisponde un adeguato bagaglio culturale.
Per tale lavoro di vicinanza c'è bisogno di tempo, perchè si tratta di stati della mente, di stati energetici, non possono diventare carne della nostra carne velocemente. Se ci sono scorciatoie, non le conosco. Durante questo processo di "incarnazione", meno la mente capisce, meno la mente interpola, e meglio è. Senti l'interpretazione di un grande pianista, ed hai la musica scritta aperta davanti a te: ecco che la mente ti chiede "perchè suona questo punto così? Perchè non cosà?". Senza spartito, è molto meglio.
Yasuzo Masumura. Se me lo avessero detto, non l'avrei creduto capace di riuscire a parlare di Dio (ovvero la Natura), delle catene di questo mondo e del sostegno che ci offre la terra, delle sue indicazioni da seguire, dell'unificazione con l'Anima, dell'uomo che è solo un pellegrino sulla terra e che l'unico rimedio per sfuggire all'inferno è seguire i segnali che indicano l'illuminazione. Cioè, di fare un film profondamente, autenticamente religioso.
Non sapendo cosa dire, vorrei proporre la prime sequenze, fino alla fine dei credits (che iniziano dopo), cioè i primi 3'40. Come si fa a mettere in immagini con tanta semplicità e profondità di sentire l'atteggiamento di preghiera?
Rin.
La terra è sacra.
Ha un enorme potere,
che sostiene alberi e piante.
Per gli esseri umani è la stessa cosa.
Se hai una ferita, massaggiala con la terra.
Prestò guarirà.
Quando sei nei guai,
sdraiati a terra.
Chiedi cosa fare.
Ti aiuterà, Rin.
Rivedo infinite volte, anche adesso, queste semplici scene di apertura. Non che accada chissà cosa. Una giovane, splendida pellegrina, in atteggiamento di preghiera.
Si rimette il cappello, scende la scala del tempio, dove l'aspettano due donne.
Una (Kinuyo Tanaka, nella sua ultima apparizione dopo una gloriosa carriera) le offre del riso, mentre l'altra sorregge un vassoio senza parlare.
Le lega delle campanelle alla veste, chiedendole di visitare i templi, d'ora in avanti, al loro suono.
La pellegrina ha le sembianze e la semplicità di una fanciulla. Mi piace vederla saltare per far suonare le campanelle, e soprattutto mi piace sentirla ringraziare dei doni ricevuti.
Riavvolgo decine di volte, per sentirle ridire "Arigatou" ancora una volta.
Quando la pellegrina si allontana, in atteggiamento di preghiera per il suo passaggio, la donna unisce le mani e abbassa la testa.
Riavvolgo ancora, c'è anche uno splendido tema di Tokiko Kato (magnificamente sviluppato da Jiro Takemura), che trasforma il tutto in una sinfonia di suoni e immagini.
Voglio risentire di nuovo il tema, il suono delle campanelle, la pellegrina che dice "Arigatou!"; voglio rivedere ancora una volta la donna che offre il riso, rivedere lo sguardo della donna che tiene il vassoio con le offerte, le indicazioni date dalle mani scolpite nella roccia.
Consigliare films non mi piace, ma in questo caso faccio una eccezione: invito gli appassionati di cinema giapponese - e di cinema in generale - che non l'avessero mai visto, a considerare la possibilità di vederlo; Masumura narra, in una maniera che non credevo possibile, di una ragazzina di nome Rin, che appena tornata alla capanna tra i boschi dello Shikoku dove vive, scopre che la nonna è morta, e decide di tenerne il cadavere senza denunciarne la scomparsa.
I compaesani ovviamente, non vedendo la donna, si insospettiscono.
La vecchia nonna che le ha insegnato a invocare l'aiuto alla terra, rappresentava tutto il suo mondo.
Se qualcuno volesse vederlo ma fosse in difficoltà con l'inglese - magari qualche nonnetto! - segnalo i sub in italiano che ho preparato per Asian World e che sono usciti qualche giorno fa.
Ho cominciato a tradurre i sottotitoli dei film che mi erano piaciuti, con lo scopo di mostrarli a due miei amici coi quali ogni tanto ci riuniamo, e scegliamo un film a testa, come metodo di conoscenza reciproca, per dire cose che non si potrebbero mai dire a parole. Uno dei due non legge l'inglese, l'altro sì, ma sarebbe comunque rischioso, per noi, vederlo sottotitolato in inglese. C'è anche il patto che si debbano seguire i film nel più assoluto silenzio (possibile), e può sempre accadere di non conoscere un vocabolo.
Asian World - Lullaby of the Earth
Così, visto che per adesso, nonostante la lunga frequentazione, non mi riesce di parlare adeguatamente di questo film - se non condensarne l'idea, seppure non con la voluta precisione, nel titolo del post - ho pensato di cogliere l'occasione.
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