Attenzione - Spoiler (e no, il drago-zombie non rientra nella categoria spoiler: lo sapevano pure quelli che guardano solo “Dalla Vostra Parte”, e solo quando a condurre c'è Belpietro, che sarebbe apparso come per magilla*).
*Dobbiamo dare una Grande Berta, una V2, un Fat Boy al Night King, perciò organizziamo una scampagnata domenicale in biplano convertibile in autobus (“Sbrigateviasalireabordocazzo!”) verso Lugano a 20€ a capoccia A/R tutto compreso - compresa la batteria di pentole a 99€ e 99 (altri euro, non centesimi) - che finisce a ramengo in modo da rendere l'intervento della cavalleria dell'aria (Dan-na-na-naa-na!/ Dan-na-na-naa-na!) obbligatorio e puf, drago morto in avvitamento, spostatevi da là sotto.
⇐⇐⇐ "Il cosmo è un palcoscenico, e la vita è un passaggio sulla scena di questo palco: entri, guardi ed esci." - Democrito, fr.115.
Re-Cap: la Guerra delle Due Rose (York e Lancaster), la Guerra dei Cent'Anni, le Crociate, il Vallo di Adriano...
Stagione 7 (7 ep. da un'ora) : guerra civile tra le casate di Westeros per conquistare il trono. Essos rimane neutrale, al di là del Mare Stretto ('na Manica, praticamente. O un Canale di Sicilia...).
Stagione 8 [6 ep. da 90 e più (?) minuti] : guerra (semi-)mondiale per difendere il trono dai White Walkers.
Ep. 5 - “EastWatch”, scritto da Dave Hill e diretto da Matt Shakman.
Tyrion e Varys su Daenerys:
- “Sono il suo Primo Cavaliere, ma non sono nella sua testa. Non posso prendere decisioni al posto suo.”
- “Era quello che mi dicevo a proposito di suo padre. Trovavo i traditori, ma non ero io a bruciarli vivi. Ero solo un fornitore di informazioni. Era quello che mi dicevo quando li vedevo implorare pietà: «Non li sto bruciando io». Quando le loro grida diventavano fortissime: «Non li sto bruciando io». Quando i capelli erano in fiamme e la puzza della carne bruciata riempiva la sala: «Non li sto bruciando io».”
- “Daenerys non è come suo padre.”
- “E non lo sarà mai...se riceverà i giusti consigli. Devi trovare il modo di farla ragionare.”
- “Quella per chi è?”
- “Jon Snow.”
- “L'hai letta?”
- “È una pergamena sigillata per il Re del Nord.”
- “…Che dice?”
- “Nulla di buono...”.
[Mr. Chiacchierone. Secondo solo a Varys, in questa seconda parte di stagione (ma da quando Melisandre l'ha trollato troisianamente lui non è stato più lui, anche se fa il brillante: "Mo me lo segno!")]
Ep. 6 - “Beyond the Wall (Death is the Enemy)”, scritto da D.Benioff e D.B.Weiss e diretto da Alan Taylor.
Al giro di boa tra 4a e 5a stag. GoT ha subìto un cambiamento irreversibile: il ritratto è diventato caricatura, la profondità ricalco, le piccole pennellate che rendevano vivo lo sfondo sono state fagocitate dal primo piano: non è (per forza) un male, non è (per forza) un bene, è - per forza - così.
Oramai tanto i personaggi (sia i principali che i secondari) quanto le trama (così l'orizzontale come la verticale) vivono di rendita. Ma lo fanno per una ragione, una ragione che si poteva prevedere, e che forse è stata prevista, ma che difficilmente poteva avere “soluzioni” differenti da questa: da una parte le spinte produttive (con l'alibi delle pressioni del pubblico), dall'altra un ben più o un altrettanto insormontabile ostacolo: la 4a è stata anche l'ultima annata a possedere/ricevere un ep. scritto da Martin in persona, e oltretutto da lì in poi il suo materiale di partenza non grezzo ma sopra(ra)ffin(at)o - non ultimi i dialoghi, oltre alla coerenza delle motivazioni dell'agire dei protagonisti all'interno di un mondo dettato da proprie regole morali, etiche, politiche, religiose, economiche [almeno sino all'arrivo dell'inverno, ché da lì in poi vige il liberi tutti e si salvi chi può: il “Fuck Loyalty!” di Brienne (?!) a Jaime] - è esponenzialmente venuto man mano a mancare, “sostituito” dagli avvenimenti futuri comprensivi ovviamente del finale [pur certo e per forza naturale di cose (ché traslare è tradire) raggiungibile per vie un poco traverse e diverse] raccontati a grosse linee alla squadra di Benioff e Weiss.
[Lei: "Buh!", e...][...l'altra: "Paura!"]
Il drago-zombie non è fan-service, il drago-zombie è “logica narrativa”: il percorso stilato, descritto e affrontato per giungere a quella meta non è nell'uno nell'altra. Convincere Cersei [novella Kim Jong-un (o aggiungere caro-leader a piacere): prima me stessa, poi la famiglia, poi il trono, poi il regno, e infine, se proprio avanza del tempo e non abbiam più alcunché da fare, manco una partita a burraco, allora e solo allora, un pensierino al popppolo lo si fa: spremerlo di tasse, comprimerlo a Fondo delle Pulci o a Belvedere delle Chiaviche, o molto più semplicemente dargli fuoco, napalmizzarlo, atomizzarlo] che la minaccia dei non-morti è reale è tanto sensato quanto inevitabile: grossolanamente: draghi e zombi hanno i loro corrispettivi nelle armi nucleari e negli alieni: da un parte la scissione dell'atomo è incredibile tanto quanto un serpentin-lucertoloso rettile dinosauroide volante sputafuoco (fatto salvo il fatto che uranio e plutonio sono forze nuove mentre le fiere squamate, al contrario, sono forze che si credevano se non estinte quanto meno quasi del tutto ridimensionate, rese innocue, neutralizzate nel loro ruolo dirimente negli sforzi bellici), ma entrambe le forze, nei loro rispettivi mondi, hanno una conferma e validità storiche accertate (recenti per le bombe all'idrogeno e simili, e antiche per i draghi), e dall'altra gli alieni e gli zombi risultano incredibili e basta: gli uni per inesistenza di prove per la lontananza spaziale che ne rende quasi impossibile la possibilità di trovarne, gli altri per la riduzione delle prove a leggenda (la storia che diventa leggenda che ridiventa storia...contraffatta: la barriera è per i bruti non per i non-morti) causa la lontananza temporale degli avvenimenti che li vedeva coinvolti nelle faccende degli esseri umani.
Il percorso, si diceva. L'idea (tyrionesca) della spedizione per recuperare una prova atta a convincere Cersei dell'esistenza di un reale, concreto, incombente ed imminente pericolo è buona, di per sé, considerando solo lo scopo finale (e lo scopo non è tanto quello di utilizzare l'esercito dei Lannister facendo fronte comune contro quello del Re della Notte invece di combattere una guerra fratricida che vedrebbe Cersei sconfitta in men che non si dica, oro depositato a Braavos a parte, quanto piuttosto quello di non causare vittime civili durante la conquista di King's Landing), ma i dettagli della sua superficiale, approssimativa, frettolosa e abborracciata messa in atto no. Daenerys non vuole rischiare un drago nell'impresa, perciò l'idea della sparuta Compagnia dell'Anello messa in piedi all'ultimo regge di fronte alla prova della logica e della sospensione dell'incredulità, dato che la stessa armata di non-morti avrebbe trovato un modo, prima o poi, per oltrepassare la Barriera, anche senza un drago-zombie facilitante la cosa: da una parte, se la magia dei Figli della Foresta si fosse nel frattempo affievolita rispetto al momento in cui la Grande Muraglia di Ghiaccio fu eretta blocco su blocco, la Barriera poteva essere scalata, scavalcata e scavallata, come i bruti fecero più volte, o trapassata, in qualche punto di passaggio più indifendibile come i forti e i tunnel, o abbattuta, utilizzando mammuteschi mastodonti proboscidati e zannuti e ultimi giganti uman(oid)i, mentre invece, dall'altra parte, oltrepassando la questione magia, la si sarebbe potuta aggirare, in attesa che l'inverno più freddo degli ultimi mille anni solidificasse il Mare Stretto e l'Oceano là dove il muro di ghiaccio si getta terminando la sua prospettiva immensa negli abissi, o ancora, imparando la lezione da un altro Maestro George, non R.R.Martin ma R.Romero ("Land of the Dead": gli zombie subbaqqui), semplicemente camminando sott'acqua (si pensi alla scena del recupero draghesco con le catene sesquipedaliche forgiate da Vulcano in persona).
Una piccola compagnia allo sbaraglio, bagaglio leggero, toccata e fuga? “Ok”, ma se l'assedio della Compagnia del Nord da parte dell'Armata dei non-più-morti marciante-sul-posto (l'inverno sta arrivando, anzi siamo noi che lo portiamo, e però aspettiamo qui avanti e indietro girandoci i pollici: una metafora atta a rappresentare la velocità di scrittura di George R.R. Martin?) fosse capitato in una delle prime annate, dalla 1a alla 4a comprese, i componenti lo sparuto gruppo sotto scacco si sarebbero rifugiati in una stretta inaccessibile valle o s'un solitario picco montano resistendo per una settimana al freddo e alla fame, utilizzando la spada-acciarino-diavolina di Thoros come focolare, termosifone, coperta elettrica e borsa d'acqua calda, mentre oggi, invece, dalla 5a stagione in poi compresa, vanno a finire rifugiandovisi s'un isolotto (con Jon che per l'ennesima volta, trovandosi circondato da ogni lato, ordina la...ritirata) e il tutto si risolve in una giornata. I corvi volano, veloci, ché gli uccellacci nel vento non si fanno, mai, male e hanno ali più forti di te, e i draghi pure [a quel punto l'arrivo della Cavalleria dell'Aria, Dany BadAss in groppa a Drogon, Rhaegal (detto anche: “Quell'Altro”, quello di cui non ci si ricorda mai il nome, tipo l'ultimo dei Nani di BiancaNeve o dei Re di Roma o dei Vizi, Peccati e Comandamenti o il Segretario del PD) e Viserion, ci sta pure]. Le navi navigano, e i non-morti deambulano (fermi sul posto, due passi avanti, due passi indietro). Quel che stona sono le tempistiche e la logistica. Pippo Civati Presidente del Consiglio richiederebbe meno bisogno di assumere Sospensione dell'Incredulità per via arteriosa.
Detto ciò, la “regola” del penultimo episodio rutilante, prepotente, fracassone (la comparsa "a tradimento" dell'orso frollato funziona alla grande) alla quale ci ha abituati GoT vale anche per una mezza stagione ridotta. Svolge il suo ruolo con grezza ma non greve “onestà”.
Ep. 7 - “the Dragon and the Wolf”, scritto da D.Benioff e D.B.Weiss e diretto da Jeremy Podeswa.
Bellissima la prima parte, in specie la lunga camminata verso l'arena (gabbie dello zoo di Berlino dopo i bombardamenti). Poi, no. Quindi partiamo dalla fine.
Cade la prima neve, sui piccoli teschi di drago. L'autunno nella brughiera - l'aspetto assunto da ciò che fin solo a ieri era giardino, appena fuori Approdo del Re - lascia il posto ai minuscoli fiocchi ghiacciati che ancor non riescono a resistere nemmeno per un secondo al gelo della mano d'oro massiccio di Jamie (ma verrà il tempo, e verrà presto), il quale, indossato il nero (a lui il pulp riformatorio non piace), si avvia a passo d'uomo a cavallo verso il Nord: no, nemmeno il Primo Cavaliere della novella Regina Nera riesce più a sopportare sua sorella Virginia (Cersei per gli amici, cioè per nessuno), ché no, non ci si può fidare di una che cancella i propri post errora(n)ti sui social network per poi venire sgamata dall'internet che non dimentica, o che ammazza un tot della sua cittadinanza per sfizio, vai a capire te cos'è più grave. Comunque sia, “Aridatece Marino”, e via.
Dovrei essere felice per la morte di LittleFingher (“I never trust godly men”: quanto amo quest'uomo, dopotutto!), infin tradito dall'ammmore [il colmo, per uno sfruttatore di prostitute: fu lui infatti a vendere Ros a Joffrey (“Chaos is a Ladder”)...], però Aidan Gillen è talmente bravo che...e già lo so, proverò lo stesso ambiguo sentimento anche quando toccherà a Cersei / Lena Headey.
LittleFinger [promosso in questa (d)annata al ruolo di Reggitore di Pareti in PenOmbra] muore -[l'anticlimax della sua talebana dipartita messo in scena dalle sorelle Stark - la Slow Learner Sansa e la Fast Learner Arya: “When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives” batte “KnowLedge is Power” (gli autori riescono a disinnescarne il suo pronunciatore, non il senso della frase in sé: si, mi piace dire addio al Lord della Valle con un anacoluto) - è tutto sommato riuscito, peccato “solo” che il personaggio in questa stagione non ha fatto altro che confondersi con la tappezzeria delle pareti e con la pietra dei muri, oltre che scavarsi la fossa da sé, con le proprie inazioni: insomma non è LittleFinger...]- pronunciando il pronome personale io. E questo, si, è uno spoiler, non come il dragozombie...
“Game of Thrones” oramai la si guarda per pura goduria, non più sottile e profonda, ma rozza, ruvida e noncurante, ché dalla 5a stag. ha smesso d'esser cosa seria. Theon novello Tafazzi n'è la “scanzonata” dimostrazione. Assieme al “Keep Reading, Samwell Tarly” di Stannis trasformatosi nell'onniscienza (meglio se indirizzata-direzionata, in questo caso da Sam) triocchiuta di Bran.
C'è tempo persino per una brutta scena d'amore (Jonerys). E pace. Verrà la guerra a risollevarci un po' il morale, eh!
Post precedente: ep. 01-04.
Voto episodi 05-07 : * * * ½ - 7
Voto stagione 7 : * * * ½ (¾) - 7 (½) : il mezzo punto in più (quello che trasforma il 6½ in 7) vive tutto di rendita.
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