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Sapevate che Jerry Lewis rifiutò il ruolo dell'assassino in “Cruising”, il ruolo di protagonista in “Being There” (Oltre il Giardino) e in “Charly” (i Due Mondi di Charlie)? Rinunciò anche alla parte poi interpretata da Robert Shaw in “Jaws” (lo Squalo) e al ruolo di Salieri in “Amadesus”. E anche alla parte di Peter Ustinov in “Logan's Run” (la Fuga di Logan). E riuscite a immaginarvelo nei panni di Humbert Humbert (Lolita)? Lui, a quanto pare, no. E non avremo mai il privilegio di sapere come avrebbe affrontato il film tratto da “Portnoy's Lament” (il Lamento di Portnoy): declinò l'offerta di parteciparvi sia come star sia come regista. Gli furono fatti provini per la parte poi assegnata a Sterling Hayden in “the GodFather” (il Padrino) e per quella ottenuta da John Hurt in “Alien”, benché non sia chiaro se poi ne conseguirono delle proposte. Quanto potrebbe essere diversa la storia del cinema americano degli anni settanta se avesse impersonato l'intercettatore in “the Conversation” (la Conversazione), Popeye Doyle in “the French Connection” (il Braccio Violento della Legge), o Lex Luthor in “SuperMan”...anche se credo che in un certo senso possiamo essergli grati, per le opportunità concesse a Gene Hackman, che in questi ruoli non ha certo sfigurato. Né è probabile che potesse far meglio di Jason Robards, nei panni di Ben Bradlee in “All the President's Men” (Tutti gli Uomini del Presidente), o di Rip Torn in “the Man Who Fell to Earth” (l'Uomo che Cadde sulla Terra). È forse più frustrante, per l'appassionato di cinema, sapere che Alfred Hitchcock, il Maestro della Suspense, morì senza realizzare il suo desiderio di affidare a Lewis una parte in un thriller. Lewis, in precedenza, aveva già rifiutato la parte poi presa da Martin Balsam in “Psycho” (Psyco) e quella di Sean Connery in “Marnie”. Altrettanto sconvolgente è l'eliminazione del personaggio non secondario di Lewis in “NashVille”, avvenuta nell'ultimissima fase di montaggio, che l'attore, in più di un'intervista, ha presentato come il suo massimo capolavoro. Robert Altman tentò poi di riconciliarsi con lui, ma Lewis, ancora amareggiato, rifiutò di partecipare ai sette successivi film di Altman. Rifiutò anche le parti che andarono poi a Walter Matthau sia in “King Creole” (la Via del Male) sia in “Charley Varrick” (Chi Ucciderà Charley Varrick?), perdendo così l'occasione di lavorare con un regista come Don Siegel (oltre che con Elvis Presley, a sua volta scritturato nel primo). Si sottrasse, in favore di John Litgow, alla richiesta di recitare in “Blow Out” e poi anche in “Blue Collar” (Tuta Blu), nella parte poi riscritta per Richard Pryor. Si negò poi per la parte affidata a Jack Lemmon in “the China Syndrome” (Sindrome Cinese), anche se in seguito qualcuno avrebbe detto che il personaggio era stato concepito per Lemmon e che questa parte non fu mai proposta a Lewis. Questi rifiutò anche di fare la voce fuori campo di Charlie nella serie televisiva “Charlie's Angels”, compito poi assegnato a John Forsythe, divenuto successivamente famoso per “Dinasty”. E di certo “Excalibur” sarebbe stato tutt'altro film se Lewis non l'avesse abbandonato alla prima settimana di riprese per essere rimpiazzato, nei panni di Merlino, da Nicol Williamson. Rifiutò anche il ruolo del piromane in “Body Heat” (Brivido Caldo).

Caso strano, Jerry Lewis non fu mai preso in considerazione come interprete da Michael Cimino.   

Jonathan Lethem - “Missed Opportunities” - McSweeney's - 1999 [poi raccolto in “the Ecstasy of Influence” - 2011 (ediz. ital.: Bompiani, 2013, traduzione di Gianni Pannofino)].               

[Due immagini dell'attore in due diversi momenti della sua carriera]      

Ovviamente “Jonathan Lethem” è solo uno pseudonimo utilizzato dall'attore, regista, sceneggiatore e produttore nato a NewArk nel 1926 e morto ieri all'età di 101 anni, a Los Alamos, nello Stato Libero del New Old New Mexico (Lewis, com'è noto, pur nelle sue precarie condizioni di salute, fu costretto a fuggire dal Nevada, rimasto sotto l'egida degli U.S.A. crociati guidati da Ivanka Trump, in seguito alle sue prese di posizione contro il governo separatista e restauratore di Montgomery, Alabama).     

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