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I bambini li guardano: Yattaman
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I bambini li guardano è una rubrica settimanale di Cinerepublic in cui gli autori raccontano, in forma di cronaca dal salotto di casa, la visione di un film per grandi ad altri genitori audaci desiderosi di allargare gli orizzonti cinematografici dei propri figli.

 

Yattaman - Il film (2009)

Regia di: Takashi Miike

Genere: Fantascienza 

 

Visto con Niccolò, 5 anni e mezzo.

 

La mamma deve pulire la stanza e per questo un pò con maniere bonarie e un pò no, Niccolò viene sfrattato senza troppe cerimonie dalla sua postazione televisiva preferita: la camera da letto di mamma e papà, lettone da esplorare in lungo e in largo facendo salti e capriole con in mano il telecomando del digitale terrestre e giù cartoni animati a manetta.

E' per questo che scende le scale lentamente, quasi a sperare in un ripensamento della mamma, e arriva giù nel salone col visino un pò rabbuiato e con il telecomando ancora in mano brandito come una spada. E soprattutto con nessuna voglia di vedere altro che non siano i suoi amati cartoni. Sarà dura convincerlo, dovrò essere molto diplomatico, di solito quando si impunta non c'è verso di convincerlo.

Siamo a intervallo pranzo, in pieno relax e forse mi riesco a ritagliare un paio di orette: gli chiedo se vuole vedere un film insieme, gli propongo Yattaman, titolo che gli è ovviamente sconosciuto. Prova a dire che non gli piace e allora gli prometto che se il film non gli dovesse piacere sarei pronto a cedergli il moderno scettro del potere: il telecomando del televisore grande. Si convince e ci mettiamo seduti sul nostro divanone bianco di fronte allo schermo.

Credo che per Yattaman si adatti la definizione di film adatto ai bambini di tutte le età. Forse è più rivolto a quelli che erano bambini agli inizi degli anni '80 ma credo che anche quelli di oggi possano gradirlo senza problemi. Tutto sta a farci un pò d'abitudine.

Per me i cartoni di inizio anni '80 sono ormai un ricordo sfocato, Yattaman non l'ho vissuto molto come mito forse anche per ragioni anagrafiche visto che ero già grandino, per cui mi interessa vedere la versione che ne ha tratto Takashi Miike, sperando che abbia mondato il film di tutti i suoi noti eccessi.

Il film si segnala soprattutto per le invenzioni visive tra il naif e il kitsch puro, colori pastello vivacissimi e una storia deliziosamente nonsense. Yatta 1 e Yatta 2 devono aiutare la figlia di un archeologo bardato come Indiana Jones, che utilizza un somaro come mezzo di locomozione e ha gli occhi a mandorla, a ritrovare il padre sparito. Contro di loro c'è la cattivissima (ma neanche tanto) Miss Dronio che, assieme ai suoi aiutanti buffi e inquietanti allo stesso tempo, cerca di distruggerli.

Per mio figlio si tratta praticamente di un universo sconosciuto per cui sono proprio curioso di vedere la sua reazione.

Ogni tanto mentre il film procede guardo Niccolò per studiare le sue reazioni. Già il fatto che stia fermo e non incominci a girare per la stanza è un buon segno. Gli occhi sono vispi, si sta interessando, ogni tanto sorride, quindi deduco che il film gli sta piacendo. Ha già dimenticato che voleva vedere solo cartoni animati e questo è già un piccolo successo.
A dir la verità sta piacendo anche a me, per ragioni diverse che magari elencherò in luoghi più appropriati.

"Ti piace il film, Niccolò?" gli chiedo quando ormai è assodato che proseguiremo nella visione del film. "Si, papà" risponde praticamente senza distogliere lo sguardo dallo schermo.

Allora gli faccio una seconda domanda, molto più impegnativa: "Secondo te, di che cosa parla questo film?". Lui ci pensa un pò e poi mi risponde: " Di orrore e di distruzione".
La sua risposta mi lascia letteralemente basito sia perchè non so che cosa vogliano dire le parole orrore e distruzione per un bambino di 5 anni e mezzo, sia perchè io ho avuto una percezione totalmente diversa. Ma probabilmente non lo sa neanche lui che cosa significhino quelle parole così impegnative che ha appena pronunciato.

Fatto sta che ha avuto il potere di farmi stare zitto per tutto il resto del film ed è per questo che aspetto la fine per fargli qualche altra domandina, magari sperando in risposte più rassicuranti.

"Niccolò, che cosa ti è rimasto impresso del film?" gli domando quasi distrattamente per non intimidirlo. "Il cane robot e tutti i robottini che escono quando prende l'osso!" mi risponde lui sorridendo, con buona pace di Yatta 1 e Yatta 2 e anche mia che invece penso alla tuta di pelle nera che aderisce come un tatuaggio alle morbide forme di Miss Dronio.

Provo a rilanciare la stessa domanda di prima "Qualche altra cosa che ti è rimasta impressa?" Lui ci pensa un pò e poi mi risponde: " I teschi sulle unghie". La scena in cui l'aiutante mette lo smalto alla sua signora e padrona credo che sia uno dei simboli del diffuso erotismo che pervade il film ma non credo di poterglielo dire e comunque non capirebbe.

Takashi Miike infatti si diverte a cospargere il film di un erotismo buffo, tra il burlesque e la caricatura. Possiamo fare l'esempio della tenuta di Miss Dronio (tuta di pelle nera che ne disegna le forme generose, calze a rete con vistosi reggicalza, scollatura vertiginosa e tacco a spillo che sembra non finire mai), la sequenza in cui Yatta 1 succhia il veleno dello scorpione dall'interno coscia della figlia dell'archeologo (e lei sembra gradire molto a vedere come stringe voluttuosamente nel pugno il lembo del vestito), il volo di Boyaki che con le mani protese finisce contro i seni della sua padrona Miss Dronio o anche quando le passa lo smalto alle unghie dei piedi disteso su un tappeto di studentesse. Per non tacere Miss Dronio che esce dalla vasca vestita solo di schiuma (e non si può dimenticare la faccia di Boyaki quando la vede) o anche il robot a forma di donna che spara missili dai capezzoli. Probabilmente sono suggestioni erotico/ironiche assolutamente non scabrose o pruriginose che possono essere colte solo da ragazzi più grandi, non certo da un bimbo di 5 anni e mezzo.

 

E così domando invece: "Ti ha fatto paura questo film?" memore ancora dell'orrore e della distruzione menzionate prima. Lui mi risponde annuendo con la testa. "Che cosa ti ha messo paura?" E lui risponde: " Il padre era stato messo nel corpo di un altro e poteva succedere anche che non si vedessero più".
Tra tutti i gadgets naif, l'illuminazione della notte teschia, tutti i fuochi d'artificio e un'ultima parte decisamente dark forse destinata più agli adulti che ai bambini, la cosa che gli è rimasta più impressa era il rischio che il padre non si salvasse.
Il concetto di separazione tra padre e figlia è la cosa che gli ha fatto più paura. Allora gli era chiaro che cosa voleva dire orrore e distruzione.


E comunque devo controllare meglio quello che vede alla tv, magari alcuni cartoni animati che gli piacciono non sono propriamente adatti alla sua età.

Il ragazzino promette... credo mi darà tante soddisfazioni.

 

Segnalo infine un paio di recensioni per chi desiderasse approfondire gli aspetti più prettamente cinematografici:

Recensione di Spaggy

Recensione di Pazuzu

Recensione di M Valdemar

 

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* Si qualifichi!

  Due parole sull'autore della settimana: Bradipo68

 

Mio padre è  stato uno spirito cinefilo continuamente attivo e mi ha sempre insegnato ad apprezzare il buon cinema.

Cominciò a portarmi presto al cinema e se penso che quando vidi con lui "L’albero degli zoccoli" di Ermanno Olmi non avevo ancora compiuto dieci anni, ancora oggi mi viene da chiedermi se sia stato coraggioso, temerario oppure se mi riteneva semplicemente più adulto della mia età dato che mi investiva di una bella responsabilità.

Io da genitore provo piacere nel tramandare questa abitudine ai miei figli e dopo un apprendistato a suon di film per bambini ho cominciato a far vedere loro qualcosa che, a prima vista, pochi ritengono adatto alla loro età.

 

E così accade sempre più spesso di ritrovarmi a guardare film con loro, non perché la obblighi ma perché i miei figli , quando mi vedono assorto di fronte ad un film in tv, si fermano, cominciano a guardare lo schermo ed, alla fine, si siedono di fianco a me, sul nostro divano extralarge, per continuare nella visione. E sempre più spesso accade che mi propongano di vedere un film insieme.

 

È un'alta responsabilità perché  non è semplice scegliere film che non abbiano bambini come target specifico evitando ovviamente pellicole volgari (anche se a questa età i bambini le conoscono già tutte le parolacce), violente (ma devo confessare che qualche volta  si sono messi anche a vedere horror di nascosto e mi hanno   detto che il "genere" gli piace), e con troppi riferimenti al sesso (al massimo qualche bacio, possibilmente casto) ma soprattutto che abbiano una trama lineare in cui ritrovarsi perché se poi non capisce quello che accade, fatalmente perde di interesse.

 

In base alla mia esperienza la fotografia e i colori sono molto importanti: se il film ha dei bei colori brillanti e privilegia le tonalità calde ancora meglio. I film in bianco e nero invece sembrano coinvolgerli meno, forse perché li vedono troppo distanti dal mondo in cui vivono.

 

La cosa che mi colpisce dei miei figli è che separano nettamente quello che vedono sullo schermo da quello che è reale. Anche quando capita di vedere una scena che io giudico al limite, sembrano capire che è tutta costruzione scenica: fanno per finta, mi dicono sereni.

 

Ecco perché con sempre maggiore tranquillità li faccio sedere di fianco a me a guardare film, sono sicuro che almeno ne stimolo la curiosità e la loro voglia di fare domande su quello che accade sullo schermo e, dunque, sul mondo.

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