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In Serie (39) : “Twin Peaks” [stag. 3 (p. 1/3), ep. 1-6) : “Oh, Dougie!”, o: “I Have CrissCrossed This Great Land...”.
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Sedendo (sedimentando, rimestando, e altri gerundi fichi) e (ri)mirando: “Twin Peaks-3”, ovvero: tra un ritratto di Kafka e quello di un'esplosione nucleare appesi alle pareti.

Considerazioni e appunti sparsi sui primi 6 episodi di “the Return”.


La curiosità è cagione immediata del piacere che si prova vedendo una campagna, ma non di quel desiderio che questo piacere sia senza limiti. Eccetto in quanto ciascun desiderio di ciascun piacere può essere illimitato e perpetuo nell’anima, come il desiderio generale del piacere. Del rimanente, alle volte l’anima desidererà ed effettivamente desidera una veduta ristretta e confinata in certi modi, come nelle situazioni romantiche. La cagione è la stessa, cioè il desiderio dell’infinito, perché allora in luogo della vista, lavora l’immaginazione e il fantastico sottentra al reale.
Giacomo Leopardi – Zibaldone di Pensieri (di Varia Filosofia e di Bella Letteratura) – 1817-1832

Ora, senza mai perdere di vista l'eccellenza, o perfezione, in ogni punto, mi chiesi: "Fra tutti gli argomenti malinconici, qual è, secondo il concetto universale dell'umanità, il più malinconico?" La Morte, fu l'ovvia risposta. "E quando" mi dissi "è più poetico questo argomento, fra tutti il più malinconico?" Dopo quanto ho già abbastanza ampiamente spiegato, la risposta, anche qui, è ovvia: "Quando è più strettamente congiunto alla Bellezza: dunque la morte di una bella donna è, indiscutibilmente, l'argomento più poetico del mondo, ed è ugualmente fuor di dubbio che le labbra più adatte a tale argomento sono quelle di un amante privato dell'amata".
Edgar Allan Poe – la Filosofia della Composizione – 1846

My family, my friend. I have crisscrossed this great land of ours countless times. I hold the map of it here, in my heart, next to the joyful memories of the carefree days I spent as a young boy here in your beautiful town of Twin Peaks. From Alexandria, Virginia, to Stockton, California, I think about Lewis and his friend Clark, the first caucasians to see this part of the world. Their footsteps have been the highways and byways of my days on the road. My shadow is always with me. Sometimes ahead. Sometimes behind. Sometimes to the left. Sometimes to the right. Except on cloudy days or at night.
Wally "Brando" Brennan – 2016

“Il film è mio, e ci metto tutti i gufi [*] che voglio.” – David Lynch
[*] O conigli, cup of coffee, vanghe dorate, fette di torta di ciliegie, Dougie...

Spero che Lynch non infarcisca il tutto di deus ex machina ad ogni passaggio e svolta...saturando la sua creatura sino all'inverosimile di garmonbozia e sarchiaponi, in un loffio finale (finale?) lindelofiano...
mck – Crocifisso in Sala Mensa – 2017

“1-1-9!” – un Angelo Custode


Six figures..., staticità, ripetizione, the alphabet, ansia, tensione, the grandmother, follia, sospensione, eraserhead, surrealtà, sofferenza, rabbits in dumbland, panico, (de)frammentazione, estasi, blue velvet, coerenza, dolore, lost highway, ossessione, reciprocità, mulholland drive, liberazione, sarcasmo, inland empire, evoluzione, angoscia, ...getting sick.

Per un quarto di secolo, Bob e (gl)i (g)ufi, in girum imus nocte et consumimur igni


Coffee! C'è sempre musica nell'aria...e s'incendia... Eamon Farren, della schiatta Horne {Ben e Jerry, da bravi conigli di Dallas-Dinasty [Lynch è il primo (capace) a prendersi in giro: basti ricordare i continui, persistenti riferimenti alla, per l'appunto, tv più becera, inconsistente, inutile, respingente...], recitano una parte, la loro, da soap opera, didascalizzata oltremisura volutamente sino all'estremo e allo stremo dello spiegone riepilogante e puntosituazionante in stile Space Balls}, 33% Chris Walken, 33% Willem Dafoe, 33% Dennis Hopper (Frank Booth, Jr.!) e un 1% di the Arm. Qualcuno ha preso il posto di Phillip Jeffries a Buenos Aires (o in qualche altro ascensore: la sua è una figura cardine che striscia, disperso in Argentina, raccogliendo i frutti delle briciole disseminate in questi 25 anni) e sta tramando attorno a Cattivo Cooper, il quale, riflettendos'in trasparenza come ogni bravo Gatto del Cheshire passato al Lato Oscuro, saluta Bob per noi, regalandoci un makeup-sorriso (un momento protratto di cangiante, mutevole, appar(ten)enza nella penombra dello specchio) frutto di dissolvenze incrociate con l'extra-diegetico defunto Frank Silva sempre ghignante e in cerca di nutrimento stillato dalla disperazione [25 anni sono tanti: 6 episodi, quasi altrettante dediche di morte: (oltre al già citato boB) “In Memory of” Catherine Coulson, Don S. Davis, Miguel Ferrer, Marv Rosand... In attesa di David Robert Jones, “See you soon, old friend”: cinema mortuario, mai così vitale...]. Da qualche parte nelle Black Hills southdakotiane di “DeadWood” il corpo di Garland Briggs, scoperto parafrasando la Fuck-Scene di “the Wire” in Oh-Oh-Scene, ha contribuito a golemizzare Dougie [“You've lost weight!”, gli rinfaccia e imputa – e quel tono vale pagine e pagine di descrizioni ambientali e di pregressi relativi ai personaggi: una pennellata alla Cezanne e la vita di coppia è disegnata / inquadrata – la moglie che pure ha le fattezze e le movenze di una angelo, Naomi Watts; mentre, più tardi, il figliolettastro gl'insegnerà da capo (dammi il cinque!, ben fatto!, bravo!) com'è che si sta a tavola: "Take Five" by Dave Brubeck]. Al Bang! Bang! Bar “James is still cool” - “He's always been cool”, ed è come se fosse per sempre un “for the first time”: e infatti, ecco, la carrellata, violenta e retorica (il main theme di Laura Palmer), verso Bobby (la sua lacrimante commozione è la nostra, ed è un piacere lasciarci irretire e muovere al pianto). Madeline Zima muore, Nicole LaLiberte anch'e pure, Jennifer Jason Leigh appare, Ashley Judd apr'e chiude una porta, Meg Foster presta gli occhi al cambio spiccioli, David Duchovny in tutto questo tempo non ha fatto altro che californicare, altro che X Files. Poi: un consumato e splendido Tom Sizemore (e Jim Belushi, e Robert Forster), Harry Dean Stanton, il ragazzino rapito, ora ultra-settant'enne e senza nemmeno la compagnia di Alvin Straight, Balthazar Getty prestidigitatore della mala, uno strafatto Jeremy Davies, un Michael Cera nature… E Peggy Lipton + Madchen Amick = sempre più belle. Difficile, inoltre, riprendersi dalla visione di Elena Satine che sorride (non fa solo quello...ma non ci sono parole per descriverlo) dopo aver accompagnato "Dougie"-il Buon Cooper al cesso delle signore… Commozione finale assurda, in luce calante, al termine del 5° ep.: MacLachlan portentoso.

[In realtà la dicitura è sbagliata, dato che Dougie ce lo siamo giocato poche inquadrature dopo la sua entrata in scena e quello insediato al suo posto è il Buon Cooper (a meno che “Dougie” non sia da intendere come una condizione esistenziale, e allora...).]

Il Buon Cooper, lasciato(si) alle spalle il dunesco panorama dell'Oceano-Solaris per entrare in una fortezza brutalista, e sostituito(si a) Dougie, il costrutto [e "the Return", oramai è "chiaro" ed “evidente”, è un riferimento al processo di reintegro nel mondo-reale (il doppelgänger in sincrono col behind the curtain: il mondo qua fuori è tanto bianco e tanto nero come nella Loggia) che il Buon Cooper è chiamato ad affrontare ed espletare], è - nel mondo-reale - assistito dal figli(astr)o, che sbatte le palpebre - come ci ricorda Yakov Perelman (non Grigori) - più lentamente abbassandole (scendono in 170 millesimi di secondo) e più velocemente alzandole (salgono in 85 ms). Tamara “Tammy” Preston, oltre a saper cantare (Chrysta Bell), sa anche camminare, e camminare… Il Dottor Lawrence Jacoby che indora (o, meglio: che out-dora, essendo en plein air) le vanghe arriva dritto dritto dall'iconicità vincegilligana (“Breaking Bad”) - ho già in ordine una vanga dorata (sotto certi aspetti mi sarà più utile del libro di Frost…) : “Shovel your way out of the shit!” -, così come il povero Dougie sembra la creatura nata da un incubo di “Legion” [N.Hawley, oltre ad essere egli stesso romanziere, ha letto più T.Pynchon di P(aul)T(homas)A(nderson), e, a proposito delle Teorie del Complotto e delle Cospirazioni, si veda o meglio si legg'ad ogni modo e comunque l'appen'adess'or ora citato “the Secret History of Twin Peaks” dell'Archivista Mark Frost, sorta di ponte tra le prime due stagioni di TP + “Fire Walk With Me” (e i relativi Missing Pieces) e questa terza]. "Similitudini" - forse troppo evidenti = perciò scontate = perciò non così scontate? - a parte, Amanda Seyfried sarà la nuova Laura Palmer? Personalmente la vedo-sento-percepisco (auspico) più come un carattere alla Audrey Horne, o, ancora, qualcuno di completamente divers(iv)o... Bella, concreta prova segno-significante (concreto attore in campo veicolante senso e significato) è il Sound Design (l'ambiente e il substrato fonici di TP3 sono un mondo a parte, e il sottoinsieme della sound-track - originale e preesistente - qualcosa di "definitivo", un sogno cadenzato... "Silencio"? Bang Bang!) lynchano (Cossacks...? Carsick!!!), uno dei maggiori dispositivi preponderatamente filmici (il regista di “the Elephant Man” e “the Straight Story” ha...orecchio, sin dai tempi di “Blue Velvet”, per ciangottii, sussurri, eco e risucchi musical/sonori), a cui s'aggiungono il montaggio romantico e a tratti (pre)potente (affidato al valido esecutore Duwayne Dunham), la fotografia (di Peter Deming: Lost HighWay + Mulholland Drive) che si fa strumento narrativo autentico (il blu appannato ed ovattato del “duello” tra Gordon Cole e Albert Rosenfield, che restituisce lo spaesamento in atto di fronte all'insondabilità del mondo e del prossimo) e le musiche, quelle originali di Angelo Badalamenti (per ora un repertorio sottotraccia, che riesce tuttavia ad insediarsi sottopelle) e quelle preesistenti, fantasmagoriche, a chiusa di sipario al Bang! Bang! Bar [Chromatics, Au Revoir Simone, Sharon Van Etten, Johnny Jewel (una sessione della sezione fiati da toglier'e levare ossessivamente il fiato), etc...]. E Silencio.
Diane. Chi, se non Nred Arual?!


È un crinale periglioso quello che si percorre gettando lo sguardo all'orizzonte tra confluenze ed influenze, ma…25 anni fa “Twin Peaks” ha aiutato a far esprimere il mezzo seriale (televisivo) al suo meglio, grazie a David Lynch [che si fidò - troppo - di ABC, dimostrandosi recidivo, ripetendo l'esperienza con Mulholland Drive (sia sempre lode a Studio Canal, così come a ShowTime, anche se un rilascio da bingewatching stile NetFlix sarebbe stato preferibile)] e al Mark Frost di “Hill Street Blues” [by Steven Bochco (“NYPD Blue”, con David Milch)], come solo “Oz”, in seguito (“Heimat” e “Berlin AlexanderPlatz” sono un “altro” discorso), e da lì a cascata e valanga [the KingDome, Angels in America, the Sopranos, the Wire, Mad Men, DeadWood (Rancho Rosa...), BoardWalk Empire...]...
ReCap: //www.filmtv.it/playlist/50919/e-le-fiscion--in-differita-dalla-x-factor-arena/#rfr:user-47656


"Così ero un pittore. Dipingevo e frequentavo l'accademia di belle arti. Non ero per niente interessato al cinema. Qualche volta andavo a vedere un film, ma dipingere era l'unica cosa che volessi veramente fare. Un giorno mi trovavo all'accademia di belle arti della Pennsylvania, in una grande sala da disegno. Avevo un dipinto per le mani, un giardino di notte. Predominava il nero, con piante verdi che uscivano dell'oscurità. Improvvisamente iniziarono a muoversi e udii un vento. Non ero sotto l'effetto di droghe! «Che meraviglia!» pensai. Così iniziai a chiedermi se il cinema potesse essere uno strumento per far muovere i quadri."
"I miei quadri sono tutti commedie organiche piene di violenza. Sono prodotti con violenza, devono essere oggetti primitivi e privi di ricercatezza. Così, a questo scopo, più che essere io, lascio che siano i miei impulsi a dipingere, e cerco il più possibile di non ostacolarli. (...) L'atmosfera dei miei quadri è piena di paura, ma c'è anche umorismo. È un umorismo che dice: 'Non è strano che ci siano cose del genere?' Però alla fin fine l'idea centrale dei quadri è il timore che la vita umana sia immersa nell'oscurità e nel caos. Di certo sono lì anch'io. Io vago nell'oscurità e nel caos."
David Lynch - fonte omogenea: //www.filmtv.it/playlist/693011/consigli-d-autore-12-da-luhrmann-a-menzel/#rfr:user-66097


I'll see you again in 25...years-days-hours… Meanwhile… Oggi, legge del contrappasso, cita, ricicla e reinventa (Matthew Weiner, David Chase, Terence Winter, Vince Gilligan, David Simon, Nic Pizzolatto, Noah Hawley, Alan Ball, Aaron Sorkin) quegli/questi 25 anni: perché la Stanza delle Stelle in “the OA” fa sorridere, al meglio, e in “American Gods”, “Legion” [Noah Hawley: a tal proposito, sogno un crossover con il deus ex machina “Leland Palmer” ultraterreno (in versione Sam Elliott by the Big Lebowski) proveniente dall'Antico Testamento di “Fargo-3”...] e “Twin Peaks” funziona? Perché nel primo caso l'intento è quello (nobilissimo) di raccontare una storia, nel 2° invece è quello di raccontare...un'ALTRA storia…
A suscitare interesse, soprattutto, è il dialogo (evidente) sulle modalità narrative (grammatica) e rappresentative (sintassi) di un racconto. Affermare che Lynch è una cosa a parte rispetto al flusso narrativo-figurativo (seriale) di questo quarto di secolo è miope e soprattutto commette torto verso Lynch, relegandolo in una loggia oscura per iniziati o, peggio, adoratori inconsapevoli e pasciuti di ciò.


Il pericolo - ed è sia il principale sia il più sottile -, con Twin Peaks, è quello della cosiddetta (da chi? Da me!) Belluria Regolamentata, ovvero: creo e dispongo delle regole che si scostano dalla realtà e attorno a quelle lascio insorgere e fruttificare un mondo compartimentato che solo in parte tenta di restituirci il nostro. “Game of Thrones”, che superficialmente è la serie meno vicina alla realtà, in verità è quella che la restituisce meglio: è un “the Wire” coi draghi [e coi nani: Tyrion Lannister rules; mentre in TP, "morto" uno, se ne fa un altro: Ike "the Spike"!]. E Twin Peaks ha qualcos'altro, oltre ai draghi…
Ma basterebbero i numerosi, puntuali, rigenerantisi riferimenti pittorici -{la sacra triade composta da Francis Bacon [figura (estratta), corpo, testa] - Edward Hopper (la gestione e il senso della Luce) - Alfred Kubin [espressione (astratta), corpo, testa] -- e alle loro spalle l'infinito altro: da Duchamp, Ray, Ernst, Richter…sino a Frank Stella -- è l'avamposto sulla quale Lynch imba-nd/st-isce il corollario della sinossi, uno dei tanti grimaldelli col quale scardinare il suo mondo, e la nostra testa}- per perdercisi dentro, definitivamente... Senza contare quelli cinematografici: S.Kubrick, A.Hitchcock, I.Bergman, J.Tati, F.Fellini, B.Wilder, O.Welles, W.Herzog... In specie per via del fatto che molti di questi nomi - tra i registi più amati da Lynch - hanno fatto dell'ingenuo, dello sprovveduto, dell'inadatto ("Dougie!", ovvero: Buon Cooper) uno dei caratteri più ricorsivi e ricorrenti nelle loro opere: Monsieur Hulot, Giulietta Boldrini, Henry Spencer, Jeffrey Beaumont, Kaspar Hauser, Bruno Stroszek... Aggiungo, di mio, Paul Thomas Anderson...

[Una rosa è una cosa non è una sposa - Narici Biondo Pelose - Dark Blue Box]  

Pagine (il retaggio amerindo dell'agente Hawk ridotto a...un marchio di gabinetti) di Laura (e Teresa, e Ronette, e Madeline) dovunque...  
E, in un limbo (altrove: "Is It Future or Is It Past?") ancora da esplorare-decodificare-conoscere, le sorti di Annie (e dell'anello-lasciapassare)... 

••• PLAY- (col patrocinio e la supervisione del sempre amabile, cordiale, sobrio, amichevole, moderato - e ora anche dispensatore di toccanti tributi e teneri omaggi alla memoria storica della settima arte - Albert "Fuck Gene Kelly, You Mother Fucker!" Rosenfield) -LIST •••

the Muddy Magnolias - "American Woman" - 2015 [David Lynch (Slow) Remix] : la Versione Completa, e quella inserita nel film ("Please allow me to introduce myself / I'm a man of wealth and taste / I've been around for a long, long years / Stole many a man's soul and faith") :

Chromatics (Ruth Radelet & soci) - “Shadow” - 2017 

Au Revoir Simone (Heather D'Angelo, Erika Forster, Annie Hart) - “Lark” - 2007

The Paris Sisters - "I Love How You Love Me" - 1961 

the Cactus Blossom - “Mississippi” 

Trouble (no, non quei Trouble, ma questi: Dean Hurley, Riley Lynch and Alex Zhang Hungtai) - “Snake Eyes” - 2017 

Sharon Van Etten - “Tarifa” - 2014 

Squeeze Tarela - "Uber Fresh"

Johnny "Italian Do It Better" Jewel - "WindSwept"

Bonus Track(s) - “Sycamore Trees” :
Jimmy Scott : https://www.youtube.com/watch?v=T8g_xpqjHKU
Chrysta Bell : 

A proposito di coerenza narrativa interna :

E, per tutti quelli (lo so che ci siete, là fuori, e siete legione) che prima di TP non sapevano neanche pronunciare “DoppelGänger” :

* * * * ½  -  9      

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