sono reduce da tra giorni di malattia e dalla seconda visione di HAWAII, il film del 2013 di MARCO BERGER. di quel film mi aveva incuriosito una foto, quella qua sotto. mi aveva attratto l'attore alzato, MANUEL VIGNAU non il solito adone, con occhiali, che
che sembrava impacciato; ha uno sguardo pensoso e serio in quella foto. non la solito foto del ragazzo allegro, dopo per esempio un bel pomeriggio con l'amico o il ragazzo. questo mi aveva comunicato la foto. poi il focus di PierMaria Bocchi sul regista e recensione di nuovo di HAWAII.
l'ho cercato così su internet in streaming e l'ho miracolosamente trovato senza dover fare fastidiose iscrizioni, dove immancabilmente ti chiedono il numero della carta di credito..... il destino.
nonostante la visione non sia stata facilitata dalla cattiva definizione delle immagini, il film mi ha abbagliato come un fulmine a cielo sereno. di botto ho scritto una recensione, ma sentivo di non aver detto tutto quello che un film così intenso e pieno di contatti con la mia di sensibilità, aveva da dirmi.
ieri me lo sono riguardato e il film non ha fatto che confermare la STRAORDINARIETA' della visione e in più mi ha messo in condizione di chiarire alcuni punti che non fanno che renderlo ancora più empatico e speculare a me stesso.
quando MARTIN chiede ad EUGENIO di cosa parla il suo libro, il secondo dice al primo che parla di un rapporto tra un padre potente possidente terriero con la sua ultimogenita, che con le sue domande "ingenue" lo mette in condizione di guardare alla figlia come ad un GERME. un germe che instilla dubbi, che lo contamina con il sospetto e la destabilizzazione.
EUGENIO mi è parso parlasse di sè e di MARTIN. non vediamo mai cosa scrive, ma in più di un'occasione prima di arrivare a quel punto, vediamo EUGENIO perdersi nei suoi pensieri e correre via senza preavviso, mettendo in imbarazzo MARTIN.
ogni contatto, fin dal primo sul cancello, tra EUGENIO e MARTIN è una costante prova. l'amore non è facile per tutti allo stesso modo. EUGENIO è gay dichiarato, ma non tanto da sbandierarlo a 4 venti. è un ragazzo riparato, timido, guardingo, aperto e gioioso ma poi soggetto a momenti di tenebra. lo testimoniano i suoi pomeriggi solo sul bordo della piscina, a scrivere, a dormicchiare, a prendere il solo a disegnare.... MARTIN è come se fosse un GERME che obbliga EUGENIO a prendere decisioni.
decisioni che evidentemene non sono così facili per tutti allo stesso modo.
EUGENIO ha imparato a giocare di sguardi, di piccoli movimenti e di tocchi delicati, ma poi si ritira quando vede che MARTIN sembra stare a questo gioco. EUGENIO fa pipì a poca distanza da MARTIN; EUGENIO si toglie la maglia nel forno della macchina e si sistema il pacco; ma poi EUGENIO si apposta e guarda MARTIN quasi col terrore che costui abbia capito qualcosa che lui non vorrebbe che l'altro intendesse.
la STRAORDINARIETA' di HAWAII è che parla dello sconvolgimento che questa sorta di "germe" crea dentro alle persone, ma soprattutto in quelle persone che non possono, non vogliono o non riescono a buttarsi addosso a qualcuno che gli piace così tanto e fortemente, solo per un fugace rapporto sessuale. in tutto questo la partitura musicale di PEDRO IRUSTA è essenziale; oserei dire che senza quella musica, il film non sarebbe stato lo stesso. tra la primordialità de "la sagra della primavera"di stravinsky nel segmento di FANTASIA e la sensualità nella partitura di brian eno e andrew thomas wilson per "sebastiane", la musica di IRUSTA mi ha comunicato perfettamente lo sconvolgimento immane simile alla terra nei suoi primi anni di vita e la potenza di un sentimento passionale d'amore combattuto col desiderio sessuale.
nessun film aveva fin'ora toccato le mie stesse corde. nessun film a tematica gay aveva parlato nella mia stessa lingua così come ha fatto MARCO BERGER con HAWAII.
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