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Far East Film Festival 19 - Udine: Giro di boa
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Con le proiezioni - alla presenza di circa un migliaio di spettatori - della commedia toccasana per l’umore My uncle di Yamashita Nobuhiro e dell’elegante dramma I am not Madame Bovary di Feng Xiaogang, presente in sala per tirare il Gelso d’oro alla carriera, finisce il lungo ponte del 25 aprile. Per questa edizione del Feff è il momento di scollinare, anche se per i tanti cinefili presenti in loco, dopo qualche giorno di vita festivaliera, è già difficile tenere da conto il calendario delle proiezioni, figuriamoci stare attenti a inezie sentimentali come questa. D’altronde, il ritmo è, almeno potenzialmente (e felicemente), insostenibile, con tutti gli spettacoli praticamente contigui e degli stimoli che spingono a moltiplicare le forze per tenere il passo, grazie anche alle descrizioni sintetiche presenti sul programma e alle allettanti presentazioni dal vivo. Se foste a un festival del genere, potreste mai rinunciare a un’opera presentata come un grindhouse western comedy (Mrs K)? Oppure a un gangster meets Taxi Driver (Godspeed)?

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Godspeed (2016): locandina

Questi sono solo piccoli esempi e segnali di una realtà che si smarca dagli altri festival italiani, concentrando la sua attenzione su mondi in fibrillazione, caratterizzati da evoluzioni sempre più pronunciate che mescolano passato e futuro, così come realtà locali e globalizzazione. I dati della passata edizione parlano chiaro, confermando il Feff come quarto Festival cinematografico con più presenze in sala - l’anno scorso, poco più di 60mila -, con tanti ospiti, presenti in sala e facilmente incontrabili lungo i corridoi della struttura del Teatro Nuovo e nelle vie adiacenti.

Dai titoli visti nei primi giorni quattro giorni di programmazione, più il venerdì che conta relativamente visto il posizionamento del primo spettacolo alle ore 20:00, sono emerse tante realtà, soprattutto una predisposizione naturale verso i generi più disparati, con la volontà di osare senza fermarsi al rispetto delle più comuni regole sintattiche. Per esempio, i primi cinque film proposti hanno tutti una componente attiva di umorismo: Survival family - il titolo di apertura - ne fa uso per riuscire a guardare avanti e per deridere la passibilità odierna, Jailbreak lo accompagna a un’azione vorticosa che in questo modo non assume contorni pericolosamente seriosi, Mercury is mine è un distillato di black comedy (pure sul confine del non sense), in At the terrace ecco la sua risultante sofisticata e acida, mentre Love off the cuff è il turno della sua versione in follia pura, con tanto di alieni sgomenti di fronte alla scala di priorità di una ragazza, per cui alla richiesta «Esprimi un desiderio» risponde «come andrà la storia d’amore con il mio uomo? », al che gli alieni non possono che ritrovarsi in difficoltà, glissare in maniera democratica e ritornare velocemente sulla loro astronave.

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Love Off the Cuff (2017): locandina

 

Guardando invece al lato glamour, lunedì 24 è stato il momento della prima visione mondiale del passionale Hirugao – Love affairs in the afternoon alla presenza del regista Nishitani Hiroshi e dei popolari – almeno in Giappone – protagonisti: la meravigliosa Ueto Aya  e Saitoh Takumi (nella foto sotto, sono presenti tutti e tre). Per capire l’effetto mediatico dell’evento, in Giappone il film uscirà in circa 400 sale nel prossimo mese di giugno e la presentazione in sala è stata ripresa e mandata in diretta sulla televisione giapponese titolare del progetto. 

Passando dal melodramma all’horror, proprio in questa categoria rientra la regista che si merita di diritto il premio simbolico per l’artista più simpatica, galvanizzante, e potremmo aggiungere anche pazza, di questi primi giorni. Lei è Mattie Do (foto sotto) che ha portato al Feff Dearest sister, il decimo film realizzato nella storia del Laos, un thriller sovrannaturale macchiato di horror che prima di tutto parla della sua terra di origine. La regista è entrata in sala a ritmo di musica, per poi aizzare il pubblico presente mescolando più lingue. Arrivata sul palco ha snocciolato anche un po’ di italiano, frutto del periodo vissuto a Roma, dove ha lavorato come tata. In una sola parola: spettacolare.  

Un’altra caratteristica della Feff, è la presenza in competizione di quasi tutti i titoli del cartellone. Anche la modalità di voto del pubblico diverge rispetto a tante altre manifestazioni, non contando sul classico sì/no ma prevedendo di assegnare un voto da uno a cinque a ogni pellicola, presentata in uno unico spettacolo fisso. Al momento di scrivere, tra i titoli più applauditi compaiono Canola, Satoshi: A move for Tomorrow e At café 6, proposti in un ambiente caloroso, predisposto alla sorprese - come quelle che scorgano a frotte in Vanishing time: a boy who returned – e affollato fin dagli spettacoli del primo pomeriggio, stimolato dall’inno più volte ripetuto dalla presentatrice sul palco: join the tribe.

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At Cafe 6 (2016): locandina

Oltre a visioni continuative, presentazioni e addetti ai lavori sparpagliati nell’area, all’interno e all’esterno di una struttura, quella del Teatro Nuovo, brulicante di vita dalle 8:45 di mattina fino alle 02:00 di notte, c’è poi un angolo che mette a dura prova i buoni propositi di non spendere soldi a destra e a manca. Trattasi di uno spazio dedicato ai dvd e blu-ray sul cinema orientale, con offerte speciali sul ricco catalogo Tucker,che si alimenta proprio dal Feff, ma soprattutto invaso da molti prodotti di importazione, tutti con audio originale e sottotitoli in inglese, che fanno brillare gli occhi. Ad esempio, compaiono i dvd di Peace & Love di Sion Sono e The wailing di Na Hong-jin (quest’ultimo comunque è presente nel catalogo della Movies Inspired per cui dovrebbe arrivare, prima o poi) e il blu-ray di Creepy, un film di Kiyoshi Kurosawa in uscita nelle sale francesi nei prossimi mesi. E per chi ama la lettura e ricerca libri di testo sul tema cinema/cultura asiatica, c’è ovviamente un desk ricco di proposte, tutti modi come altri per cominciare a coprire il tempo che da domenica 30 aprile ci separerà dalla prossima edizione del festival. 

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Creepy (2016): locandina

Intanto, dopo questo pit stop virtuale, la programmazione del Feff prosegue senza sosta. Nei prossimi giorni sono attesi al festival molti altri illustri interpreti della cinematografia asiatica. Tra i principali, è necessario citare almeno il maestro Fruit Chan, che accompagna la versione restaurata del suo capolavoro Made in Hong Kong, l’attore Eric Tsang, protagonista di Mad World e il regista Herman Yau, presente a Udine addirittura per un doppio appuntamento: lo splatter The sleep curse e l’action movie Shock wave, il titolo deputato a chiudere la diciannovesima edizione del Feff

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Made in Hong Kong (1997): locandina

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