Lo confesso: sono una credente ma non praticante. Non conosco perciò tutte quelle usanze legate alle festività religiose. So che a Natale è il compleanno di Gesù e che a Pasqua (dopo essere morto 3 giorni prima) sia risorto, ma di tutte le funzioni e le cerimonie legate a queste date so davvero molto poco e faccio confusione quando le mie zie mi fanno mille raccomandazioni sui sepolcri piuttosto che sul digiuno del venerdì santo. Sono invece molto ferrata sul palinsesto televisivo che da sempre ci propone in prossimità di queste 2 importanti festività religiose cattoliche, i titoli adeguati per sentire di più il clima “religioso” o semplicemente quello festivo. Se per Natale si predilige comunque un gusto più leggero con film per ragazzi, commedie per famiglie a sfondo natalizio, musical e cartoni animati della Disney, la Pasqua è decisamente più improntata ai film a tema rigorosamente religioso, senza troppi fronzoli.
Il detto “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”, la dice lunga sulla divisione emotiva che aleggia sulle 2 date. Ma se so qualcosa sulla vita di Gesù Cristo, sulle sue vicende, sul suo carisma e le sue parabole lo devo soprattutto al cinema piuttosto che ad un catechismo che ho abbandonato molto presto. Nei giorni che precedono la Pasqua c'è un accavallarsi di titoli famosi e meno famosi che raccontano i giorni della passione e della resurrezione di Gesù, film che (nonostante si siano già visti e rivisti, e che si sa a prescindere come vada a finire la storia) conservano il loro fascino immutato. Alcuni molto kitch, altri dei veri capolavori, altri ancora solo delle vignette animate.
Scorro velocemente il mouse del mio pc e vedo un elenco impressionante di Gesù cinematografici a partire dal cinema muto con “Christus” del 1916 di Giulio Antamoro. Da allora i racconti dal vangelo sono diventati delle sceneggiature e molti registi di altissimo livello si sono confrontati con parabole e crocifissioni. “Ben Hur” è uno dei titoli più conosciuti a riguardo, prima volta sul grande schermo nel 1925 diretto da Fred Niblo, poi riproposto in stile colossal nel 1959 da William Wyler.

Ben Hur (1959): Charlton Heston
Nel mezzo bisogna ricordare assolutamente: “Il re dei re” del 1927 di Cecili B. De Mille, “Golgota” del 1935 di Julien Duvivier, “Quo vadis” del 1951 di Mervyn Le roy. Tutti film che ognuno di noi ha visto più di una volta, spesso erano un pretesto per le grandi produzioni americane di sfoggiare la loro “potenza” industriale, oggi occupano spesso e volentieri il palinsesto televisivo pomeridiano.
Due titoli sono a me particolarmente cari e riguardano gli anni '60: “Il re dei re” di Nicholas Ray e “Il vangelo secondo Matteo” del 1964 di Pier Paolo Pasolini.
Per quest'ultimo film bisognerebbe aprire un capitolo lunghissimo e non è questo il post adatto (e nemmeno la sottoscritta) per farlo. Certo è che il Cristo di Pasolini è quello che segna la svolta nei Gesù cinematografici. Non più serafico, bello, biondo, con le vesti colorate, come ci avevano mostrato i registi americani. Il Cristo di Pasolini e tutti personaggi che gli girano attorno sembrano usciti dalle baracche delle periferie urbane delle nostre città. Volgari, sporchi, mi viene da dire più umani.
Sono gli anni '60, il cinema sta cambiando così come i volti cinematografici di Gesù, che addirittura si mette a cantare e a ballare nel famoso musical “Jesus Christ Superstar” del 1973 di Norman Jewison, che porta sul grande schermo il successo teatrale di A. L. Webber.
Questa veloce carrellata per arrivare al mio cult personale, a quel Gesù che per molti anni (quando ero piccina) pensavo fosse il vero e solo Gesù: “Gesù di Nazareth” del 1977 di Franco Zeffirelli.
Paragonato a questo film, passato originariamente in televisione a puntate, tutti gli altri (precedenti e futuri) spariscono. Il Gesù di Zeffirelli è realistico come quello di Pasolini ma conserva quell'aurea di colossal che era dei film americani. Una lista lunghissima di grandi attori hanno partecipato a questo film, cito solo quelli che più mi rimasero impressi: Peter Ustinov nella parte di Erode, Renato Rascel in quella del cieco miracolato, Anthony Quinn in Caifa, Rod Steiger in Ponzio Pilato, Claudia Cardinale nell'adultera, Valentina Cortese in Erodiade, Sir Laurence Olivier in Nicodemo, Regina Bianchi in S.Anna e tantissimi altri, che sono rimasti impressi nel cuore degli spettatori.
Ovviamente la vera star è Robert Powell. Fhysique du role perfetto, occhi penetranti azzurri e capelli castano chiaro, fisico alto e snello, Powell era stato scelto in precedenza da Franco Zeffirelli per il ruolo di Giuda, ma durante la prova costumi, dopo che la sarta cascò in ginocchio esclamando “questo è il signore” (così vuole almeno la leggenda), Zeffirelli si convinse a dargli la parte da protagonista, e con ragione.
Questo comunque quello che racconta lo stesso regista a riguardo della scelta: “ Lui doveva interpretare Giuda. Era intelligente, astuto, cattivello: un perfetto traditore. Quando gli feci il provino, arrivò con i capelli lunghi e quei suoi occhi... rimasi fulminato. Lo raggiunsi all’aeroporto di Fiumicino, lo riportai a Cinecittà, chiesi di farmelo diventare il Nazzareno, la sarta gli cucì una veste. Quando entrò, lei quasi cadde in ginocchio”
Robert Powell è stato il Gesù cinematografico più riuscito mediaticamente parlando. Powell capì immediatamente l'importanza del suo ruolo, ne rimase lui stesso affascinato, tanto che dopo la sua interpretazione si avvicinò molto alla religione cattolica diventando un credente convinto.
L'attore comprese però che avrebbe rischiato di rimanere imprigionato per sempre in quel ruolo così “ingombrante”, ed ebbe paura che il grande successo gli avrebbe in qualche modo castrato la carriera, relegandolo così in parti esclusivamente di “buono”. Per questo, prima che uscisse il “Gesù di Nazareth”, accettò di recitare nel film di Liliana Cavani “Al di là del bene e del male”, un film in cui lui ha una parte per niente in sintonia con quella del suo Gesù ; questa scelta fece innervosire non poco Franco Zeffirelli che aveva paura di un “inquinamento” mediatico per il suo Gesù, il censore britannico riuscì a far uscire nel Regno Unito solo una copia fortemente limitata.
Leggenda vuole (ma si tratta davvero di una trovata pubblicitaria dell'epoca, smentita dallo stesso Powell), che Robert Powell e Barbara Lord si siano sposati prima delle riprese di “Gesù di Nazareth”, perché non era ammissibile pensare che “Gesù” vivesse nel peccato con una ballerina del famoso corpo di ballo britannico “Pan's People”. Powell dichiara invece che è stata solamente la paura di stare lontani i 6 mesi delle riprese del film a fargli prendere la decisione di sposarsi, decisione che avevano preso già da tempo, e che “Gesù” ha solo anticipato. Oggi Robert e Babs sono ancora sposati...se non è un miracolo questo (?)!

Negli ultimi anni Powell si è dedicato soprattutto al teatro, recentemente si è confrontato nuovamente con una icona letteraria e cinematografica “ingombrante”: Hercule Poirot di Agatha Christie. Powell asserisce che (così come fu per il suo Gesù), anche per questo Poirot non si è ispirato a nessuna delle interpretazioni dei suoi illustri colleghi di successo del passato, ma che ha dato a questo Poirot la sua impronta personale, di cui va molto orgoglioso.

Dopo il Gesù di Zeffirelli c'è un vuoto pesante nella cinematografia religiosa. Devono passare più di 10 anni per ritrovare un Gesù sul grande schermo: “L'ultima tentazione di Cristo” del 1988 di Martin Scorsese. Il volto di Gesù è quello spigoloso di Willem Dafoe, che non ha niente di celestiale. Il film di Scorsese riscosse molte critiche, aprì discussioni infinite, polemiche, dibattiti, in alcuni casi boicottaggi. Gesù e i suoi misteri rimangono ancora a oggi una sceneggiatura dalle mille sfaccettature, sempre pronta ad essere rielaborata e riscritta.
Ci provò (e ci riuscì) anche Mel Gibson nel 2004 con "La passione di Cristo", in cui si raccontano esclusivamente le ultime 12 ore della vita di Gesù e le sue sofferenze carnali. Anche questo film fu molto criticato e preso come spunto per infinite discussioni.
Gesù è un intoccabile che è stato più volte rivoltato (cinematograficamente parlando si intende) come un calzino. La mia interpretazione preferita rimane assolutamente quella di Robert Powell che sono sicura che rivedrò in questa ultima settimana prima della domenica di Pasqua.
La serie televisiva è onda in questi giorni su TV2000. Lo consiglio.
La mia scena (o parabola) preferita? Sicuramente quella in cui Gesù urla nel tempio contro gli scribi e i farisei.
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Cito un Gesù un po' particolare: quello di Ralph Fiennes che gli dà la voce nel film d'animazione in stop motion The Miracle Maker (in Italia intitolato C'era una volta Gesù o La Storia di Gesù), con colleghi di tutto rispetto che doppiano le voci originali quali William Hurt, Alfred Molina, Ian Holm, Miranda Richardson e molti altri. Ciao. :)
"Gesù di Nazareth" deve tutto a Robert Powell, che rappresenta appieno l'immagine del Cristo che noi cristiani abbiamo, basta vedere le immaginette e le icone appese nelle chiese, e ritroviamo quegli occhi azzurri, il viso scavato, le espressioni del bravo attore.
"La passione di Cristo" l'ho vista due volte. Per me è il più rappresentativo, in quanto si limita appunto alla "passione", concentrandosi sulle ultime ore del Messia e offrendone immagini di dolore e sofferenza difficili da passare al dimenticatoio.
Mi risulta, ma non potrei giurare, che è il film più consigliato e più visto nei saloni parrocchiali.
Concordo. Zeffirelli e Gibson sono gli unici che la vedono dal punto di vista cattolico e le opere sono notevoli per la ricerca storica. Ovviamente non sono piaciuti alla Hollywood ebraica, che aveva dato le precedenti versioni, che avevano due peculiarità: la parte religiosa da catechismo e la cattiveria dei romani da dimostrare assolutamente, così imparano a distruggere il tempio !
Vorrei invece segnalare due film che ritengo notevoli per la loro posizione storica, che trattano lo stesso argomento de "La tunica" a distanza di anni: morte e resurrezione viste dagli occhi di non credenti presenti sul posto. "L'inchiesta" 1986 di Damiano Damiani e "Risorto" 2016 di Kevin Reynolds.
Consigliati !
Bel post perfettamente in tema. Il Gesù di Zeffirelli penso sia entrato nell'immaginario collettivo, ha indubbiamente il suo fascino e ricordo ancora l'impressione che mi fece da bambina; devo ammettere però che è da molto che non lo vedo, mentre negli anni sono andata a cercare 'altri Gesù'; ne ricordo uno piuttosto singolare, più uomo che figlio di Dio, interpretato da Kim Rossi Stuart, e recentemente ho visto 'Il risorto', storia vista dal punto di vista di uno scettico centurione che è incaricato di indagare sulla scomparsa del corpo.
Anche 'The young Messiah' prova a gettare una piccola luce, non so quanto veritiera, sull'infanzia davvero misteriosa di questo profeta, e ci presenta un bambino che s'interroga e fa domande sul mistero che lo riguarda, e sul mondo che vede attorno a sè. Per inciso, anch'io sono una credente, non praticante e con infiniti dubbi...
Buona Pasqua.
Una cosa è certa, nessuno dei registi che ha tentato di ricostruire la vita di Gesù ha potuto attingere da fonti del tutto sicure, pertanto ogni film esprime il pensiero dell'autore, e soltanto quello, anche se alcuni cercano di essere il più vicino possibile alle scritture tramandate. Le stesse che sono state interpretate e tradotte spesso in modo poco...ortodosso. Resta il fatto che Gesù, o il Cristo, o il Messia, è sempre nel pensiero di atei, credenti, testimoni di Geova, protestanti ecc. in egual misura: c'è di lo ama, e chi cerca disperatamente di trovargli difetti. Io, per intenderci, sono credente e praticante, e sono certo di essere in debito con Lui.
A tutti voi, con affetto l'augurio di una Pasqua serena.
Antonio
Fai sempre centro maghella, con i tei dei tuoi post e conle tue scelte personali.anche per me è il Gesù di Nazareth di Zeffirellì il npiù crediblile ecoincidente con il nostro immaginario.
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