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Storia (breve) di una possessione.
di maghella
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Era da tempo che volevo andare a trovare il mio amico, mi avevano detto che stava molto male.

Con il mio amico ci eravamo voluti molto bene, avevamo passato interminabili giornate a parlare del niente, a ridere di tutto, a litigarci continuamente. Ci volevamo bene e il tempo (allora) non ci pareva così importante. Poi la vita, le scelte e le strade ci hanno separato, fino a quando le persone a noi vicino mi fecero sapere che si era ammalato e che sarebbe stato opportuno andarlo a trovare.

Max Von Sydow

L'esorcista (1973): Max Von Sydow

Bussai alla porta della sua casa. Mi aprì sua madre e a stento la riconobbi: non era invecchiata, ma piuttosto impaurita. Una ruga profonda sulla sua fronte segnava una smorfia di angoscia inequivocabile.“Sono contenta che sei venuta” -mi disse senza nemmeno salutarmi, quasi come se si aspettasse il mio arrivo che io per altro non avevo preannunciato a nessuno- “sono contenta che sei qui, forse con te troverà un momento di pace, con te che un tempo vi siete voluti tanto bene. Vai su in camera sua, sai la strada. Io non ti accompagno, sono molti giorni che non ci vado più...ho paura. Ma con te...chissà che con te forse...” .

 

La donna non mi fece nemmeno rispondere, con un cenno mi indicò le scale che tante volte avevo salito di corsa con il mio amico per nasconderci nei nostri interminabili pomeriggi.

Entrai in camera con un po' di disagio, mi pareva di non riconoscere nulla di quella casa.

Ashley Bell

The Last Exorcism - Liberaci dal male (2013): Ashley Bell

Le tende, la libreria, il letto e nel letto un corpo magro e bianchissimo; non riconoscevo niente di lui e del luogo che per tanti anni aveva ascoltato le nostre chiacchiere, le risate e i mille segreti che ora non ricordavo più. Non ebbi coraggio di dire niente, un po' per la paura di svegliarlo (ma dormiva?), un po' per il cattivo odore che c'era e per il freddo pungente che mi aveva paralizzata dal dire o fare qualsiasi cosa.

Fu lui a parlarmi e allora lo riconobbi immediatamente e qualcosa mi fu improvvisamente chiaro.

Mi avvicinai. Il mio amico stava sdraiato supino, coperto fino al mento, riuscivo a scorgere a malapena quello che rimaneva del suo povero corpo martoriato da una malattia sconosciuta. Il viso scheletrico, le labbra erano una piaga disidratata e incolore, ma gli occhi erano gli stessi che ricordavo e così la sua voce inconfondibile.

Linda Blair

L'esorcista (1973): Linda Blair

Sapevo che saresti arrivata prima o poi” -mi disse con un sorriso che mi prese alla sprovvista- “Eri l'unica che volevo vedere, l'unica che dovevo incontrare. Mi sei mancata molto, sai? E in questi giorni ti ho pensata tanto...per questo sei venuta ora, vero?

Annuì, ero contenta di sentire ancora la sua voce e improvvisamente mi accorsi di quanto mi era mancato, di quanto desiderassi passare ancora il mio tempo con lui, quel tempo che ora era diventato così importante.

Ti ho pensata tanto amica mia, che credo di aver urlato il tuo nome in queste lunghe notti. Mi hai udito chiamarti? E' per questo che sei qui da me dolce amica mia? Sai? Io ultimamente confondo le mura di questa stanza con le pareti della mia mente...e il tempo senza di te non passa mai. E' così? Mi hai sentito chiamarti?

Annuisco ancora. Mi accorgo solo ora della voglia che avevo di rivederlo, e di quante volte negli ultimi giorni mi era venuto in mente il suo nome.

scena

La madre (2013): scena

Il mio amico mi sorride, non vedo muovere le sue labbra ma continuo a sentire la sua voce, che mi sembra così bella, chiara e suadente come non la ricordavo.

Non sei cambiata amica mia, sei solo infreddolita, ma se vuoi possiamo riscaldarci insieme...anche io non mi sento bene da qualche tempo, perché mi hai lasciato solo? Perché non sei arrivata prima? mi hai fatto soffrire sai?

Lo guardo chinando la testa: ha ragione, l'ho lasciato io. Non sono state le scelte della vita e le strade diverse a dividerci, sono stata io a lasciarlo ma non ricordo più il perché. Mi sento così in colpa per questo abbandono che mi viene voglia di piangere per aver sprecato tutto questo tempo senza di lui.

Non preoccuparti cara amica mia” -continua il mio amico alzandosi seduto sul letto. Ora non mi appare più così magro e fragile, anzi...la sua presa è forte quando mi afferra la mano- “Non preoccuparti, ora farò in modo che non ci lasceremo più, abbiamo sofferto troppo la lontananza, noi siamo fatti per stare uniti. Ti porterò a mangiare in quel posto che ti piace tanto, ci perderemo per le strade come ci piaceva fare nelle serate d'estate, guarderemo tutti i film della notte e andremo a dare da mangiare ai gatti abbandonati. Ora avremo tutto il tempo di una volta, quando non ci bastava mai”.

Sarah Lind

L'esorcismo di Molly Hartley (2015): Sarah Lind

Stringo la sua mano e sento il suo calore scaldarmi. Mi ricordo perfettamente di tutte le cose che mi racconta. Ricordo di come parlava per ore e in lingue stranissime, di come riusciva a stare in silenzio per intere giornate, di come mangiava avidamente ogni tipo di cibo e di come riusciva a digiunare per periodi lunghissimi. Ricordo la sua voce durissima che mi insultava pesantemente e delle sue mani che sembravano degli artigli. Ricordo di quanto fosse violento e sprezzante, cattivo con chi lo amava e seducente con le persone sconosciute. Ricordo la sua risata e i suoi lamenti che potevano durare per intere notti. Ricordo di come svenne alla vista del rosario di sua madre e di come mi costrinse a seppellirlo sotto lo sterco di un cane. Ricordo di quando mi prese per le braccia facendomele sanguinare, urlando fino allo sfinimento riuscì a liberarmi e a vedere per l'ultima volta in fondo ai suoi occhi il nulla. Ricordo di come imparai ad avere paura di lui. Ricordo il grande senso di colpa per averlo lasciato che mi ha accompagnato per tutti questi anni. Avevo dimenticato tutto, ricordandomi solo di quanto gli volessi bene...è stata questa la mia debolezza e lui lo sapeva bene e ha saputo attendere.

Amica mia, ricordati che sei voluta venire perché hai ascoltato il mio richiamo. Passeremo il nostro tempo insieme, mettiti comoda tesoro, perché ne abbiamo di cose da raccontarci”.

E' tardi, mi siedo accanto a lui che non respira più da un po' ma che continua a parlarmi nella mia testa. Mi dice che è l'ora di uscire e andarci a divertire, che è tanto che non lo fa, che aspettava me. Mi sento forte e stranamente felice, forte e piena di energia: non sono più sola e non lo sarò più.

 

 

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