IL CASO "LES OGRES"
Avete corso il rischio che, una volta tanto, fosse il vecchio cherubino a proporre la prima recensione di un film appena uscito nei cinema italiani.
Io l'ho visto più di un mese fa. E credevo fosse stato prodotto nel 2017, o nel 2016 benchè non l'avessi mai sentito nominare. Invece, appena rientrato, ho scoperto che è del 2015, addirittura (e l'ho eletto a mio film preferito per quell'anno, seconda fotografia) ma proiettato in Italia solo dal 26 gennaio 2017! Solo tre giorni fa - mi dissi - adesso arriveranno recensioni (per il momento nessuna) e voti (solo uno: un buon 7, poi diventato 8 per effetto delle mie 4 stelle e mezza).
Ed invece, ad un mese di distanza, la situazione è inalterata:
//www.filmtv.it/film/84201/les-ogres/
La spiegazione l'ho trovata poco fa in rete e me l'ha data Augusto Sainati (professore universitario e critico cinematografico) con questo suo articolo nel quale torna su un argomento sempre d'attualità;
"Cinema, quattromila schermi per tredici film. E per gli altri?"
Proprio di "Les Ogres" parla diffusamente, il 1° febbraio, come di un caso eclatante di emarginazione distributiva.
'...un buon film, un po' pazzo nel raccontare la vita scombinata di una troupe teatrale che si muove al modo delle famiglie circensi, con la vita in roulotte, l'equilibrio perennemente precario, gli spettacoli fatti un po' di Cechov e un po' di attrazioni; e uno stile vagamente felliniano...'.
Ebbene, aggiunge: ' ...a Milano è uscito in una sala da 30 posti, a Bologna, Firenze e Napoli non è uscito'. C'è un'imprecisione, a Bologna è uscito, per merito di una di quelle sale parrocchiali che qui si stanno trasformando in benemeriti cinema d'essai: ce ne sono diverse.. ed infatti in quel circuito è stato in programmazione per un mese intero.
Questi sono i veri genitori della regista, che hanno parti importanti nel film: il "capo tribù" e la moglie. Anche la sorella della regista ricopre un ruolo significativo. Insieme a loro ci sono alcuni validi attori professionisti ma anche tanti altri interpreti presi dall'ambiente del teatro itinerante, che ancora sopravvive - o sopravviveva pochi anni fa - nel Sud della Francia.
Film fortemente autobiografico e l'affettuosa partecipazione sentimentale della regista si sente: da quel mondo proviene, sia lei sia la sua famiglia. Affettuosa ma non troppo: ve lo dice già il titolo "Gli orchi" ad evocare la durezza di quel mondo particolare.
E, se vogliamo, in una certa misura film anche "neorealistico".
Non pensate però sia un film dai toni nostalgici che si dice piacciano tanto agli anziani (vedo da una piccola foto che Sainati non è neppure lui di primo pelo)..
L'anno scorso alla 52.a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro si è aggiudicato sia il premio "al miglior film" (all'unanimità) sia quello "del pubblico"; e la giuria del primo dei due (presieduta da Roberto Andò) era formata esclusivamente da studenti delle Università italiane di Cinema; questa fu la motivazione:
'Per raccontare con efficacia le molteplici sfumature della vita, che prendono forma nella rappresentazione di un variopinto microcosmo; per la sua narrazione acrobatica e dinamica che avvolge lo spettatore in un girotondo di note, colori ed emozioni; per l'incisività dei dialoghi che restituiscono la malinconia dell'esistenza; per farsi specchio sognante dell'essenza artistica della natura umana'.
Sempre nel 2016, fu un successo (premio del pubblico) anche al Festival di Rotterdam. E alla fine del gennaio scorso era nella cinquina dei finalisti al "Prix Lumière" di Parigi (dove ha fatto man bassa "Elle").
EPPURE, NONOSTANTE TUTTO QUESTO, NON VE LO FANNO VEDERE?
5 marzo 2017, cherubino
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