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ALMEIDA THEATRE – RICCARDO III di William Shakespeare
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L'ALMEIDA THEATRE

Accanto alla stagione della Branagh Company, per teatro al cinema Nexo Digital propone il Riccardo III di Shakespeare, con Ralph Fiennes/Riccardo III e Vanessa Redgrave/la regina Margherita.

Rupert Goold

True Story (2015): Rupert Goold

Direttore Artistico del Teatro Almeida di Londra, Rupert Goold (American Psycho, re Carlo III, Il mercante di Venezia, Medea) dà alla sua regia un taglio fortemente intimista, che aderisce al testo con incandescente asciuttezza, e il linguaggio diventa prolungamento della gestualità corporea, negli interstizi tra le parole s’incastona la psiche dei personaggi, nell’esperienza visivo-auditiva si compie l’atto del guardare che fonda la tragedia.

“ L’uomo, accecato dalla coscienza, è incapace di guardare il mondo” afferma Godard, parole che risuonano come un’eco dallo spazio di secoli e arrivano fino a noi da quel grande teatro elisabettiano che parla al nostro tempo e non cessa di essere attuale.

La forza distruttrice di un’ambizione sfrenata, la follia di una mente che impone il suo potere sulla vile e supina acquiescenza, il delitto, il sopruso, lo stupro come armi di governo, l’insonnia, le visioni, le allucinazioni come maledizione: tutto questo è Riccardo III,opera giovanile di Shakespeare fra le più rappresentate al cinema e a teatro, storia di un Regno lacerato da intrighi e delitti, ma  anche cupa profezia che prolunga fino ad oggi la sua ombra funesta.

 

Prima dell’inizio e tra un atto e l’altro Rupert Goold parla di questo teatro d'avanguardia e musica contemporanea, l’Almeida, dove Moliére, Shakespeare, Céchov, Ibsen e ancora altri classici convivono con ricerche e sperimentazioni, scuole per giovani e laboratori proiettati verso il futuro.

Non si può vivere del passato – dice – ma del passato dobbiamo cogliere il senso profondo e la lezione”,

Attori di teatro e di cinema passano su quelle scene, i due linguaggi imparano a convivere e i mondi si toccano.

RICCARDO III, MEMORIA DAL SOTTOSUOLO

Una buca al centro della scena.

Lì cadranno una alla volta le vittime di Riccardo, re plantageneto, e lì finirà lui stesso mentre gli muore in bocca l’ultima invocazione “ un cavallo… un cavallo… un cavallo…”.

Le ossa di Riccardo duca di Gloucester, incoronato re col nome di Riccardo III dopo l’eliminazione cruenta di tutti i suoi rivali e nemici, ultimo re d’Inghilterra a morire in battaglia all’età d 30 anni, nel 1485, combattendo nella battaglia di Bosworth Field contro le truppe fedeli a Enrico Tudor conte di Richmond, sono ricomparse nel 2013 sotto un parcheggio di Leicester, dove un tempo sorgeva il convento francescano di Greyfriars

Ferite da taglio visibili sul cranio, altre ferite da "sfregio" sulla colonna, scheletro con segni evidenti di scoliosi e conferma del DNA non lasciano dubbi, è lui, e la città gli ha dato degna sepoltura all’interno della cattedrale di Leicester.

La suggestiva riapparizione avvenuta per merito di una donna, Philippa Langley della Richard III Society, un club nato nel 1924 per riabilitare la memoria del Good King Richard, re saggio e buono, non il mostro tramandato da Thomas Moore e William Shakespeare, ha suggerito la scelta felice di regia che apre la performance, con il gruppo di specialisti intorno alla buca intenti a osservare un cranio e una colonna ampiamente ricurva.La recita si chiude poi con un cerchio di luce che fende il buio per illuminare i soldati in cerchio che infieriscono con le alabarde sul corpo del re sparito nella fossa.

Era dunque Riccardo un villain? Chissà, le ragioni dell’arte e quelle della storia non sempre coincidono, ma questo Riccardo III non si può non ammirare.

IL PERSONAGGIO

I am a villain. Yet I lie, I am not.

Figura di eccezionale grandezza nel male, Riccardo III giganteggia sulla scena come nella vita.

Da Shakespeare in poi il suo personaggio ha regalato al pubblico performance memorabili di grandi attori. Fra i più vicini a noi nel tempo Laurence Olivier, Ian McKellen, Kevin Spacey, Al Pacino, Carmelo Bene. Con la sua morte finì la guerra delle Due Rose e con Enrico VIIebbe inizio la lunghissima permanenza della dinastia Tudor sul trono d’Inghilterra.

La scena della morte che chiude tutte le ricostruzioni letterarie, teatrali e cinematografiche, è un must del genere: il fango limaccioso dove Riccardo s’impantana abbandonato dal suo cavallo, il suo urlo agghiacciante e disperato “ Un cavallo…il mio regno per un cavallo!”, l’accanimento dei nemici nel colpirlo con spade e alabarde mentre, ormai inerme, cade senza neppure un elmo su quel corpo rachitico e deformato dalla scoliosi, tutto collabora a sigillare la sua fine con un marchio infernale.

Odiato di odio purissimo da tutti, contemporanei e posteri, il suo nome è diventato simbolo della tirannia nella sua accezione più oscura.Il male nel Riccardo shakespeariano nasce dai recessi più profondi dell’animo, si direbbe una sua incarnazione in forma umana, ma il drammaturgo, che pure voleva rappresentarlo come uomo meschino, divorato da ambizione e sete di potere, ne subì un fascino che si riverbera anche nelle opere che da lui hanno preso le mosse, con ricostruzioni ambientali fedeli o attualizzate.

Pensiamo al Riccardo III nazificato del film di Loncraine (1995), con un Mc Keellen mefistofelico quasi più dello stesso Hitler, che urla “Un cavallo…il mio regno per un cavallo” dall’alto della jeep incagliata nel terreno sconnesso del campo di battaglia.

Effetto straniante al limite della parodia, il transfert con lo spettatore è dirompente. Cavalli e mitragliatrici, spari di mitra e fendenti di spade convivono in straniante contemporaneità, gli zoccoli scalpitano nella fuga e le ruotedella jeep slittano stridendo nella buca.E quando Riccardo precipita dal tetto fra le fiamme che lo inghiottono come l’Inferno del Don Giovanni mozartiano, Al Jolson intona in perfetto stile vaudeville la sua frizzante "I'm sitting on the top of the World" .

E come non ricordare Looking for Richard (1996) di Al Pacino?

Deeply-felt rumination, è un viaggio fino alle viscere del testo shakespeariano, scritto, diretto e recitato dal grande attore che a New York, fra costumi di scena e look casual, backstage e “si gira”, racconta il mestiere di attore fino a sfumare, con le ultime battute, fra le guglie neogotiche e i torciglioni della chiesa di St. John The Devine, capolavoro del non finito, del transeunte, del “vaporizzare” nell’aria di forme in pietra.

“Questi attori, come ti avevo detto, erano solo fantasmi che sono vaporizzati nell’aria, in aria sottile, e come l’edificio senza basi di quella visione, anche gli alti torrioni incoronati di nuvole, i sontuosi palazzi e i templi solenni con le inerenti sostanze dovranno dissolversi, e come l’irreale spettacolo appena svanito, svaniranno senza lasciare fumo di sé.

Da Riccardo III a La Tempesta il cerchio shakespeariano si chiude:

Noi siamo fatti della sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra piccola vita è cinta di sonno”

 

RICCARDO III / RALPH FIENNES

Entra in scena ricurvo, zoppicante e come da copione apre con il famoso monologo:

Ora l'inverno del nostro scontento

è reso estate gloriosa da questo sole di York,

e tutte le nuvole che incombevano minacciose

sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo

dell'oceano…

La guerra è finita, gli York hanno in pugno il potere, la corte che ruota intorno ai tre fratelli, il re Edoardo, il fratello Clarence e lui, Riccardo lo storpio, è un covo di vipere brulicante di cortigiani assetati di potere e denaro.In questo scenario Riccardo si crea il suo spazio vitale:

… la guerra dal volto grifagno ha spianato la fronte corrugata,

e ora,invece di montare destrieri corazzati per atterrire le

anime di nemici impauriti, saltella agilmente nella camera

di una signora al suono seducente di un liuto.

Consapevole della sua deformità, figlio di una madre che l’ha sempre considerato il brutto anatroccolo, fosse vissuto qualche secolo dopo sarebbe andato in analisi dal doktor Freud, allora fece tutto da solo:

… ma io che non fui fatto per tali svaghi ,

nè fatto per corteggiare uno specchio amoroso;

io che sono di stampo rozzo e manco della maestà d'amore

con la quale pavoneggiarmi davanti a una frivola ninfa

ancheggiante, io sono privo di ogni bella proporzione,

frodato nei lineamenti dalla natura ingannatrice,

deforme, incompiuto, spedito prima del tempo in questo mondo

che respira, finito a metà,e questa cosi' storpia e brutta

che i cani mi abbaiano quando zoppico accanto a loro,

ebbene io, in questo fiacco e flautato tempo di pace ,

non ho altro piacere con cui passare il tempo se non

quello di spiare la mia ombra nel sole e commentare

la mia deformità…

Riccardo è troppo intelligente per cedere alla natura e ripiegarsi nella depressione. Un altro si sarebbe ritirato in convento, lui invece:

…perciò non potendo fare l'amante

per occupare questi giorni belli ed eloquenti, sono

deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi

piaceri dei nostri tempi. ho teso trappole, ho scritto

prologhi infidi con profezie da ubriachi, libelli e

sogni per spingere mio fratello Clarence e il re a

odiarsi l'uno contro l'altro mortalmente.

Ecc.ecc., e per tre ore se ne vedranno delle belle, i protagonisti si scaglieranno addosso vituperi e maledizioni da gironi infernali, vecchie e giovani donne, bambini, politicanti maneggioni, sicari prezzolati che mettono la coscienza nella borsa del mandante, Shakespeare nel Riccardo III scatena tutta l’artiglieria.

Ma c’incanta.

Riccardo è un genio del male, la sua perfidia è così raffinata, così totale da lasciare sbalorditi, sembra il Principe di Machiavelli trent’anni prima.

Ralph Fiennes

In guerra tutto è concesso (2014): Ralph Fiennes

Ralph Fiennes è magistrale nel plasmare ogni battuta, ogni espressione del suo personaggio affiora sul suo viso con la forma giusta, il corpo riesce a diventare rachitico dall'uomo maestoso e bello che conosciamo, per avere un’idea del cinismo nella sua forma più depurata da qualsiasi cedimento e dell’inesauribile capacità di far passare la menzogna come verità basta guardarlo.

Tranne una volta, quando gli parla la madre per maledirlo.

In quella scena, rattrappito come un bambino punito, anche Riccardo III riesce a farci pena, ed è giusto così.

 

www.paoladigiuseppe.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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