Mariangela Barbanente, nelle sale con “Varichina. La Vera Storia della Finta Vita di Lorenzo De Santis”, da sempre basa la propria produzione documentaristica sui “margini sociali” del proprio luogo d’origine. Nata nel 1968 a Bari, si trasferisce a Roma dove si laurea in Lettere e frequenta il corso di Sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia. Proprio con l’attività di sceneggiatrice (oltre che segretaria di edizione e aiuto regista) inizia a lavorare nei campi del cinema e della televisione, per poi cimentarsi anche nella regia di documentari.
L’attività documentaristica di Mariangela Barbanente comincia con la produzione di due cortometraggi scientifici realizzati per l’ENEA (Ente Nazionale per le Energie Alternative).
Del 1994 è “Il Lidar di Frascati” (8' in BVU), sull'uso del laser per il monitoraggio dell'inquinamento atmosferico, mentre del 1997 è “Io era in Terra e 'l cuor in Paradiso”(6' in Beta), nel quale veniva mostrato l’utilizzo del laser per il rilevamento dei pigmenti colorati, utilizzato nel restauro della cupola di Sant'Andrea della Valle a Roma.
Con “Sole” (2000) la regista inizia a porre il proprio sguardo verso alcuni aspetti sociali della propria terra d’origine. Il film documentario, infatti, ha come protagoniste alcune braccianti agricole pugliesi che lavorano sotto caporalato, senza tutele, nella zona tra Brindisi e Taranto. Affrontando direttamente la vita privata delle protagoniste, la regista preferisce mostrare le condizioni delle lavoratrici attraverso le immagini della sola macchina da presa digitale, che non hanno bisogno di commento audio per risultare efficaci nel veicolare il messaggio.
Dopo aver collaborato alle riprese del documentario di Leonardo Di Costanzo “A scuola” (2003, il quale mostra un anno scolastico all’interno di una scuola media della periferia di Napoli, dove il lavoro degli insegnanti viene svolto in un contensto di totale assenza delle istituzioni), Mariangela Barbanente gira nel 2005 il documentario seriale “Il Trasloco del Bar di Vezio”. Realizzato in sei episodi di trenta minuti ciascuno, racconta il trasloco del “bar dei comunisti”, situato in via dei Delfini a Roma, vicino alla sede storica del PCI. “Era nato come un filmino di famiglia. Uno dei bar più particolari di Roma lasciava la sua sede storica, e avevo pensato di raccogliere una testimonianza. E poi… poi ho capito che questo bar era un osservatorio privilegiato per raccontare una parte della nostra Storia. Un esercizio ragionato di nostalgia. Il bar di Vezio era il retrobottega delle «Botteghe Oscure», dal quale si poteva sbirciare quello che si svolgeva nella sala principale. È la collocazione che ha reso speciale questo bar, vicino alla sede del PCI, ma anche a Piazza Venezia, al Ghetto, a via Caetani dove fu trovato il cadavere di Moro… per cent'anni la Storia gli è passata accanto”. Attraverso le tappe del trasloco del bar, Mariangela Barbanente racconta stralci della storia d’Italia, dagli anni Settanta alla morte di papa Giovanni Paolo II, giostrandosi tra diversi stili: docufiction, documentario sociale, filmati di repertorio, interviste, riprese dal vivo.
Nel 2006 collabora alla sceneggiatura di “L'Orchestra di Piazza Vittorio”, documentario diretto da Agostino Ferrente che racconta la nascita de “L’Orchestra di Piazza Vittorio”, una “band” nella quale si riuniscono musicisti provenienti da diverse parti del mondo. Dal rione Esquilino, Mario Tronco, tastierista degli Avion Travel, ed Agostino (Ferrente), documentarista, cercano di salvare il cinema Apollo per trasformarlo in un laboratorio multidisciplinare. Nel 2002 improvvisano un concerto di protesta davanti al cinema: proprio qui iniziano anche le riprese del documentario (durate cinque anni) che percorre le tappe della nascita dell’orchestra, speciale perchè unisce persone di diverse etnie attraverso la musica. Il film riceve diversi premi, tra cui il Nastro d’argento 2007 per il miglior documentario italiano. Nel 2007 Mariangela Barbanente scrive anche il soggetto e la sceneggiatura di alcuni episodi (“Raul” e “Houcine”) di “L'Orchestra di Piazza Vittorio: I Diari del Ritorno”, nel quale Alessandro Rossetto e Leonardo Di Costanzo propongono i ritratti di due musicisti che fanno parte dell’Orchestra.
Dopo aver preso parte nel 2007 a “Gli Invisibili - Esordi nel Cinema Italiano 2000-2006” (documentario girato alla Mostra del Cinema di Pesaro in occasione dell’evento dedicato agli esordi italiani negli anni Duemila), Mariangela Barbanente torna alla regia nel 2011 con “Ferrhotel”: in un piccolo albergo a due passi dalla stazione centrale di Bari prendono alloggio diversi ragazzi somali, fuggiti da una nazione in guerra per cercare riparo ed un futuro in Europa. Il documentario non si sofferma sulle pratiche per il permesso di lavoro, che diventa al contrario il punto di partenza verso una nuova vita. L’albergo si rivela un punto d’osservazione privilegiato, nel quale cominciano a vedersi barlumi di normalità nella quotidianità. La regista, diversamente dai suoi lavori precedenti, mette da parte l’intervista, lasciando invece che i protagonisti parlino tra loro: un espediente questo che dona al documentario più naturalezza nel confronto tra le persone, anche se poste di fronte ad una macchina da presa. Anche in questo caso, però, Mariangela Barbanente utilizza uno spaccato della propria città per affrontare un tema nazionale (senza considerare che la questione relativa al Ferrhotel, ex albergo per i ferrotranvieri, è ancora presente nelle recenti cronache).
L’anno successivo collabora alla sceneggiatura di “L’intervallo”, opera prima di Leonardo Di Costanzo: il racconto di una relazione tra due adolescenti nella periferia violenta di Napoli.
Nel 2013 prende parte a “Segni Particolari: Documentarista”, documentario di Christian Carmosino che indaga una nuova generazione di registi italiani che cercano di analizzare una società italiana sempre più in frammentazione attraverso il “cinema del reale”.
Nello stesso anno, Mariangela Barbanente torna dietro la macchina da presa con “In viaggio con Cecilia”, insieme a Cecilia Mangini, una delle più importanti documentariste italiane. Il film, seguendo in un certo senso il “filo” delle opera della regista barese, racconta la Puglia contemporanea tra inquinamento (nell’estate 2012 viene arrestato Emilio Riva, uno dei nuovi proprietari dell’Ilva di Taranto). Tra riprese del presente e filmati di repertorio (tra cui altri contributi documentaristici della Mangini), il documentario parte dal vissuto della regista verso le vite degli operai pugliesi, che non riescono a trovare una continuità con le lotte del movimento operaio pugliese immortalate fino a quarant’anni prima nelle opere di Cecilia Mangini.
Mariangela Barbanente (con Antonio Palumbo) nel 2015 propone il ritratto di un personaggio della Bari degli anni Ottanta in “Varichina. La Vera Storia della Finta Vita di Lorenzo De Santis” (in sala da giovedì 2 febbraio). Un articolo goliardico del giornalista Alberto Selvaggi ridesta la curiosità sull’ “antieroe Varichina”, diventato un personaggio della città: un posteggiatore abusivo omosessuale che, diventato maschera per esplicitare la propria sessualità, ha fatto della propria maschera il volto della lotta quotidiana per non rimanere ai margini nei quali è stato relegato dal bigottismo dei suoi concittadini e dei suoi stessi amanti. Alberto Selvaggi ha dato il via all’inchiesta-motore del documentario, che si è poi sviluppato sulle testimonianze di chi ha conosciuto Varichina (“È stato l’uomo che ha celebrato ogni giorno il Gay Pride da solo”): un personaggio tratteggiato anche alcuni passaggi “di finzione”, nei quali Lorenzo De Santis viene interpretato da Totò Onnis. L’ennesimo tassello di una filmografia che cerca di riportare alla luce alcuni aspetti nascosti del tessuto sociale di Bari e della Puglia.
Tessuto sociale barese presente anche in "Come Again Mr Babylon" (2016), in cui Mariangela Barbanente narra la nascita dei “Different Stylee”, uno dei primi gruppi reggae italiani costituitosi a Bari negli anni Ottanta. Il documentario fa parte di “Past Forward”, una web serie prodotta da Apulia Film Commission (e presente su Repubblica.it) nella quale si raccontano nove decenni (1970-2050) in nove episodi per mostrare diversi luoghi della Puglia tra passato e futuro.
Una filmografia, quella di Mariangela Barbanente, che esplora i luoghi vicini alle esperienze della regista, la quale riporta alla luce diversi aspetti del passato recente della nostra storia e della nostra cultura con uno sguardo però sempre rivolto al presente, perchè sia terreno fertile di un cambiamento verso il futuro prossimo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta