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Le migliori “returning series” dell'anno (da giugno 2016)
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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Ragionare sulle serie già in corso, quelle che tornano di anno, è difficile perché inevitabilmente ognuno deve fare selezione e segue solo quelle che hanno saputo interessarlo, è dunque impossibile avere una visione d’insieme della scena. Di certo ci sono stati grandi conferme e qualche delusione, la novità è che forse più del solito ci sono state anche chiusure e assenze.

Se una volta era una rarità che una serie saltasse “un giro” e non si vedesse per un intero anno solare, come successe già ai Soprano, oggi è cosa meno inusuale. In Europa è addirittura una prassi quasi comune, basti vedere i circa due anni trascorsi prima di vedere la seconda annata di Gomorra, ma è una situazione si verifica sempre più anche in Usa, soprattutto per quelle che si dicono serie antologiche.
Possiamo derubricare come poco più che una curiosità per esempio le assenze di The Leftovers e Homeland, la cui quinta stagione si era chiusa nel dicembre 2015 mentre la sesta inizierà nel gennaio 2017, mentre è più strutturale che non si sia vista la terza stagione di Fargo prevista per una data ancora imprecisata della prima parte del 2017 (nel caso di Fargo va pure considerato il doppio impegno di Noah Hawley, anche ideatore e showrunner di Legion, tra le più attese dell’anno prossimo.).

Le stagioni concepite come miniserie chiuse non necessitano di mantenere l’appuntamento con lo spettatore e sono considerate invece eventi di cui sottolineare la novità, dunque meglio farle attendere se i tempi di produzione lo richiedono. La fretta non paga come insegna True Detective 2, tanto che a HBO hanno persino evitato di annunciare una The Night Of 2: se ci si arriverà davvero il brand avrà ancora la sua forza anche tra qualche anno. Del resto siamo prossimi al caso limite del ritorno di Twin Peaks a 25 anni dalla sua conclusione, e quest’anno si è aperto con la rediviva X-Files, che è piaciuta a pochi ma ha fatto ottimi ascolti e dunque prima o poi tornerà di nuovo…

Sul fronte chiusure la maggiore competitività del mercato si è fatta sentire soprattutto per Showtime, dove l’attesa Roadies di Cameron Crowe non è stata rinnovata, Penny Dreadful è arrivato a una fine programmata ma con l’aggancio per uno spin off che poi però non è stato annunciato e Masters of Sex è stato chiuso nonostante il finale aperto. Quest’ultima è una mossa davvero estrema nel panorama delle premium cable, che tutto vogliono meno che dare uno schiaffo all’abbonato, eppure lo stesso è capitato anche a HBO con il teatrino del rinnovo poi cancellato di Vinyl e nulla è noto a Cinemax riguardo una seconda stagione di Quarry (che anzi credo sia più prudente non attendere).

Persino in zona streaming si è assistito in questa fine 2016 a due cancellazioni brutali: a Netflix quella di Marco Polo con la seconda stagione che terminava in un cliffhanger molto forte, e ad Amazon quella di Good Girls Revolt, dove l’azione sindacale delle giornaliste era partita solo a fine stagione e non ne vedremo mai le conseguenze. Impossibile valutare le ragioni di questi player, dato che solo loro sono in possesso dei dati d’ascolto e, nel caso di Amazon, entrano ulteriori e ancora più segreti fattori come il rapporto tra il pubblico della serie e gli acquirenti del negozio online.
Di certo per lo spettatore seriale la breve era della serenità di questi ultimi anni sembra essersi conclusa e d’altra parte le serie returning e non antologiche che diventano e rimangono un fenomeno di pubblico e critica sono sempre meno. HBO ha trovato forse un erede per Game of Thrones con Westworld, ma ancora nessuno ha lanciato la nuova Mad Men o la nuova Breaking Bad.

La più grande: Il trono di spade (ne abbiamo parlato qui e qui)

Perché la vastità del suo arazzo rimane irraggiungibile così come il suo respiro epico.

La più sovversiva: The Americans

Perché il nemico vive allo scoperto nel giardino dell’Eden del sobborgo americano e si sta spesso dalla sua parte.

La più crudele: Gomorra (ne abbiamo parlato qui e qui)

Perché racconta con spietatezza mostri senza pietà.

La più compiuta: Hell on Wheels

Perché l’ultimo ciclo di episodi è una serie di finali.

La più ineluttabile: Narcos

Perché il destino di Pablo è sempre stato segnato ma la sua fine non porta ad alcuna soluzione.

La più metatelevisiva American Horror Story: Roanoke

Perché l’orrore è un reality, con o senza celebrità.

La più intensa: Mr. Robot

Perché la concentrazione della messa in scena di Esmail ne fa una serie unica.

La più trasformativa: Transparent

Perché la vita non finisce mai di evolvere.

The Man in the High Castle e Red Oaks sono rispettivamente la più ipnotica e la più malinconica, mentre Rectify è la più dolente.

Non abbiamo fatto in tempo a scriverne ma il ritmo cantilenante della prima ha il magnetismo di un incubo senza risveglio, con uno scenario che è forse il peggiore dei mondi possibili e che avrebbe anche però potuto divenire realtà. Rectify si è conclusa all'insegna della speranza, ma evitando di arrivare a un lieto fine e lasciandoci con un protagonista che ha in fondo solo iniziato a elaborare il lutto dei quasi vent'anni che gli hanno rubato. Red Oaks infine è dolceamara come un amore estivo, entusiasmante come la fine dell’adolescenza ma anche segnata dalla coscienza che qualcosa sta finendo e non tornerà più. 

Meritano una menzione: Black Mirror , che è tornata meno feroce e incisiva di come la si ricordava, ma che è pur sempre stata ottima Tv; Ash Vs. Evil Dead, più scatologica e splatter che mai, sebbene inevitabilmente un po’ ripetitiva; The Walking Dead, che con Negan ha ritrovato un po’ di energia come già era accaduto nel fumetto; Vikings, che ha ammazzato il proprio protagonista; The Affair, che ogni anno sbaglia qualcosa nel finale e a questo giro non è nemmeno partita così bene, ma i cui personaggi rimangono affascinanti; Mozart in the Jungle, che si è ripreso da una seconda annata poco felice e oltre ad aver alzato la propria media di stagione, facendo funzionare persino la Bellucci e De Sica a Venezia, segna un acuto con il settimo episodio realizzato in stile documentaristico da Roman Coppola. Infine non possiamo includere l’antologica Inside no. 9, ripresa solo il 27 dicembre con la terza stagione, ma non possiamo neppure non dire che era tra i ritorni più attesi e che l’episodio The Devil of Christmas è una ripartenza clamorosa, tra le migliori puntate della serie.

 

Qui le migliori "returning series" dell'inizio dell'anno.
Qui il primo e il secondo articolo sulle migliori nuove serie dell'anno.
Qui tutti gli altri articoli della rubrica CoseSerie.
 

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