ANTEPRIME DALLA FRANCIA:
"Appunti veloci e primo impatto sul cinema che ci precede, su quello che ci sfiora, o addirittura ci evita; film che attendiamo da tempo, quelli che speriamo di riuscire a vedere presto, ma pure quelli che, temiamo, non riusciremo mai a goderci, almeno in sala."
L'ultima fatica cinematografica di Joao Pedro Rodrigues è uscita da circa quindici giorni nelle sale francesi, o almeno in alcune, quelle dedicate al cinema più "d'essai"; certamente è avvenuto nella "mia" piccola multisala nizzarda di riferimento che è il cinema Mercury di Place Garibaldi, ove è tutt'ora in programmazione.
In realtà io il film l'ho visto solo poco prima in occasione del 34 Torino Film Festival, che anche quest'anno si è rivelato una fonte inesauribile, oltre che straordinaria, di soddisfazione cinefila per appassionati, che difficilmente potranno trovare altre possibilità di poter affrontare film in una sala, visto e considerato quanto la nostra distribuzione si dedica a pellicole non proprio nate con il pensiero fisso per il botteghino.
E si rinnova come ogni anno, con simili considerazioni, che poi corrispondono alla realtà dei fatti, la riflessione sull'importanza di un festival erroneamente considerato minore, ma che in realtà è la vera chance per permettere al pubblico, il vero fruitore di questa forma espressiva e di narrazione, di dedicarsi anima e corpo al cinema che conta veramente, quello che permette anche alla settima arte di entrare di diritto nei territori che appartengono all'arte.
Fatto sta che O Ornitologo è un film non facile, ma sensazionale, in linea con i precedenti capitoli di una carriera artistica, quella del portoghese Rodrigues, che procede solo per ispirazione, e senza nessun calcolo commerciale che riesca a scalfirne la purezza e l'intensità.
Un autore, Joao Pedro Rodrigues, che, al pari del quasi coetaneo Betrand Bonello (al primo posto del precedente Oltreconfine), si meriterà un post tutto suo (tra i "Registi che contano", che spero di ultimare presto per entrambi gli autori), per cercare di riepilogarne i tratti distintivi, le ossessioni che ne alimentano lo stile personale inconfondibile e spesso sanguigno.
Seguono, in questo post, autori altrettanto fantastici, Solondz e il suo bassotto paziente e sacrificale, Asgar Farhadi e il teatro della vita - su tutti - oltre a qualche felice sorpresa di nomi da scoprire (Soy Nero), a uno Zemeckis che rischia molto citando Casablanca, ma senza perderci la faccia, e a qualche film d'autore che arriva dritto da qualche festival prestigioso, o comunque riesce, in Francia, a trovare anche solo un piccolo solco per farsi strada, anche se timidamente, nei circuiti cinematografici tradizionali.
Buona lettura.
1) O ORNITOLOGO
Per il ritorno ad un lungometraggio di narrazione, il portoghese Joao Pedro Rodrigues sceglie di riprendere in modo esemplare le associazioni spericolate, ma pertinenti, della vita sui generis e dai forti tratti omosex, di un santo moderno o fuori del tempo che non può non ricordare, anche grazie ad esplicite rappresentazioni e pose, il San Sebastiano dalle pose drammaticamente sensuali di Derek Jarman.
VOTO ****1/2
2) WIENER-DOG
Un bassotto passa di padrone in padrone, testimone muto e dignitoso di egocentrismi, insicurezze, cattiverie e meschinerie di una umanità incorreggibile e frustrata. Solondz al suo meglio ci regala un altro tassello ironico e penetrante della propria acuta cinematografia, ritratto spietato di una umanità egoista e alla deriva.
VOTO ****
3) IL CLIENTE
Una aggressione anomala di giorno in casa ai danni di una giovane donna, un marito che sceglie di farsi giustizia da sè per questioni di onore. Uno spettacolo teatrale che intanto deve proseguire, essendo entrambi i coniugi due attori.
La sceneggiatura si divide abilmente tra i palcoscenici posticci della rappresentazione teatrale in corso che impegna la coppia dei due attori, e quello reale, rappresentato dalle mura di casa del nuovo appartamento ove si è consumata la violenza maldestra e improvvisata.
Due ambientazioni che sono due tra i momenti di vita che occupano maggiormente la vita di entrambi i protagonisti, e li vedono in entrambi i casi protagonisti di una vicenda imperniata sul tormento dell’individuo incapace di soprassedere al proprio orgoglio e alle proprie rovinose pulsioni ferine. Premiato due volte a Cannes 2016.
IN USCITA IL 5/01/2017
VOTO ****
4) SOY NERO
Un diciannovenne di fronte al confine: quello per una nuova vita, che per molti messicani significa riuscire ad introdursi senza visti negli U.S.A. Egli vuole riuscirci e poi arruolarsi, per meritarsi finalmente lo status di cittadino ed integrarsi. Dall'iraniano Rafi Pitts un film notevole che si sdoppia in due sotto storie tese ma anche ironiche.
VOTO ***1/2
Anche la spia più determinata risente degli influssi incontrollabili,oltre che professionalmente pericolosi,del proprio cuore. Zemeckis cita con pertinenza alcuni capisaldi del cinema spionistico e ci offre un thriller sentimentale molto retrò che riesce spesso ad appassionare,sino a renderci partecipi di un dilemma familiare senza via d'uscita.
IN USCITA IL 12/01/16
VOTO ***1/2
Lupo e pecora, antitesi inconciliabili come ritrovarsi a vivere in un contesto rurale cui già da bambini, uomini e donne devono vivere separati non solo nei compiti e nelle mansioni a cui sono responsabilizzati già da infanti. Un film insolito, irrisolto, che ripercorre ed attraversa frammenti di culture per noi lontani e per questo affascinanti.
VOTO **1/2
7) GO HOME
Sentirsi stranieri nella propria terra natia raggiunta dopo tanti anni. I misteri della scomparsa dei propri cari dopo un conflitto civile che ha dilaniato un paese prima esempio di civiltà e progresso. Il volto di un'attrice meravigliosa che finisce per divenire sin troppo il centro focale di una vicenda forse inevitabilmente irrisolta.
VOTO **
8) SEX DOLL
Una prostituta di classe, per clienti esclusivi, sfruttata ma anche in condizione di scegliere. Un angelo venuto dal nulla che cerca di liberarla da una prigione lussuosa nella quale ella era convinta di aver trovato la libertà, oltre che l'indipendenza. Sbagliandosi completamente. Un thriller un pò confuso che si poggia (unicamente) sull'avvenenza di Hafsia Herzi ormai cresciuta, e sul fascino ambiguo del promettente e tatuato Ash Stymest.
VOTO **
Doppio biopic su due tra i massimi esponenti dell'arte e letteratura francese della seconda metà dell'800: due vite unite dall'amicizia, ma separate da ogni altro aspetto o caratteristica. Un film formalmente impeccabile, ma anche troppo poco scoppiettante di vita e di carattere.
VOTO **
Melodramma bolso e ingannevole che segna un ritorno fiacco in regia da parte di una valida attrice che ha dato contributi decisamente migliori nella sempre più frequente esperienza nella direzione. Un cast glamour in grado di prenotarsi un posto di diritto al festival più noto (ERA IN CONCORSO A cANNES 2016), una vicenda noiosa e senza nerbo che favorisce lo sbadiglio.
VOTO *1/2
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