Hanno accompagnato la proiezione della serie Midnight Sun al RomaFictionFest i producer Stefan Baron, della compagnia svedese Nice Drama, e Olivier Bibas, della francese Atlantique Productions.
La serie è ambientata nella cittadina di Kiruna, che sorge intorno a una miniera di ferro e nel pilot si dice che sta venendo interamente rilocata a causa della miniera stessa, che ha reso il terreno instabile. Cosa c’è di vero?
È tutto vero, la città di Kiruna è la più a Nord di tutta la Svezia, è ben all’interno del circolo polare artico, ed è stata costruita 150 anni fa per via della miniera. È tutt’ora in corso la rilocazione della città.
I due sceneggiatori Måns Mårlind e Björn Stein sono anche i registi della serie, nonostante non avessero curato la regia di nemmeno un episodio della loro serie precedente Bron/Broen [la versione originale di The Bridge].
Ci siamo fidati di loro per la regia perché, prima di tutto, ogni volta che ci mandavano una sceneggiatura era estremamente “visiva”, ricca di dettagli e indicazioni di messa in scena. Così di copione in copione è diventata una cosa naturale pensare a loro come registi, inoltre hanno esperienza cinematografica internazionale: hanno diretto film americani come Shelter con Julianne Moore e Underworld – Il risveglio, e in Svezia Shed No Tears, la biografia di un musicista locale che è stato un grande successo in patria. Inoltre avevano diretto alcuni episodi di una precedente serie, il teen drama S.P.U.N.G, di grande successo in Svezia. È inoltre un’attuale tendenza delle serie di qualità avere registi che curano più episodi, o li supervisionano come producer. Per noi è stato facile lavorare in questo modo perché loro sono due e quindi si davano il cambio di giorno in giorno, così c’era sempre uno showrunner che si relazionasse con noi, altrimenti non sarebbe stato possibile. Per decidere chi dovesse iniziare a dirigere hanno tirato una moneta!
La serie sembra avere un forte messaggio politico, sia riguardo allo sfruttamento dell’ambiente sia per come l’economia prende il sopravvento sulla società.
Credo che ogni buon thriller debba avere un impatto sociale, una stratificazione di contenuti anche politici, e questo in Midnight Sun emerge sempre di più dopo l’episodio pilota: l’intreccio si sposta in una sorta di altro mondo, quello della cultura Sami [Ndr: più comunemente nota come Lappone], ossia la popolazione aborigena del Nord. Al centro della serie c’è quindi la questione delle minoranze e della loro integrazione in Europa, che si approfondisce nel corso degli otto episodi insieme al racconto thriller. La cittadina e il gruppo di protagonisti compongono una sorta di microcosmo che riflette l’Europa odierna, riguardo il razzismo e il rapporto con la propria discendenza e le proprie origini. In questo senso crediamo sia una serie importante.
Potreste approfondire la questione della cultura Sami?
Sono i nostri indigeni, per la legge svedese sono una minoranza tutelata da specifici diritti, ma la loro terra, che è chiamata Sápmi, si estende in territori anche norvegesi, finlandesi e russi. Naturalmente ognuno di questi Paesi ha una legislazione diversa che li riguarda. La parte più settentrionale della Svezia è il territorio doveva vivevano allevando le renne. Gli svedesi hanno preso le loro terre per costruirci le miniere e loro sono stati privati di ogni diritto per alcune centinaia di anni. È solo all’inizio del ventesimo secolo che si è sviluppato un movimento per riconoscere i loro diritti. Ora hanno un loro governo, anche se sono comunque soggetti alla legge svedese. Si tratta di una questione piuttosto esotica anche per gli svedesi, perché in pochi sono stati fin lassù o conoscono la cultura Sami. Per certi versi è una situazione analoga a quella dei nativi americani, degli inuit in Alaska o degli aborigeni in Australia, perciò la serie potrebbe essere rifatta in questi territori. Abbiamo già ricevuto richieste d’acquisto dei diritti del format, del resto ci sono popolazioni indigene in tutto il mondo che sono state spossessate della loro terra dai colonizzatori.
Si legge che Midnight Sun sarebbe la serie nordica più costosa mai realizzata, anche se naturalmente è una coproduzione, come ce ne sono diverse in Europa, per esempio Fortitude.
Per lo standard svedese è sicuramente una serie molto costosa e senza che fossero coinvolti due network, SVT e Canal+, sarebbe stato impossibile realizzarla. Le coproduzioni non sono mai una cosa facile e anche se in Europa stanno in effetti aumentando di numero non ce ne sono poi così tante. Credo che Midnight Sun sia un buon esempio di coproduzione tra Svezia e Francia, per altro è anche la prima, ed è stata un grande successo: in Francia è iniziata due settimane fa, sono stati trasmessi quattro episodi perché vengono programmati a coppie, e ha avuto i migliori ascolti di Canal+ degli ultimi quattro anni per una nuova produzione; in Svezia siamo arrivati al penultimo episodio e ha raggiunto uno share del 40%, inoltre ha ottimi ascolti sulle piattaforme online, che sono sempre più importanti, soprattutto nei Paesi nordici dove è una pratica molto diffusa. Dal punto di vista scandinavo è inoltre la prima coproduzione dove gli oneri sono stati davvero divisi a metà, tra le due compagnie che rappresentiamo: tutte le decisioni, dal finanziamento all’approvazione dei copioni, sono passate per entrambe le società, mentre solitamente nelle coproduzioni c’è un modo di lavorare meno condiviso.
La serie è già stata venduta all’estero?
È stata venduta in tutti i Paesi scandinavi, inoltre abbiamo già accordi per territori importanti come la Germania con la ZDF, la Gran Bretagna con Sky Atlantic e poi Belgio, Israele, Australia, ma non ancora in Italia.
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