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Paolo Sorrentino

The Young Pope (2016): Paolo Sorrentino

 

Sto finendo di vedere The Young Pope. Mi mancano due episodi per concludere questa serie strampalata e non esprimerò giudizio, perché sto cambiando parere: sono partito in un modo e potrei finire in un altro. Attendo, rifletto, valuto. Potrei cambiare ancora idea. 

Sono andato però a vedere sulla scheda cosa stava succedendo e ho visto un bel voto, alto: 7.9. Però c’è solo una recensione (mentre i voti espressi sono molto di più). Non solo: rischiando e subendo gli spoiler (che però in questo caso non mi disturbano più di tanto, che qui non è il finale che conta) mi sono letto e seguito la discussione in corso nello spazio commenti sotto a un post di Andrea Fornasiero (che in realtà mi pare tanto sia una recensione e non capisco perché non sia stata fatta come tale). 
Andrea è sicuro: il voto non c’è ma la bocciatura sì. Altri invece obiettano. E mentre continuo a domandarmi come mai non vi siano altre recensioni e voti negativi, scoprendo i tanti interventi contrari all'opera, leggo e noto tra le altre un paio di frasi.
C’è per esempio Marcello del Campo che dice: “Del resto, constatato il successo del regista ('di regime', - posso dirlo?), non resta che arrendersi alla trashizzazione della critica che lo sostiene, al punto che è stato naturale per il presidente del consiglio portarselo seco in America (insieme all'ex comico Benigni) come esemplare virgulto del made in Italy.” E poco dopo Fixer controbatte: “A meno che, e qui sono cattivo, si voglia fare di Sorrentino un tirapiedi renziano e con questo buttare a mare, con le sue opere, anche la sua persona. Ma spero di sbagliarmi…”.
È vero: il dibattito politico in questi giorni sta prendendo piede. Ma questa cosa del regista di regime va indagata. Vero è che Renzi si è portato, tra gli altri, Sorrentino alla famosa cena con Obama, una manciata di giorni fa. Ma c’erano anche, chessò io, la sindaca di Lampedusa, la direttrice del Cern, la curatrice del dipartimento di architettura e design del Moma Paola Antonelli. Tutti di regime? Eppoi scusate ma… siamo sotto un regime?
Che Sorrentino fosse là non stupisce: è l’ultimo regista italiano che ha vinto l’Oscar, dopo Benigni (ah già c’era anche lui) e La grande bellezza è piaciuto molto all’estero (almeno negli USA, magari meno in Francia). Non mi sembra che questo basti ad ascriverlo al renzismo.
Però è vero che al referendum Sorrentino ha dichiarato che voterà sì (mentre Servillo è per il no; dite che non gireranno più assieme?). Ed è vero che ha detto di ammirarne la decisione. Tuttavia delle idee politiche di Sorrentino francamente non mi frega molto.
Mi interessa capire semmai due cose: la prima è se esiste il renzismo come categoria di inquadramento di questo periodo - anche sociale e culturale e non solo politico - dell’Italia. Se si tratta insomma di un fenomeno che permea la società italiana, definendone un tratto, un carattere. Sicuramente è esistito/esiste il berlusconismo: una visione anche estetica se volete, un’identità culturale dominante che influenzato i media e la società (anche perché dai media ha preso le mosse). Ma il renzismo (al di là della sua connotazione politica)? Insomma sono passati meno di tre anni da che è divenuto Presidente del Consiglio: quattro da quando fu eletto segretario alle primarie del PD. È abbastanza per definire oggi che in un ipotetico libro di storia del futuro si parlerà dell’Italia quando c’era il renzismo? (Lo ripeto. non parlo di politica: che oggi governi lui è chiaro, anche se magari tra un soffio sarà fuori gioco).
La seconda domanda che mi faccio è conseguente: Sorrentino è dunque il cantore dell’Italia di Renzi? Del supposto renzismo (la cui esistenza non mi è chiara, appunto)? E chi lo critica (o chi lo ama) pensa anche questo?
È certo più facile guardare al nostro passato e identificare identità culturali, appartenenze: più difficile il tentativo di trovarne già nell’oggi. Il cinema di De Sica, per esempio, è indelebilmente legato al dopo guerra: ne è stato lo specchio. Quello di Sorrentino lo sarà per il periodo che viviamo?
E infine, se così fosse, questo sarebbe per voi motivo di detrazione o di plauso?
Rem tene, verba sequentur diceva Catone: concentrati sul concetto, sulla cosa che vuoi dire, le parole verranno. Io sono poco concentrato e ho pertanto sgorgato parole senza centro: confido nel vostro aiuto. Del resto ho proprio le idee confuse in questo periodo.

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