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ABSOLUTE BEGINNERS – Le nuove serie di novembre (parte 3)
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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Ice

In onda dal 16 novembre su Audience Network, diffusa tramite il sistema satellitare DirecTV come già Kingdom, Ice è prodotta da Antoine Fuqua, anche regista del pilot, ed è scritta e ideata da Ronald Bass, lo sceneggiatore di Rain Man che non lavorava in Tv dalla fine degli anni 90. Il risultato è la coolest series ever, dove tutto cerca di essere quanto di più fico possibile: auto, armi, pietre preziose, vestiti, luci, riprese, situazioni e corpi maschili e femminili. 

Un trionfo di stile enfatico e patinato come in Tv non si era mai visto nemmeno ai tempi di Miami Vice, per raccontare di due fratelli che si ritrovano invischiati nel traffico di diamanti a causa di un affare finito nel sangue di uno di loro, geniale ma strafatto e interpretato da Jeremy Sisto. Dell’altro fratello veste gli impeccabili panni (eleganti persino dopo un’esplosione) Cam Gigandet, con piglio quasi più da modello che non da attore, silenzioso e dagli occhi di ghiaccio come per il titolo della serie. Giganteggia, nelle scene in cui è presente, lo “zio” interpretato dal tarchiato e tostissimo Ray Winstone, mentre fa la pantera criminale, con tanto di iene letteralmente al seguito, la statuaria Judith Shekoni. Non fosse diretta da Fuqua, Ice sarebbe in aria di razzismo, con la famiglia bianca minacciata dalla violentissima gang all black di Sister Rah, e pure a rischio di finire tra le mani degli usurai ebrei, ma a bilanciare con un cattivissimo WASP arriverà nei prossimi episodi Donald Sutherland, che del suo personaggio ammette: «non c’è davvero nulla di buono che si possa dire di lui».

Lovesick

Come Black Mirror, Lovesick è una serie inglese, di Channel 4, che si trova da qualche mese nella library di Netflix e che dal 17/11 ha avuto una seconda stagione realizzata esclusivamente per la piattaforma streaming. Invariato il team creativo con l’autore Tom Edge alla scrittura e i registi Elliot Hegarthy e Gordon Anderson dietro la macchina da presa. Anche il cast è lo stesso, così come il soggetto della comedy: Dylan deve contattare le sue ex per dire loro che potrebbe averle contagiate con la clamidia. Al suo fianco l’amico sciupafemmine e vanesio Luke e la dolce Evie, di lui innamorata da tempo ma ormai in procinto di sposarsi con un altro. La sola novità della nuova stagione è il formato dell’immagine, che ora ha ratio 2:1 come piace a Netflix dai tempi di House of Cards.

Search Party

Diffusa su TBS trasmettendo tutti e dieci gli episodi della prima stagione in una sola settimana, a partire dal 21 novembre, Search Party ha entusiasmato la critica americana con Matt Zoller Seitz che nella sua recensione cita nientemeno che L’angelo sterminatore. Povero Buñuel! Forse è il caso di rivedere la fiducia che si accorda a certe penne, visto che Search Party ci rifila il solito gruppo di giovani bianchi egoisti ed egotistici in stile Girls di cui mostra la stupidità e la meschinità. A differenza dei suoi amici, la protagonista va in crisi quando legge che una loro ex compagna di scuola è scomparsa. La ricerca della ragazza la avvicina, tra le altre cose, a una donna paranoica che si sente perseguitata da tutti, e soprattutto la mette di fronte all’idea che se anche lei stessa scomparisse non importerebbe a nessuno. Tutto con una scrittura che si legge sarebbe finemente satirica, ma che in realtà ci sembra sparare su un bersaglio grosso e consunto accentuando all’estremo l’incoscienza dei suoi personaggi, senza la tagliente cattiveria di Fleabag e con una regia che non vale la metà di quella di Girls. Ideata dal tris di autori composto da Sarah Violet-Bliss, Charles Rogers (i due anche registi di vari espidodi) e Michael Showalter (Wet Hot American Summer), ha per protagonista Alia Shawkat, la Maeby di Arrested Development.

La mafia uccide solo d'estate - la serie

A firma di Stefano Bises (Gomorra), Michele Astori e dello stesso Pif, che torna in veste di voce narrante, la versione seriale di La mafia uccide solo d’estate è fedele al film omonimo, con poche differenze: il protagonista è sensibilmente più giovane e non ha alcuna fascinazione per Andreotti, cosa che avvicina la serie ai territori più tipicamente stucchevoli della fiction italiana. Raggelante poi l’inizio anti-femminista e conservatore, dove la sorella, che si interessa (per amore di uno sciupafemmine, ma poco conta) alle rivendicazioni femminili e politiche dei giovani universitari del tempo, viene definita come una pazza a cui è entrata la sabbia nel cervello. Produttivamente e come regia (firmata da Luca Ribuoli) La mafia uccide solo d’estate – La serie non ha nulla da invidiare al modello cinematografico, del resto oltre a Pif torna anche la Wildside, e pure qui si fondono al tono da comedy famigliare i fatti di mafia di fine anni 70.

3%

Prima produzione originale brasiliana di Netflix – e seconda dell’America Latina (la prima è Club de Cuervos, perché Narcos ha comunque una matrice economica americana) – è stata diffusa anche in Italia (ma senza doppiaggio) dal 25 novembre 3%. Distopia sci-fi il cui pilot fu sviluppato indipendentemente nel 2011, la serie di Pedro Aguilera vede come capo-regista César Charlone, ossia il notevole direttore della fotografia dei film di Mereilles da City of God a Blindness passando per The Constant Gardener. 3% racconta dell’annuale selezione per cui chi vive nell’area depressa può essere ammesso tra le elite, ma solo il 3% tra loro ci riuscirà. Il processo è però osteggiato da una cellula rivoluzionaria, che ha almeno un membro infiltrato tra i candidati. Per certi versi low budget e poco originale, 3% è molto meno sofisticata della recente Trepalium di ARTE, ma il meccanismo ad eliminazione tipico pure dei talent show e qui reso come prassi di ascensore sociale garantisce un racconto piuttosto appassionante. Ne riparleremo.

Una mamma per amica – Di nuovo insieme

Tornano grazie a Netflix le Gilmore Girls, ma soprattutto tornano gli autori originali, Amy Sherman-Palladino, sceneggiatrice e regista, e il consorte Daniel Palladino in veste di producer. Se n’erano andati alla fine della sesta stagione e così la settima e l’ultima non aveva mai avuto il finale che loro avevano previsto, cosa cui pone rimedio questa anomala serie divisa in quattro Tv-Movie da un’ora e mezza l’uno e conclusa dalle mitiche “quattro parole” che la Palladino ha sempre dichiarato avrebbero chiuso la serie. Tutto è perfettamente in linea con l'originale, inclusi i rapidissimi e brillanti dialoghi ricchi di citazioni, e manderà in sollucchero i fan, ma per questa stessa ragione è poco godibile da chi non ha alcun rapporto pregresso con Una mamma per amica e non intenda affrontarne il binge watching di sette stagioni…

 

Qui gli altri articoli dell'osservatorio sulle nuove serie Absolute Beginners
(che fa parte della rubrica CoseSerie)

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