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Torino Film Festival 34 – Giorno 5
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Con la quinta giornata, siamo già arrivati al giro di boa del festival che in concorso presenta I figli della notte, l’ambizioso esordio di Andrea De Sica, nipote di Vittorio De Sica, il cinese The donor, che si addentra drammaticamente nelle dinamiche dei rapporti di classe della società cinese, e il francese La mécanique de l’ombre, opera prima che riprende il clima paranoico di tanti thriller anni settanta, con il popolare François Cluzet come protagonista. Tra gli altri titoli, fanno la loro prima apparizione Godless, premiato al recente Festival di Locarno con il Pardo d’oro, e Raman Raghav 2.0 dell’indiano Anurag Kashyap, già segnalato come opera da non lasciarsi sfuggire.

 

locandina

Scribe (2016): locandina

 

Intanto, in queste giornate di festival non si è quasi mai visto il sole, a parte in un breve intervallo di tempo sabato; le ore di luce continuano a diminuire e da ieri le nuvole sono anche accompagnate dalla pioggia, un motivo in più per infilare più titoli possibili, nel mio caso sette, anche se quella di lunedì è stata - almeno seguendo alla lettera il programma della sala riservata agli accrediti - la giornata fin qui meno soddisfacente. La mattinata si è aperta con il serbo Vetar, pochi dialoghi, per giunta inseriti a blocchi, e tante riprese di (splendidi) paesaggi non per niente menzionati alla fine; non sarà carino dirlo, ma il risultato è stato che a un certo punto mi son trovato in mezzo a quattro sconosciuti che dormivano, due li vedevo ai lati e due li sentivo alle spalle, praticamente sembrava di essere in un dormitorio. Dopo We are the tide, che per il sottoscritto rimane il miglior titolo di giornata (per quanto comunque discutibile), sopraggiunge un disguido tecnico; incredibilmente, Nessuno mi può giudicare di Steve Della Casa, che guardo solo perché breve e associato al documentario Nome di battaglia donna di Daniele Segre, dura ben trenta minuti più del previsto (…) con il risultato che a seguire Sam was here e Free state of Jones vengono proiettati senza praticamente prevedere uno straccio di pausa. Forse, sarà anche per questo che l’atteso film di Gary Ross mi è sembrato incredibilmente, e illogicamente, contorto ma, per dovere di cronaca, posso anche aggiungere che i commenti scambiati sul posto, hanno visto partecipare pochi avvocati difensori e che a fine proiezione, avvenuta con la sala quasi al completo, non si è levato nemmeno un singolo applauso.

 

locandina

Raman Raghav 2.0 (2016): locandina

 

TFF 34 – Selezione di opere programmate martedì 22 novembre

 

I figli della notte (Torino 34, Ita – 2016)

Giulio viene mandato dai genitori in un collegio dell’Alto Adige, destinato ai figli della società che conta. Al suo interno, le regole sono repressive, fortunatamente, insieme al suo nuovo amico Edoardo, scopre che una notte a settimana è possibile uscire dal collegio, l’importante è rientrare prima dell’alba senza farsi scoprire. Andrea De Sica esordisce con una favola nera, ambiziosa, con spunti horror e la volontà di gettare uno sguardo anche su tematiche impegnative. Presentata dalla direzione del festival come un’opera che si muove tra le fiabe dei fratelli Grimm e il cinema di Marco Bellocchio e David Lynch. Recensioni: alan smithee

 

The donor (Torino 34, Cin – 2016)

Non riuscendo a garantire un buon tenore di vita alla sua famiglia, Yang Ba decide di vendere un rene. Quando, dopo l’intervento, la reazione della trapiantata è negativa, gli viene chiesto il rene di suo figlio. The donor è un dramma intenso che assume connotati noir, prendendo in considerazione i rapporti di classe della società cinese. Forte di un attento lavoro sul sound design, la tensione si mescola con la commozione. Recensioni: Alan smithee, giannisv66

 

La mécanique de l’ombre/Scribe (Torino 34, Fra – 2016)

Reduce da alcune difficoltà, Duval (François Cluzet) fatica a trovare un nuovo posto di lavoro, così che accetta un impiego offertogli da un’organizzazione avvolta nel mistero, che comporta la trascrizione di telefonate private. Finirà nel bel mezzo di una cospirazione che coinvolge le alte sfere della politica francese. Opera prima di Thomas Kruithof, La mécanique de l’ombre rievoca la paranoia dei grandi thriller anni ’70, come La conversazione, con rintocchi hitchcockiani. Nel cast, oltre al protagonista François Cluzet, troviamo la nostra Alba Rohrwacher, Sami Bouajila e Denis Podalydès. Recensioni: Alan Smithee, supadany

 

Godless (Sezione TorinoFilmLab, Bul – 2016)

Approda a Torino l’opera bulgara di Ralitza Petrova che la scorsa estate ha conquistato il prestigioso Pardo d’oro al Festival di Locarno. In una sperduta e povera località della Bulgaria, un’infermiera priva di emozioni e scrupoli si prende cura di un gruppo di anziani affetti da demenza senile, approfittandone per sottrarre loro i documenti e rivenderli al mercato nero, sempre a caccia d’identità da rubare. Quando l’unico paziente per cui prova un sentimento reale finisce nei guai per colpa sua, si ritrova a confrontarsi con conseguenze inattese. Ralitza Petrova intesse un dramma intimo e crudo che, attraverso il punto di vista della sua protagonista, mette in risalto la perdita di umanità e l’alienazione. Recensioni: nickoftime, andri76, alan smithee

 

Raman Raghav 2.0/Psycho Raman (Festa Mobile, Ind – 2016)

Mumbai, Ramanna (Nawazuddin Siddiqui) è un killer seriale ossessionato da Raghavan (Vicky Kaushal), un giovane poliziotto che gli sta alle calcagna. Il confronto diretto è inevitabile. Già regista del pluridecorato Gangs of Wasseypur e di Ugly, proposto a Torino nel 2013, Anurag Kashyap dirige un thriller teso come una corda di violino che si regge sul rapporto ossessivo tra assassino e poliziotto, evitando di cadere nei facili moralismi e traendo ispirazione dalle gesta di un famoso killer indiano degli anni sessanta. Per questo film, il regista è stato premiato al Puchon International Fantastic Film Festival. Recensioni: champagne1, alan smithee, giannisv66

 

Kate plays Christine (Festa Mobile, Usa – 2016)

Robert Green sceglie l’attrice Kate Lyn Sheil (The sacrament, House of cards) per interpretare Christine Chubbuck, giornalista che si è tolta la vita in diretta televisiva nel luglio 1974. L’attrice approfondisce la parte incontrando persone, visitando i luoghi per capire al meglio il personaggio. La sua ricerca la porta in territori tormentati. Kate plays Christine è un documentario disturbante che si addentra nella psicologia, nei coni d’ombra di quanto i media propongono. Recensioni: alan smithee, lorcio

 

Gipo, lo zingaro di barriera (Festa Mobile, Ita – 2016)

Alessandro Castelletto ricorda il percorso umano e artistico di Gipo Farassino, cantautore, attore e politico scomparso l’11 dicembre 2013. Gipo, lo zingaro di barriera è un documentario che diviene un vero e proprio tuffo nella sua musica e nei suoi luoghi, accompagnato da Luca Morino, i Subsonica e altri ancora, un omaggio a uno spirito anarchico, paragonato a Montand e Brassens. Recensioni:

 

Attaque (Tff Doc, Fra – 2016)

Dopo Où est la guerre, transitato da Torino nella scorsa edizione, Carmit Harash prosegue le sue ronde parigine cercando risposte alla sempre più complicata e radicata crisi delle democrazie europee. Attaque è un musical documentario fondato sui valori di uguaglianza e libertà dopo gli attentati avvenuti in Francia nel gennaio 2015, che hanno portato caos e confusione, sollevando questioni politiche ancora senza risposta. Recensioni:

 

Together for ever (Torino Film Lab, Lit/Rom – 2016)

Lei (Gabija Jaraminaite) è medico, lui uno stuntman (Dainius Gavenonis), la loro figlia ha semplicemente un carattere difficile; insieme, formano una famiglia all’apparenza normale, attraversata però da spaccature latenti. Basterà un disguido domestico fortuito per far esplodere le tensioni. Together for ever è un dramma diretto da Lina Luzyte che concentra le proprie attenzioni sull’ipocrisia dei rapporti familiari e sulle necessità umane più impellenti. Recensioni:

 

Thala my love (Torino Film Lab, Tun/Fra/Ita – 2016)

Mohamed è un prigioniero politico che, una volta fuggito dal carcere, torna a Thala per rintracciare sua moglie, leader della militanza tunisina, con il desiderio di rifugiarsi con lei in Algeria. Ma la donna non ha alcuna intenzione di smettere di lottare per il suo paese. Thala my love attinge direttamente dalla rivoluzione del gennaio 2011, diventando un inno di libertà indirizzato a coloro che lottano con tutte le proprie forze contro le ingiustizie. Recensioni:

 

Apprentice (Torino Film Lab, Sin/Hgk/Qua/Fra/Ger – 2016)

Aiman (Firdaus Rahman) è il figlio di un uomo giustiziato in passato in quanto condannato per assassinio, che per lavoro si ritrova trasferito in un carcere di massima sicurezza. Qui instaura un rapporto particolare con Rahim (Wan Hanafi Su), il boia, che è poi lo stesso uomo che anni prima uccise suo padre. Mentre il legame tra i due diventa sempre più forte, Aiman potrebbe subentrare a Rahim nel suo delicato incarico. Apprentice è un dramma carcerario che crea un’atmosfera tensiva e drammatica, associata alla fascinazione per il ruolo di colui che è deputato a togliere la vita nel nome della legge. Recensioni: alan smithee, champagne1

 

locandina

Godless (2016): locandina

 

 

A carattere riepilogativo, di seguito trovate i link per poter accedere direttamente alle pagine che riassumono tutti i post e le recensioni presenti sul Festival di Torino 2016.

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