L'altro giorno gli spettatori del canale francese C8 hanno assistito, loro malgrado, ad un siparietto forse innocuo ma di sicuro assai poco edificante. La giovane e procace attrice Soraya Riffy commentava la sua interpretazione di uno sketch buffo che imitava il furto avvenuto a Parigi nella camera d'albergo di Kim Kardashian. Chiamata ad uno smack sulla guancia del frontman Jean-Michel Maire, che aveva collaborato con lei, sulle prime si rifiuta. Poi, sollecitata dagli astanti, si concede. L'uomo però, piazza a sorpresa le sue labbra sul seno in bella mostra della ragazza. Con un gesto leggero. Ma evidente: di vendetta per il precedente "rifiuto". La signorina comunque sorride, facendo finta di niente, e la puntata prosegue.
L' 8 ottobre, ma la notizia è stata diffusa solo poche ore fa, una ragazzina in fin di vita viene ritrovata di fronte all'ospedale di Mar del Plata. I tentativi di rianimarla sono vani: si spegne poco dopo. Senza segni apparenti di violenza, viene sottoposta ad autopsia. Si scoprirà che, imbottita di droghe, era stata ripetutamente stuprata. Poi impalata. Lavata e rivestita con cura, abbandonata per strada. La 16enne Lucia Perez, studentessa proveniente da famiglia modesta che aveva forse commesso l'errore di contattare dei piccoli spacciatori per comprare un po' di marijuana per un amico, muore per riflesso vagale a seguito degli abusi violenti, in particolare per l' inserimento a fondo nella vagina e nell'ano di un bastone di legno, con conseguente lacerazione profonda dei tessuti.
Due fatti distanti, diversi, e di sicuro di una gravità imparagonabile. Ho pianto per Lucia. Come nel 2012 per Damini, nome convenzionale per tutelare la privacy della vittima. I numeri sconvolgenti dell' India. Mi si spezza il cuore pensando ai tanti volti, che non si riescono neanche a riconoscere, di Ciudad Juárez. Seppelliti nella sabbia o ai bordi delle strade. Realtà lontane? No, purtroppo. Se una giovane può essere violentata in centro a Roma solo per aver sbagliato traversa ed essere capitata nel posto sbagliato. O un 17enne troppo ingenuo viene circuito e poi legato, abusato e filmato: la debolezza non ha sesso (ma la prevaricazione, mi spiace dirlo, più spesso sì. Ed è un dato di natura). E che dire di quei bulletti di periferia che si approfittano di coetanee indifese e spaesate? "Tournante" lo chiamano i francesi. Il termine rende bene l'idea. E non è una ragazzata.
Non è un delitto "minore" solo perchè la vittima sopravvive. Ed è un gesto sciocco e futile, ma non innocente, quello di un conduttore che alla televisione francese si permette di baciare il seno di una collega (pure rifatto, pure gonfio, pure in bella vista per esigenze di copione. E allora?) solo perchè questa non è stata al suo gioco.
Non trovo parole. Non trovo più parole.
Nel mondo, violenza ed ingiustizia sono all'ordine del giorno: pedofilia, guerre, bambini soldato, razzismo, ignoranza e noncuranza, censura, cupidigia, si potrebbe andare avanti all'infinito. Ogni tanto, solo ogni tanto, guardando a quanto meravigliosa sia la natura con le sue leggi a volte crudeli e feroci, eppure "naturali" (ed in qualche modo sensate) mi vergogno, sul serio, di appartenere alla razza umana.
A chi fosse interessato, si trova in rete il documentario di Leslee Udwin parte di BBC Storyville. Non è un lavoro perfetto, né di certo troppo approfondito. Non ha spessore cinematografico. Ma è un punto di partenza, doloroso, necessario.
Con una sentenza della Corte Suprema del 4 marzo 2015 il governo indiano ha ottenuto l'oscuramento dello stesso in India.
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