#Venezia73 giunge al termine. Domani sapremo chi ha meritato il Leone d’Oro ma oggi l’attenzione è tutta puntata sull’ultimo titolo in concorso: On the Milky Road di Emir Kusturica. La storia si svolge in primavera durante la Guerra. Ogni giorno un uomo trasporta il latte e attraversa il fronte a dorso di un asino, schivando pallottole, per portare la sua preziosa mercanzia ai soldati. Benedetto dalla fortuna nella sua missione, amato da una giovane donna del paese, tutto lascia pensare che un futuro di pace lo stia aspettando… fino a che l’arrivo di una misteriosa donna italiana sconvolgerà la sua vita completamente. Inizia così una storia di passione, di amore proibito, che farà precipitare i due protagonisti in una serie di fantastiche e pericolose avventure. Si sono uniti per caso e niente e nessuno sembra in grado di fermarli.
Dichiara a proposito il regista: “Per me, il cinema resta ancora un’esperienza e un lavoro molto intenso, come il primo giorno. Con questo film torno a Venezia, dove a 27 anni ho presentato la mia opera prima, Ti ricordi di Dolly Bell?. La cosa più incredibile di questo mestiere è che ogni volta ti sembra di non sapere niente e di ripartire da zero. Quando ho deciso di imbarcarmi in questa nuova avventura di On the milky road ero eccitato e spaventato insieme, come all’inizio della mia carriera. Il film è una favola moderna, ed è stato emozionante dirigerlo. Ho scoperto la bellezza, ma anche mondi profondamente umani. On the milky road trae spunto da diversi aspetti della mia vita. Se dovessi tracciare un paragone tra il mio cinema di ieri e quello di oggi, direi che oggi tendo a guardare di più alle origini. In altri momenti della mia vita, il cinema esisteva in un dialogo con le altre arti: letteratura, pittura e così via. Questa volta, invece, mi interessava soprattutto concentrarmi sulla purezza del linguaggio cinematografico in sé. Durante le riprese, la mia vita ruotava completamente intorno al film. Il mio approccio alla regia era in linea con la mia filosofia, col mio rapporto con la natura e con quello che la gente pensa veramente della vita. È una storia semplice, ma girarla è stato estremamente faticoso sul piano fisico, e molto più difficile di quanto non si possa immaginare. La lavorazione si è protratta a lungo, e durante tutte le riprese e abbiamo dovuto lottare contro l’ambiente, perché avevo scelto di girare soprattutto in esterni. Cercavo paesaggi in grado di rappresentare la profondità dello spazio interiore dei personaggi principali: un uomo e una donna che si innamorano e sono pronti a sacrificarsi, dentro la natura”.
Queste intanto le recensioni dei film visti ieri:
Questi giorni – Recensione di Spaggy
The Woman Who Left - Recensione di EightAndHalf
Gantz: 0 – Recensione di EightAndHalf
Zombi (versione restaurata) – Recensione di Alan Smithee
Boys in the Trees – Recensione di Supadany
Dolce veleno (versione restaurata) - Recensione di Alan Smithee
El vendedor de orquideas - Recensione di Supadany
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