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Venezia 2016: Giorno 8 - La Jackie di Larrain e il paradiso di Konchalovsky
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#Venezia73 ha cominciato il suo countdown verso l’assegnazione del Leone d’Oro di sabato prossimo. Il concorso è arrivato al terz’ultimo giorno e mancano solo cinque titoli da visionare. Per l’ottavo giorno, la scelta dei programmatori è caduta su due nomi sacri: Pablo Larrain con Jackie e Andrei Konchalovsky con Paradise.

In Jackie, Pablo Larrain si concentra sulla figura di Jacqueline Kennedy. Dopo l’assassinio del “suo” presidente Kennedy, la First Lady Jacqueline Kennedy lotta contro il proprio trauma e il proprio dolore per riconquistare fiducia, consolare i figli e definire l’eredità storica del marito. Aggiunge il regista: ““Un proiettile ha trapassato il collo del presidente; un secondo proiettile, letale, gli ha sfracellato la parte destra del cranio... La trentaquattrenne moglie, Jacqueline Kennedy, era seduta al suo fianco”. “Seduta al suo fianco”. Che cos’è stato tutto questo per lei? Tutti conosciamo la storia dell’assassinio di John F. Kennedy. Ma che cosa accade se ci concentriamo soltanto su di lei? Come sono stati i tre giorni successivi, il dolore soffocante, i figli sconvolti, gli occhi del mondo intero su di lei? Jackie, regina senza corona, aveva perso il trono e il marito. Elegante, attraente, sofisticata, Jacqueline Kennedy è stata una delle donne più fotografate del XX secolo, sulla quale sono state scritte centinaia di libri e incentrati innumerevoli film e serie tv. Eppure, di lei sappiamo ben poco. Intensamente riservata, impenetrabile, forse la più sconosciuta donna famosa dell’era moderna. Mi piace pensare che non avremo mai complete certezze sul suo conto. Non conosceremo mai il suo odore, la luce del suo sguardo quando si era davanti a lei. Quello che possiamo fare è cercare. E mettere insieme un film fatto di frammenti. Scaglie di memoria. Luoghi. Idee. Immagini. Persone. Il presidente Kennedy è morto giovane – il suo tempo in carica bruscamente interrotto, le sue poche azioni in serio pericolo di oblio. Jacqueline Kennedy, pur nella nebbia del suo trauma, sapeva – qualcuno doveva finire la storia di quell’uomo. In pochi giorni lei ha trasformato il marito da un personaggio qualunque in una leggenda. Ne ha definito l’immagine, ne ha consolidato il lascito. E nel farlo, lei stessa è diventata un’icona, per sempre nota al mondo intero con il semplice nome... Jackie”.

Natalie Portman

Jackie (2016): Natalie Portman

 

In Paradise, Andrei Konchalovsky racconta la storia dei tre destini, di Olga, Jules e Helmut, che si sono intrecciate nelle terribili circostanze della guerra. Olga, aristocratica russa, emigrata e partecipante alla Resistenza francese, viene arrestata dai nazisti perché aiuta i bambini ebrei a ripararsi durante un'incursione a sorpresa. Viene mandata per punizione in una prigione dove incontra Jules, collaborazionista francese, che sta indagando sul caso. Lui si infatua di lei e, a quanto pare, sarebbe pronto ad alleggerirle la cattiva sorte in cambio al rapporto sessuale. Benché Olga acconsenta, siccome è pronta a tutto pur di evitare una crudele persecuzione, ben presto la sua speranza nella liberazione svanisce, visto che le vicende prendono una piega del tutto inattesa. Olga è stata portata in un campo di concentramento, in cui la sua vita inevitabilmente diventa un vero inferno. Inaspettatamente per se stessa, lì incontra Helmut, ufficiale altolocato tedesco delle SS, che una volta si era irrimediabilmente innamorato di lei e continua ad amarla. Spunta tra di loro una relazione strana e dolorosa. Helmut decide di mettere Olga in salvo e di fuggire insieme con lei, il che le sembra ormai quasi impossibile. Ma con l'andar del tempo e con l'avvicinarsi alla sconfitta dei nazisti l'immagine di Olga su come sia il Paradiso, sta ineluttabilmente cambiando.

Spiega l’autore russo: “La storia è piena di orrori, di cui la maggior parte resta nella nostra coscienza come errori, che non avrebbero la possibilità di ripetersi nel presente. Uno dei momenti piu' orrendi nella storia della nostra generazione è l'ascesa del nazismo e l'annientamento dei milioni degli ebrei e di quelli che non si inquadravano nell'immagine di un “ideale” “paradiso” tedesco. Queste atrocità hanno messo allo scoperto gli abbissi della natura umana, predisposta al male, e nonostante che le vicende avvenissero nel passato, la simile tonalità radicale e l'attinenza all'odio, evidentemente, esistono anche oggi, minacciando le vite umane e la sicurezza di tante persone in tutto il mondo. Paradise è un pensiero sul Ventesimo secolo, pieno delle grandi illusioni poi diventate rovine, sui pericoli dei discorsi pieni di odio e sulla neccessità per l'umanità di usare la forza dell'amore per sconfiggere il male. “Non si può ammettere che gli orrori del passato siano messi in oblio. Bisogna sempre far ricordare il passato. Il passato fu, così risultò possibile, e questa possibilità sta permanendo. Soltanto la conoscenza è capace di scongiurarlo. Il pericolo qui cova nel fatto che non si ha voglia di saperlo, nel lasciar dimenticare e nella mancanza di fiducia nel fatto che tutto quanto è avvenuto in realtà...”, il pensiero del filosofo tedesco Karl Jaspers è estremamente importante per definire l'idea portante del nostro film, che appella a non dimenticare la verità, per quanto “sconfortante” o orrenda sia, per non tornare a compiere gli errori del passato.

La sceneggiatura del film è stata scritta abbastanza velocemente, letteralmente in pochi mesi, nonostante che, per farlo, sia stato necessario un lavoro scrupoloso con consulenti esperti di storia, specializzati nei periodi della Seconda guerra mondiale, l'occupazione della Francia e il movimento della Resistenza francese, esperti dell'ideologia nazista e dell'assetto militare della Germania, nonché quelli che si intendevano di come erano organizzati i campi di concentramento e la vita dei detenuti. Oltre ai consulenti, l'equipe cinematografica di questo progetto ha lavorato molto con la cronaca dell'epoca e i materiali d'archivio, compresa una serie di materiali fotografici unici nel loro genere, custoditi negli archivi riservati.

Il film è stato girato in bianco e nero nell'ambiente attenuato, il che aumenta l'effetto documentale dei monologhi dei protagonisti, che sono quasi di carattere confessionale. Lo scopo maggiore del regista è di far sentire allo spettatore che sta guardando i videofilmati d'archivio, che sono stati montati in tal modo che si componga una storia interconnessa con l'accento fatto non sul melodrammatismo, ma sull'osservazione della vita e della morte, che lascia seguire anche lo smarrimento inevitabile dei falsi ideali”.

 

Queste invece le recensioni dei film visti ieri:

The Bad Batch – Recensione di Spaggy

Voyage of Time - Recensione di EightAndHalf

Tommaso – Recensione di Spaggy

Dark Night – Recensione di EightAndHalf

The Ondekoza - Recensione di EightAndHalf

Robinù - Recensione di Alan Smithee

Gokuroku - Traces of Sin - Recensione di Alan Smithee

The Last of Us - Recensione di Supadany

Guilty Men - Recensione di Supadany

Liberami - Recensione di Spaggy

Kékszakallù - Recensione di Alan Smithee

Austerlitz - Recensione di EightAndHalf

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