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Nulla in Tv - Gli orrori del palinsesto italiano
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Non c'è nulla in tv.

Questa la frase che mi trovo a pronunciare sempre più spesso, seduto sul divano, mentre scorro i canali Rai e Mediaset. Frase che, però, almeno nel mio caso, ha assunto un significato profondamente diverso: se ad un primo sguardo potrebbe indicare la mia incapacità di trovare un programma che mi interessi, in realtà ogni volta con l'espressione Nulla in tv descrivo sinteticamente il palinsesto contemporaneo, costruito appunto su programmi che fanno del niente il loro principale argomento. Ammettiamolo con sincerità: la televisione italiana non sta passando un bel periodo da parecchi anni. Ammorbata da squallide fiction e format di bassa qualità ma alto guadagno, la nostra tv vanta un impressionante agglomerato di programmi insignificanti, che abbassano costantemente il livello dei contenuti proposti. Una sottile volgarità, bassezza gratuita e assenza di contenuti dilagano. Ci annullano cerebralmente.

La frase che sento più spesso, quando tento di far notare ad amici e parenti la totale idiozia di ciò che passa sui loro televisori, riconducibile anche all'ambito cinematografico, è: Ma io voglio spegnere il cervello! Affermazione preoccupante e senza senso, visto che la nostra attività cerebrale non cessa neppure durante il riposo notturno, ma perfettamente adatta ai tempi in cui viviamo: è proprio questo desiderio, che sembra andare per la maggiore, il perno su cui si fonda la nuova politica delle emittenti più importanti, a quanto pare vincente.

 

In un articolo sul Corriere della Sera del 9 dicembre 1973, Pier Paolo Pasolini descriveva, con quella che all'epoca venne definita un'inaudita ferocia, la realtà attuale: grazie all'avvento della televisione tra i mezzi di informazione e comunicazione, la società dei consumi ha finito per costruire un totalitarismo peggiore, a detta di Pasolini, di quello fascista, in quanto dietro l'apparente libertà assoluta si annidava una subdola volontà di omologazione, storicamente senza precedenti per il nostro paese. Questo fascismo virtuale aveva avuto come effetto quello di scalfire l'anima nazionale del popolo italiano.

Come non concordare con la tesi dell'intellettuale bolognese? La televisione infatti, dall'iniziale fine pedagogico per il quale era nata, è passata ad essere una vera e propria arma di distrazione di massa, in cui l'intrattenimento e l'informazione vengono deliberatamente manipolati, al fine di condizionare le scelte del pubblico e di trasformare gli spettatori in semplici consumatori passivi e incapaci di sviluppare un qualsiasi senso critico. Un'affermazione quanto meno profetica.

 

 

Se, però, gli italiani sembrano non essersi accorti di ciò che gli viene propinato ogni giorno, a livello internazionale questo non accade. All'estero, in cui i difetti succitati sono sicuramente presenti ma in modo ridotto, la nostra tv non è vista di buon occhio: risale al 2003 un ottimo articolo di critica all'intrattenimento nostrano, apparso sul britannico Financial Times, che definì il palinsesto grossolano, banale e poco originale. Ovviamente quella che seguì fu una levata di scudi generale da parte di tutto l'apparato televisivo nazionale, senza alcun briciolo di autocritica, seguendo il meccanismo (ahimè, da noi comunissimo) del "... e voi allora?" con annesse sterili critiche alla tv inglese.

Possibile che quanto detto finora descriva in modo così calzante la nostra televisione? Per dare una risposta a questa domanda è necessario scorrere i canali del telecomando per imbattersi senza fatica in programmi, che infestano le reti da ormai troppo tempo, i quali sembrano corrispondere perfettamente agli aggettivi poc'anzi riportati.

Ho voluto dunque cimentarmi in questo gioco, analizzando e mettendo a confronto i due canali principali, Rai 1 e Canale 5, scegliendo i magnifici sette programmi (dalle fiction ai talk show) che più rappresentano l'idea di intrattenimento che le due reti hanno. Eccoli in tutto il loro imbarazzante splendore.

 

 

La rete ammiraglia, da grande transatlantico della televisione italiana si è ridotta ad essere una bagnarola che continua inesorabilmente ad affondare, intrappolata in un girone infernale costituito da miniserie a sfondo religioso, che monopolizzano la prima serata e programmi di informazione ed intrattenimento dove regna il pressappochismo e l'ipocrisia, con l'unico intento di racimolare spettatori. Analizziamo i suoi sette gioielli.

 

Don Matteo

Ovvero la fiction italiana per eccellenza che, giunta alla nona stagione, continua a rigenerarsi e a raccogliere nuove schiere di fedeli (tanto per restare in tema). Unite una fastidiosissima morale cattolica e la trasversalità del target di riferimento con la fidelizzazione del pubblico più attempato ed avrete ottenuto il segreto del suo successo. Storie banali e ripetitive, dialoghi avvilenti, recitazione da denuncia penale, ritmo inesistente e comicità di infimo livello. Terence Hill fa orgoglioso sfoggio dell'incapacità attoriale di cui ha sempre dato prova e un irriconoscibile Nino Frassica riduce tutta la propria verve comica a dei beceri siparietti per tentare di strappare un minimo sorriso, ma senza risultati. Per attirare anche un po' del pubblico under 70, i produttori hanno pensato bene di inserire nel cast la "bravissima" Belen Rodriguez. Una scemenza senza precedenti, che però intanto ha già pronta una nuova stagione. 

  

Affari tuoi

Un Flavio Insinna al limite della demenza conduce il programma dei pacchi, che è già un bel pacco di suo. Ripetutamente sbugiardato ed esposto al pubblico ludibrio da Striscia la notizia, il format, ormai un preserale fisso, è il trionfo della lacrima facile e l'apoteosi del nulla. Il gioco (che gioco non è) passa in secondo piano rispetto a ciò che davvero si vuole e si deve raccontare: storie commoventi che sappiano tenere lo spettatore incollato allo schermo per far alzare quella maledetta asticella dell'audience. E pensare ad Insinna come ad un novello Mike Bongiorno fa solo stare male. Ma intanto è già tempo del prossimo pacco.

 

Sanremo

Lo diceva la sua sigla di tanti anni fa: Sanremo è Sanremo. In effetti, oggi più che mai, il festival della musica italiana (?) è diventato un programma difficilmente eguagliabile: una parata di celebrità pagate con i soldi pubblici, un'esposizione dei peggiori cantanti dell'ultima decade e una playlist di dieci insipidi brani, di cui nove parlano di amori al limite dell'idiozia. Voci narrano del passato glorioso dello show, ma si sa: ciò che oggi conta non è più la qualità, ma la pubblicità fatta ai prodotti e agli "artisti", da passare poi in maniera martellante sulle radio. Sono finiti i tempi di Mina, oggi abbiamo Emma Marrone. Sanremo è Sanremo, cioè una vergogna.

 

Porta a porta

Altro che ospiti indecenti, il vero orrore è Bruno Vespa. L'avvoltoio della televisione italiana, dalle mani strofinanti e avide di notizie scabrose e informazioni inattendibili, non esita a ricorrere ai metodi più bassi pur di arricchire il proprio carnet di personaggi al limite della censura. Ciò su cui mi soffermerei è uno dei servizi, realizzato da Vespa, in cui il giornalista intervistò Giuseppe Salvatore Riina, figlio del Capo dei capi. La vergognosa operazione di Bruno Vespa fu quella di tentare la normalizzazione di una delle peggiori famiglie criminali italiane, facendo passare il giovane per un povero ragazzo senza colpe che (testuali parole) "non dà una carezza al padre dal 1993". Forse Vespa non sapeva degli otto anni di carcere già scontati dal ragazzo per associazioni mafiose. Più probabilmente se ne è infischiato pur di saltare agli occhi dell'opinione pubblica, facendosi beffe delle vittime di Totò Riina e portando a casa il soddisfacente risultato di ascolti. Un ottimo lavoro, non c'è che dire.

 

Ballando con le stelle

Ricettacolo di morti di fama e ospizio per vecchie glorie, lo show del sabato sera della sorridente Milly Carlucci e del piccolo Paolo Belli, vede una schiera di vip disposti a tutto sostenuta da mostri del ballo, criticati da mostruosi giudici. Dopo un paio di edizioni già poco credibili, il programma si è adeguato alla politica della Rai: ecco dunque una sfilata di casi umani, personaggi selezionati a tavolino da Milly e i suoi fidi compari, con lo scopo di toccare le corde più sensibili dell'animo degli spettatori. Peccato che troppe volte il patetismo si trasforma in grottesco e allora ci tocca vedere le protesi alle gambe di una delle vincitrici, Giusy Versace, volare in diretta (!!!). Se questa è una competizione di ballo, allora io sono un maestro di danza provetto.

 

Il commissario Montalbano

Come rovinare un programma di successo? Ovviamente replicandolo all’infinito ed usandolo come jolly in ogni occasione. C’è poco da dire: la Rai ha eletto Montalbano a tappabuchi d’eccellenza. Quando sugli altri canali va in onda un programma evento ecco comparire l’ennesima replica della prima puntata del povero commissario, che inizia ad esasperare anche Camilleri.  Se poi, come è successo, pure Luca Zingaretti tuona contro la Rai allora forse è il momento di cambiare strategia. O quanto meno canale.

  

Velvet 

Come si suol dire, il meglio l’ho lasciato per ultimo. La proposta di un serial di successo internazionale ha sicuramente graziato noi poveri spettatori dal doverci sorbire l’ennesima miniserie su un santo qualsiasi. Peccato che tale serie sia di una bruttezza allucinante. Scritta male e recitata peggio, Velvet è un distillato di stupidità e sciatteria, che fa tesoro di decenni di squallide telenovelas per riproporre all’infinto i soliti luoghi comuni e le consuete banalità di scrittura: amori impossibili, equivoci e misteri degni dei gialli della Settimana Enigmistica. Siamo sicuri che gli autori non abbiano origini italiane?

 

 

Ecco a voi il fiore all’occhiello di Mediaset e canale più visto d’Italia: non appena si schiaccia il tasto numero cinque del telecomando si viene catapultati nello spazio virtuale più decerebrato della televisione nostrana. Canale 5 è il buco nero che inghiotte qualsiasi cosa, il canale che spaccia la propria aria fritta per intrattenimento di alta qualità. Ecco i suoi sette fuoriclasse.

 

Amici

Maria De Filippi è la donna più furba del piccolo schermo. E lo è a tal punto, da gabbare ogni sabato sera milioni di italiani con il suo programma. Partita come una versione musicale di Uomini e donne, il format della De Filippi è stato capace di farsi passare per una vera fucina di talenti, sfornando cantanti e band di imbarazzante inettitudine (non ultimi i Kolors o il robusto Sergio), meteore senza arte né parte, spacciate per nuovi talenti della musica con l’ausilio della fedelissima RTL 102.5, sempre pronta a passare le loro canzoni.  Aggiungiamo poi “giudici” dal nome altisonante come Nek, Emma o J-Ax (!!!) e il cervello si spegnerà in automatico. Click.

 

Ciao Darwin

Qui siamo davvero al limite: lo show di Paolo Bonolis, giunto alla settima edizione, è ormai l’emblema dell’intrattenimento targato Mediaset. Ciao Darwin continua con decisione sulla strada del trash ad ogni costo e della risata di pancia, rincorrendo il soft porno e il consumo distratto da parte del pubblico. Oltre ad essere vuoto di qualsiasi idea, il programma incoraggia il voyeurismo più becero e Bonolis risulta grottesco nel suo fingersi colto e divertente di fronte ad una platea di gonzi da perculare senza ritegno, quando invece la sua è solo una crudele e sfacciata derisione dei poveri concorrenti, accuratamente selezionati per ridere (nemmeno alle loro spalle) dell’idiozia che li caratterizza. La conduzione poi, di cui Paolo fa compiaciuto sfoggio, ricorda la comicità di un Bombolo di fronte all’ironia di un Charlie Chaplin. Assolutamente patetici, lui e quel subumano di Laurenti.

 

Pomeriggio cinque

Barbara D’Urso, l’altra donna forte di Canale 5, è maestra nel trasformare la cronaca nera e le disgrazie in show. Tutto è approvato e lecito pur di alzare gli ascolti di un programma che non si fa scrupoli di ergersi a orrido tribunale popolare, grazie al quale è possibile introdursi morbosamente in famiglie devastate da lutti. Con tanto di proposte di confronto diretto in studio con i presunti aguzzini. Aberrante il caso in cui si scontrarono i parenti e il marito di Stefania Amalfi, trovata morta in casa in circostanze misteriose: il dialogo era sfociato in una feroce cagnara tra i genitori della donna e il marito, accusato di omicidio, con parole e imprecazioni irripetibili. In mezzo a tutto questo la brava D’Urso, eticamente spietata, fingeva di arginare il problema con un occhio agli ospiti e l’altro all’audience. Col cuore, s’intende.

 

Grande fratello

Di orwelliano, l’avvilente show condotto da un’inebetita Alessia Marcuzzi ha, per fortuna, solo il titolo. Il programma voyeuristico per eccellenza, che macina ascolti su ascolti, continua a catturare l’attenzione del pubblico, facendo credere di stare vedendo qualcosa di reale. Le telecamere riprendono per ventiquattro ore su ventiquattro il nulla più assoluto, un niente che continua ad essere il segreto del successo del programma (già pronto quest’inverno per un’edizione vip), con tanto di prima serata dove vengono intervistati gli opinionisti più autorevoli. E dunque ecco una domanda per Signorini: dove sono il gusto e l’intrattenimento nello spiare un gruppo di analfabeti in una casa?

 

Uomini e donne

Dove c’è Maria ci sono contenuti discutibili, eccone un’ulteriore prova. Il guilty pleasure più famoso della televisione italiana raccoglie schiere di affezionati che, quotidianamente, si appassionano ai finti amorazzi e alle traversie sentimentali dei manzi e delle bonazze che si appollaiano sul trono. A dare poi un tocco di pepe al tutto ci pensa la povera Tina Cipollari, animale da palcoscenico (anzi, animale e basta), consapevole oggetto di scherno che non esita a ridicolizzarsi in pubblico, diventando la protagonista di situazioni ultratrash (come i suoi orripilanti siparietti in costume). Il tutto viene ripetuto all’infinito per trecento giorni all’anno e con un seguito sempre più solido. Ennesimo colpo a segno, brava Maria.

 

Squadra antimafia

La risposta sul tema fiction di Canale 5 alla Rai è forte e chiara: voi adagiatevi sul buonismo, noi facciamo una televisione più cruda. Il problema sorge non tanto negli intenti quanto nella realizzazione: il livello degli sceneggiatori e registi delle due emittenti è, infatti, più o meno lo stesso. E quindi che cosa separa una Squadra antimafia da un Don Matteo? Solo qualche sparatoria e degli spruzzi di sangue. Per il resto nulla di nuovo all’orizzonte: attori cani (su tutti il monolitico Marco Bocci, fortunatamente cacciato), colpi di scena telefonati, eventi senza alcun mordente e al limite dell’idiozia, conditi con improbabili love story tra mafiosi e poliziotti. Inoltre, ormai da un paio di stagioni, la serie ha imparato a copiare se stessa, riproponendo le medesime situazioni ma a personaggi invertiti, così da risparmiare in tempo e denaro. Intanto la gente continua ad esaltarne l’originalità.

 

C’è posta per te

Da Amici a C’è posta per te, da Maria a Maria. Vi è un motivo se la regina di Mediaset e di questa imbarazzante lista è proprio lei: con i suoi tre cavalli di battaglia la De Filippi ha saputo e sa abbindolare con classe ed eleganza le menti degli italiani da ormai oltre dieci anni. Emblema dell’ascendente che esercita è il suo successo più longevo: C’è posta per te, con le derive di idiozia e i reiterati piagnistei dei partecipanti, ha acceso i cuori e spento i cervelli dell’italico popolo. Con l’invito, poi, delle peggio celebrità dello spettacolo e della politica ecco che un nuovo e sempiterno picco di share si profila all’orizzonte per l’unica e vera santa Maria nazionale.

 

 

  

Per concludere: spero sia chiaro l’intento provocatorio di questo post a tutti coloro che avranno la pazienza di leggerlo. Con tali critiche ho voluto rispondere a due esigenze personali: la prima di natura emotiva, perché l’ingiustizia che compiono tali emittenti nei confronti dei propri spettatori mi indigna come poche cose. Siccome ritengo che il segreto del successo di qualsiasi programma sia il suo pubblico, esso dovrebbe essere considerato sacro e stimolato cerebralmente, non ridotto a vegetale. Il secondo motivo riguarda la voglia di sfogarmi, perché nonostante questo post non abbia il benché minimo valore per apportare un cambiamento allo status quo delle cose, far sentire la propria voce è un dovere che spero condividerete con me.

Buona visione.

 

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Ultimi commenti

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  2. raffa47
    di raffa47

    La mia domanda è sempre , purtroppo , la stessa. Chi sono i furbi, i gonzi, gli ignoranti totali, i guardoni, e tutti quelli che ogni mattia, pomeriggio, sera e notte stanno là inchiodati a guardare le cretinate più orribili, serie che vengono riprotospe ogni sei mesi (almeno 26 puntate a cicilclo, oppure i dirigenti delle varie reti televisive nazionali o locali che con il NULLA riempiono le platea e si ingozzano di soldi di pubblicità e di sponsor ridistribuendoli ale escort, papponi, faccendieri ed ogni altra tipologia di questa gentaglia cheaffolla i porti con i loro supercabinati, le strade con le Ferrari e soprattutto ingrassano ogni minuto i sigmori della droga che li sostengono con la coca a fiumi. Solo loro gli intelligenti ed i furbi, sono loro i gattopardi pronti a cambiare le facciate purchè nulla cambi. Ed i milioni e miglioni di persone che stanno incollati a vedere all'infinito Beautiful o cosa ha fatto donna Francisca ? sono quelli che hanno lo stesso valoro del mio voto, anche se loro non pagano le tasse, hanno la mutua gratis, l'indennità di dissocupazione.
    Ed allora smettiamola di inveire contro i padrini delle tv che sanno il fatto loro. Basterebbe che PER UNA SOLA SETTINA nessuno guardasse gli ORRORI che ci proppinano per vedere cadere distrutto i castelli del NULLA. E' un sogno " ... tornate alle vostre rovine alle opere indegne delle arse officcine di un popolo morto che nome non ha " ( Manzoni). Afeliusque

  3. Utente rimosso (marcopolo30)
    di Utente rimosso (marcopolo30)

    Carrellata di programmi e personaggi a dir poco raccapricciante che rende però benissimo lo stato di salute della nostra tv e -di riflesso- della nostra società. Cascano le braccia, soprattutto per quel che riguarda la RAI, TV di stato la cui ragion d'esistere dovrebbe essere quella di educare e non far audience a tutti i costi.
    Un saluto e grazie per il bel post,
    Marco

    1. Stanley42
      di Stanley42

      Mi sembrava giusto dare un'idea dello stato della nostra televisione. Il brutto è che, secondo me, andrà sempre peggio...
      Ciao e grazie!

  4. Utente rimosso (Andrews932) 1724
    di Utente rimosso (Andrews932) 1724

    Il problema è che anche i giovani ormai si stanno adeguando a questi palinsesti schifosi. Conosco molti amici e conoscenti che guardano questi programmi. Ragazze 20enni che condividono continuamente le pic di Cipollari con la sua battuta "No Maria, io esco" (che c'è di divertente?), ragazzi che parlano di cos'è successo la sera precedenti a squadra antimafia. E se gli chiedo perchè guardano quella roba è esattamente come hai scritto, "per spegnere il cervello". Mi preoccupa poi il fatto che ormai si vedano "Porta a Porta" e "Quarto grado" (un altro post sui programmi degli altri canali ci starebbe) e se gli chiedo perchè, mi rispondono che non dovrei stare fuori dal mondo e che è bene guardare certi programmi per informarsi e tenersi aggiornato.
    Io ormai quindi penso che è vero che il nostro paese è "vecchio"...ma è "vecchio dentro". Cresciamo con questa cultura vecchia e i palinsesti agiscono di conseguenza. Da quant'è che ormai non cambiano? Il tempo per la nascita di una nuova generazione c'è stato...eppure eccoli ancora li, in tutta la loro bruttezza.
    Comunque, complimenti per il post, e ho approfittato anch'io di sfogarmi un pò. Ormai non guardo generalisti da non so quanto tempo (eccetto il calcio, di cui sono appassionato), e spero che più gente segua il mio esempio. Ma purtroppo mi sono reso conto che rappresento una minoranza.

    1. Stanley42
      di Stanley42

      Quando si renderanno conto della pochezza delle loro visioni sarà troppo tardi per rimediare.
      Ciao e grazie!

  5. Baliverna
    di Baliverna

    Sono d'accordo. Per questo, quanto a me, ruppi il mio rapporto con la televisione nei primi anni '90, quando cominciò a diventare insopportabile. Nel senso che da allora non guardo più niente in diretta, se non qualche telegiornale ogni tanto. Guardo solo roba registrata. Di solito si tratta di film trasmessi in orari poco o nulla frequentati. Quando mi guardo alle 9 di sera un bel film trasmesso magari dai famigerati Rai 1 e Canale 5 alle 3 di notte, penso tra me e me: to', vi ho fregati, volevate che io guardassi i vostri varietà scemi e le vostre fiction piatte? Invece ho guardato quello che avete trasmesso alle 3 di notte, e senza pubblicità. Lo scansarli è ancora più evidente quando mi guardo un dvd originale. Conosco tanta gente che continua a guardarli, nonostante se ne lamenti. L'unica lingua che capiscono è lo spegnere la tv quando vorrebbero che tutti guardassimo. Solo così cambierà qualcosa. Un saluto.

    1. Stanley42
      di Stanley42

      Mi pare di capire che anche tu sei un fan di "Fuori orario". Se è così siamo in due :)
      Ciao!

    2. Baliverna
      di Baliverna

      In effetti, siamo in due. Ciao.

  6. SatanettoReDelCinema
    di SatanettoReDelCinema

    Condivido in tutto e appoggio il post.
    Per quel che mi riguarda posso dire che ad oggi la televisione che ho a casa mia serve solo come ornamento, o al limite per riprodurre qualche DVD...

    1. Stanley42
      di Stanley42

      Mai utilizzo fu più giusto, vista l'offerta televisiva di questi tempi...

    2. Utente rimosso (marcopolo30)
      di Utente rimosso (marcopolo30)

      Peccato solo che i televisori moderni son tutti a schermo piatto, quelli col catodo potevano invece essere svuotati e trasformati in accoglienti fioriere...

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