Il quinto giorno di proiezioni a #Venezia73 propone due titoli per il Concorso: The Distinguished Citizen di Mariano Cohn e Gaston Duprat e The Untamed di Amat Escalante.
The Distinguished Citizen racconta la storia dello scrittore argentino Daniel Mantivani, che vive in Europa da trent’anni ed è famoso per aver vinto il Premio Nobel per la letteratura. I suoi romanzi ritraggono la vita di Salas, il paesino in cui è cresciuto e dove non è mai più tornato da quando era ragazzo. L’amministrazione locale di Salas lo invita per conferirgli il più alto riconoscimento del paese: la medaglia per il Cittadino Illustre. Il viaggio prefigura un ritorno trionfante al paese natale, un viaggio nel passato per incontrare di nuovo gli amici, gli amori e i paesaggi della giovinezza, ma soprattutto un viaggio nel cuore stesso della scrittura di Mantovani, nella fonte della sua ispirazione. Una volta lì, lo scrittore confermerà tanto le affinità che lo legano a Salas, quanto le assolute differenze che lo trasformeranno rapidamente in un elemento estraneo e di disturbo per la vita del paese. La calorosa accoglienza dei compaesani scomparirà con il crescere delle controversie, raggiungendo un punto di non ritorno che rivelerà due visioni incompatibili del mondo.
Spiegano i registi: “The Distinguished Citizen affronta diversi temi contemporanei. Uno di questi è il rifiuto del punto di vista esterno e critico che il protagonista, uno scrittore che ha vissuto all’estero per decenni, rappresenta per i suoi conterranei e per la loro posizione nazionalistica. Per questo scrittore cosmopolita lo stile di vita tranquillo e l’esaltazione degli usi locali propri del suo paese natale sottintendono una società che rifiuta ogni idea di progresso. A tale conflitto si aggiunge quella sorta di ferita aperta nell’orgoglio dell’Argentina, paese di grandi scrittori che però non hanno mai vinto il Premio Nobel per la letteratura. Il film salda il debito per mezzo del protagonista Mantovani, che ottiene il premio che fu per anni negato a Jorge Luis Borges”.
Con The Untamed, invece, Amat Escalante segue le vicende della famiglia di Alejandra, giovane madre lavoratrice, cresce due figli insieme al marito, Ángel, in una piccola città messicana. Suo fratello Fabian è infermiere nell’ospedale del luogo. La loro vita di provincia è sconvolta dall’arrivo della misteriosa Veronica. Sesso e amore possono essere molto fragili in talune regioni in cui esistono forti valori familiari, ipocrisia, omofobia e maschilismo. Veronica convince queste persone che nel vicino bosco, in una capanna isolata, c’è qualcosa che non appartiene al mondo terrestre e che potrebbe essere la risposta ai loro problemi. Qualcosa alla cui forza essi non sanno resistere e che devono subire per non scatenarne l’ira.
Osserva Escalante: “Il film è una visione della lotta per conquistare l’indipendenza da parte di una giovane donna nata e cresciuta in una cultura fortemente maschilista, misogina e omofobica. L’ispirazione e le idee di questo progetto mi sono venute quando, nella mia città di Guanajuato, in Messico, ho letto un titolo di giornale che diceva: “Hanno annegato un piccolo frocio”. Si trattava di un infermiere che lavorava in un ospedale pubblico e, sebbene avesse dedicato la vita a servire la gente, veniva ricordato ai lettori del giornale soltanto come “un piccolo frocio”. Questo titolo è all’origine di The Untamed. Alla storia ho aggiunto l’aspetto fantastico/ horror di una “creatura” per dare una rappresentazione simbolica dell’ambigua complessità dell’Es, fonte delle nostre necessità corporali, delle nostre esigenze, desideri e impulsi, soprattutto delle nostre pulsioni sessuali e aggressive.
Ho girato gran parte dei miei film a Guanjuato, dove sono cresciuto e ho vissuto quasi tutta l’esistenza. So quanto sia conservatrice l’area, attaccata a valori e a tradizioni cristiane che rendono la città la più cattolica del Messico. Cerco però di non giudicare le azioni dei miei personaggi: ognuno può essere considerato vittima delle circostanze. Anche chi sembra cattivo, è solo spaventato di confrontarsi con il proprio io”.
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Spira mirabilis - Recensione di Spaggy
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